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Gregorio Botta da Atipografia mette in scena una mostra che è un inno alla rinascita
Mostre
Ad Arzignano, nel cuore del Veneto, esiste un luogo unico, dove passato e presente si fondono armoniosamente. Un’antica tipografia, oggi completamente riconvertita in uno spazio dedicato all’esposizione e alla promozione dell’arte contemporanea. Trasformata e restaurata dallo studio AMAA, Atipografia ha riaperto al pubblico nel maggio 2022, affermandosi fin da subito come una realtà solida e un punto di riferimento per gli appassionati d’arte contemporanea nel Nord-Est italiano. Da allora, ha ospitato numerosi progetti dedicati ad artisti di diverse generazioni e provenienze geografiche, da Arcangelo Sassolino a Piero Fogliati, fino al giovane Tarcisio Veloso. Fondata e diretta da Elena Dal Molin, la galleria ha recentemente inaugurato una mostra personale dedicata a Gregorio Botta (Napoli, 1953).
Entrando negli spazi completamente rinnovati, è ancora possibile cogliere tracce del passato: gli imponenti mobili in legno che un tempo custodivano i caratteri tipografici, le tubature e i possenti muri in pietra raccontano la storia del luogo, creando un dialogo suggestivo con il presente. Oggi, in occasione della monografica Disgelo, all’interno del sito sono installate le opere di Botta, perfettamente integrate con l’ambiente circostante. Fino al 24 aprile, infatti, l’antica tipografia di Arzignano ospiterà una corposa selezione di lavori dell’artista napoletano, quasi tutti inediti e realizzati appositamente per l’occasione.

Disgelo esprime al meglio la poetica del suoi lavoro. Tale termine, infatti indica un momento sospeso, carico di attesa, in cui qualcosa sta per accadere. Può essere una rivelazione, un cambiamento o la rinascita stessa della natura. Un titolo che si riflette già nelle prime opere in mostra, come Aprile II, una scultura composta da una lastra di alabastro che imprigiona un ramo di capelvenere sotto il quale scorre dell’acqua. Le trasparenze dell’alabastro lasciano intravedere le foglioline imprigionate come uno strato di ghiaccio che svela la natura pronta a rifiorire con tutta la sua forza. La scultura dialoga in perfetta armonia con un video, pensato appositamente per questa esposizione, che riproduce ciclicamente immagini tratte da cascate, dettagli di zampilli d’acqua, schizzi, schiuma e onde, i cui suoni si propagano per tutta la galleria e accompagnano nella visita.
L’acqua, intesa come elemento simbolico, ritorna anche in Angelo sorgivo: una piccola casa realizzata interamente in cera, dalla quale, attraverso una fessura, si può osservare una piccola sorgente. Questo tema è presente anche nella più emblematica Each second is the last, realizzata nel 2020 in omaggio alla poetessa statunitense Emily Dickinson. Si tratta di una scultura-sorgente: una lastra di cera sulla quale l’artista incide i versi della poetessa, da cui sgorgano rivoli d’acqua. Trovarsi di fronte a quest’opera è un’esperienza intensa e affascinante. L’acqua che affiora e scorre sulla cera evoca il fragile confine tra presenza e dissolvenza, tra permanenza e oblio. Richiama immagini potenti e universali: una ferita pulsante che non si rimargina, una lacrima che solca il viso, il respiro del tempo che scorre inarrestabile. È un’opera che invita alla riflessione e che non lascerà indifferenti gli spettatori della mostra.

Molte delle opere accolgono e rievocano un desiderio profondo di vita e rinascita. L’energia vitale si manifesta attraverso la forza propulsiva dell’acqua, ma ancor più attraverso il soffio impalpabile del vento, che anima delicatamente alcune creazioni. In Non ancora, un libro dalle pagine completamente bianche, prive di qualsiasi segno, è costantemente mosso da un alito di vento. Le pagine si aprono e si dispiegano davanti allo sguardo dello spettatore, come in attesa di essere riempite di parole, pensieri e ricordi.
Una sensazione simile si percepisce nella serie dei Velari, sudari impalpabili composti da strati di lino sovrapposti, posizionati all’interno di leggere strutture di ferro. Queste tele, fragili ed eteree, si muovono al minimo soffio d’aria, evocando un respiro silenzioso, una presenza sospesa tra materia e assenza.

Come si è visto, la cera è un altro elemento distintivo del suo lavoro. Questo materiale, impiegato più volte, ha un valore archetipico. Botta si avvicina all’uso di tale materiale già negli anni della sua formazione accademica, avvenuta a Roma presso l’Accademia di Belle Arti sotto la supervisione di Toti Scialoja. La natura, l’acqua, la cera, così come il ferro, la roccia e l’alabastro, rappresentano gli elementi e i materiali che compongono il lessico espressivo dell’artista, il quale li impiega di volta in volta in forme semplici, quasi minimaliste. Il risultato non si limita alle sole sculture, ma comprende anche una serie di opere a parete. Si tratta di lavori, come la serie Disgelo, realizzata utilizzando carta di riso, cera ed elementi naturali, che non possono essere considerati dipinti o quadri nel senso tradizionale del termine, poiché è evidente l’approccio scultoreo con cui sono concepiti e realizzati.

In fondo all’ampia stanza è stata La danse, una suggestiva scultura mobile realizzata nel 2024. L’opera può essere percepita come una poetica riflessione sul rapporto di coppia, offrendo ai visitatori un’interpretazione visiva dell’evoluzione e dell’armonia tra due esseri. Due corpi in movimento, sospesi nello spazio, tracciano orbite circolari che inizialmente sembrano indipendenti e disconnesse. Con il passare del tempo, però, questi percorsi si sincronizzano, rivelando momenti di incontro e fusione. Un pas de deux, scandito da un ritmo costante e fluido, che ci suggerisce il delicato equilibrio tra individualità e unione, distanza e contatto. L’opera, grazie alla sua dinamicità e al gioco di luci e ombre proiettate sul pavimento, coinvolge lo spettatore in un’esperienza ipnotica, quasi meditativa. Il movimento perpetuo delle due lastre di vetro, che sorreggono delle coppe di cera e delle piccole rocce, sembra raccontare una storia senza fine, lasciando spazio all’interpretazione personale di chi osserva. La danse invita alla riflessione sulle dinamiche delle relazioni umane, sulla loro continua trasformazione e sulla bellezza dell’incontro.
La mostra Disgelo offre un’opportunità unica per scoprire il lavoro di Gregorio Botta e approfondire la sua poetica. Al contempo, rappresenta un’occasione imperdibile per esplorare un luogo di straordinaria suggestione, ideale per chi non l’avesse ancora visitato. Il dialogo tra queste opere e lo spazio espositivo arricchisce ulteriormente l’esperienza, rendendola particolarmente consigliata.















