-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Con lo sguardo malinconicamente rivolto verso il basso e l’aspide tra le dita, la Cleopatra di Artemisia Gentileschi ha conquistato Firenze. Durante l’asta di Dipinti Antichi di Pandolfini, l’opera che ritrae la regina d’Egitto è stata aggiudicata per € 595.600 (incluse le commissioni), oltre le stime degli esperti che si aggiravano tra i € 130.000 e i € 150.000. Un risultato importante, che conferma il crescente interesse del mercato per l’artista. Il dipinto – un olio su tela di 73×74 cm – è stato eseguito a Napoli tra la fine degli anni Trenta e l’inizio dei Quaranta del 1600. La composizione è semplice, ma carica di tensione: Cleopatra è ritratta a mezzo busto, con la testa reclinata e un’espressione trattenuta, tra dolore e volontà. «Bella e malinconica», come racconta Maria Cristina Terzaghi nel catalogo di Pandolfini, sottolineando la sensualità della giovane donna e l’eroismo della regina.
La luce calda, le pennellate dense, la struttura diagonale del corpo sono la cifra stilistica di Artemisia: Cleopatra è concentrata sulla scelta che determina l’affermazione della sua volontà. L’aspide, tenuto tra le mani, non è solo strumento narrativo ma il simbolo di una azione consapevole; ed è proprio in questa scena si gioca tutto il pathos del quadro, che non rappresenta la morte ma la scelta drammatica della regina. Non mancano i rimandi interni all’opera dell’artista. Suggerisce ancora il catalogo di Pandolfini: da un confronto con una Maddalena penitente eseguita dalla stessa mano, e oggi in Collezione Robilant + Voena, si nota grazie all’ausilio dei raggi X che sotto al teschio della donna si celava proprio un serpente. Si può perciò ipotizzare che la tela, raffigurante la santa, all’inizio fosse stata concepita per ritrarre la celebre amante di Giulio Cesare. Cambia l’attributo, cambia il soggetto, ma resta la stessa struttura. Infatti, «dal punto di vista iconografico» scrive Terzaghi, «le due opere appaiono assolutamente gemelle e sovrapponibili finanche nella posa delle mani che accarezzano gli elementi che ne differenziano la lettura iconografica: l’aspide e il teschio. Altro dettaglio», continua poi la storica dell’arte, «che sottolinea la diversa iconografia sono le perle nei capelli della regina, assenti in quelli della santa penitente». Al netto di queste minime varianti, comunque, le opere non sono identiche, infatti Artemisia varia, trasforma, ma non replica mai.

Oltre a Cleopatra, top lot indiscusso della tornata, anche altri dipinti della vendita hanno fatto registrare ottimi risultati alla casa d’aste: una scena di genere del Maestro degli Armenti (lotto 30) ha raggiunto i € 75.600 mentre un San Giovanni Battista di Filippo Tarchiani (lotto 9) è stato venduto a € 57.960. Bene anche il gotico veneziano di Jacobello del Fiore, con una Madonna dell’Umiltà (lotto 46) a € 56.700, e una Madonna Addolorata attribuita a Guercino (lotto 27), passata di mano a € 44.100.
Con questa vendita, Artemisia Gentileschi torna a far parlare di sè con un’aggiudicazione che non stupisce, ma conferma l’attenzione dei collezionisti; infatti, la pittrice romana è ormai da anni al centro di una rilettura profonda, e ogni sua tela – quando autentica, intatta e storicamente fondata – diventa evento. E questa Cleopatra, già riconosciuta da Raffaello Causa nel 1975 e protagonista di due mostre internazionali a Parigi e Pisa, è tutto questo: evento, icona e, da oggi, anche record d’artista per la maison fiorentina.














