12 luglio 2025

Da Torino a New York, l’archivio vivente di CAMERA e ICP

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Fino al 14 settembre 2025 la project room di CAMERA Centro Italiano della Fotografia si trasforma in un archivio vivente che celebra i 10 anni dell’Intensive Program in Visual Storytelling realizzato in collaborazione con l’International Center of Photography (ICP) di New York

Installation views,CAMERA meets ICP. Un archivio vivente, CAMERA-Centro Italiano per la FotografiaPh. Enrico Turinetto

Un archivio si può definire vivente quando le informazioni che custodisce sono istantanee del tempo che scorre. Assolve il proprio compito se è aperto e consultabile, capace di raccontare e tramandare momenti, storie, tradizioni. Si può definire dinamico se i suoi dati possono essere interpretati in una molteplicità di visioni e riorganizzati in nuove direzioni. È  da questo punto di partenza che nasce la mostra CAMERA meets ICP. Un archivio vivente, un progetto a cura di cura di Cristina Araimo, Barbara Bergaglio e Giangavino Pazzola che celebra i 10 anni di un programma intensivo in visual storytelling, nato con l’International Center of Photography di New York, un’istituzione d’eccellenza con una forte tradizione, fondata da Cornel Capa nel 1974. 

Installation views,CAMERA meets ICP. Un archivio vivente, CAMERA-Centro Italiano per la FotografiaPh. Enrico Turinetto

Insieme a CAMERA, ogni estate un gruppo di talentuosi fotografi da tutto il mondo, si incontra a Torino e diventa una classe di studenti guidata dai docenti dell’ICP. Ognuno di loro, seguendo la propria inclinazione, approfondisce la pratica della fotografia documentaria contemporanea. 

Negli ultimi 10 anni, oltre 200 studenti hanno partecipato al programma, dando vita ad un archivio visivo della città con oltre 10.000 immagini, documentando Torino e i suoi cambiamenti. La mostra CAMERA meets ICP propone una selezione di questo archivio fotografico, proiettando 300 immagini salienti. Gli stessi scatti, presentati anche sotto forma di cartoline, sono resi a disposizione del pubblico e suddivisi all’interno di un archivio fisico per ciascuno dei 10 anni del progetto. Le fotografie dell’edizione 2025, attualmente in corso dai primi giorni di luglio, sono restituite in diretta, caricate in un piccolo schermo installato all’interno dell’archivio fisico, in continuo aggiornamento.

Installation views,CAMERA meets ICP. Un archivio vivente, CAMERA-Centro Italiano per la FotografiaPh. Enrico Turinetto

La mostra da CAMERA coniuga l’aspetto estetico con quello formativo, mostrando l’evoluzione del percorso completo dei fotografi che hanno partecipato all’intero ciclo del programma intensivo, il corso intensivo da CAMERA e il One Year Certificate Program a New York. Una parte della mostra dedica un focus ad una ulteriore selezione di 42 scatti ideati da Lucia Buricelli, Nastassia Kantorowicz Torres, Gianluca Lanciai, Ashima Yasava, Deka Mohamed, Andrés Altamirano e Iva Sidash. Sette fotografi per sette progetti distinti e indipendenti, ognuno con la propria narrativa. All’interno della cornice nera è racchiusa una fotografia che rappresenta l’inizio del percorso di studio, un’immagine simbolica da cui, in qualche modo, ha preso avvio un nuovo capitolo della propria storia professionale fotografica.

All’inizio del percorso intensivo di studio Lucia Buricelli (Venezia, 1994) ha intrapreso una ricerca che l’ha condotta a fotografare i dettagli degli elementi architettonici più particolari degli edifici di Torino. Con il tempo e con la pratica, il suo sguardo ha trovato una nuova area di interesse singolare, focalizzandosi sull’osservazione degli animali in situazioni ironiche o contraddittore nei contesti urbani. I suoi scatti, divertenti e originali, restituiscono un substrato dinamico del regno animale metropolitano.

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Iva Sidash (Ucraina, 1995), presenta La casa di One Slipper (2024), affrontando il delicato tema dei veterani di guerra in Ucraina. La sua fotografia, documentaria e umanitaria, si concentra sulle ferite riportate da un popolo costretto a sopravvivere in un paese diventato un campo di battaglia. I suoi soggetti sono ritratti in intimi momenti di raccoglimento, lasciando trasparire il peso fisico ed emotivo di un’esperienza che ha cambiato definitivamente la loro vita. Le fotografie hanno un alone di luce soffusa, ammorbidite da un effetto romantico e struggente che sembra cercare di dare sollievo al dolore della sua gente.

Anche Nastassia Kantorowicz Torre, con il progetto Non puoi smettere di spazzare casa solo perché è in ristrutturazione (2022-in corso), affronta il tema della guerra. La serie fotografica riporta l’attività di sminamento del territorio ucraino, seguendo con un’attenzione foto-giornalistica l’impegno del personale addestrato dalla ONG britannico-statunitense Prevail Together, per la bonifica degli ordigni esplosivi. Lo sguardo di Nastassia Kantorowicz Torre segue i volontari, dal lavoro sul campo alla vita familiare. Bastano pochi e potenti scatti per testimoniare le conseguenze del conflitto bellico e per esaltare il coraggio di uomini e donne impegnati nella causa di ripristino dei territori danneggiati. Il suo lavoro di reportage è stato realizzato con il supporto dell’iniziativa Women on the Ground: Reporting from Ukraine’s Unseen Frontlines della International Women’s Media Foundation, in collaborazione con la Howard G. Buffet Foundation.

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Con Tejedoras (2025), il fotografo originario delle Ande ecuadoriane Andrés Altamirano cattura un universo femminile di tessitrici. Ritratte nelle periferie di di New York come dee contemporanee, le donne provenienti dal Guatemala, Perù ed Ecuador, diventano testimoni delle contraddizioni della cultura occidentale capitalistica nell’accogliere l’antica tradizione andina. Le sue fotografie raccontano la migrazione e l’illusione di una vita migliore. Le protagoniste dei suoi scatti, avvolte dai tessuti pigmentati delle loro terre d’origine, cercano di ritrovare una propria dimensione negli Stati Uniti, in bilico tra il desiderio di preservare la memoria delle proprie radici e la necessità di integrarsi nel nuovo sistema. Le tessitrici di Andrés Altamirano, nell’atto della creazione dei manufatti tradizionali, sembrano intrecciare memoria e presente, tessendo un nuovo futuro in una pratica che diventa resistenza.

Continuando sul tema dell’identità, il progetto Vita ir-regolare di Deka Mohamed (Torino, 1994), riflette anch’esso l’incontro di due culture differenti, quella italiana e quella somala. Partendo da una particolare fotografia in cui la propria immagine sembra frammentata in due parti distinte, incapaci di fondersi insieme, procede con un racconto visivo catartico in cui indaga le proprie origini attingendo ad album di famiglia e materiali d’archivio.

Installation views,CAMERA meets ICP. Un archivio vivente, CAMERA-Centro Italiano per la FotografiaPh. Enrico Turinetto

Spostando nuovamente lo sguardo oltre oceano, Gianluca Lanciai, documenta e racconta le condizioni di degrado di The Hole, un’area liminale di New York tra Brooklyn e Queens. Poco distante da uno dei centri economici più potenti al mondo, la zona desolata appare come una grande discarica a cielo aperto. Gioielli del Buco (2022-2023) mostra l’altra faccia della medaglia di una delle più grandi metropoli al mondo, documentando l’emergenza sanitaria e sociale di questo quartiere in cui tra strade deserte e carcasse di veicoli si respira un’aria post apocalittica.

Infine Ashima Yadava in Cortile anteriore 2020-2023 dà vita ad un progetto nato durante il lockdown. Se in un primo momento i suoi scatti sembrano raccontare silenziosi momenti di intimità e affetto, la sua ricerca acquisisce maggiore identità, approfondendo il legame familiare. Le sue fotografie non si limitano a ritrarre l’unione affettiva di persone, ma diventano una stratificazione di pensieri e gesti, realizzati attraverso la pratica pittorica. Ashima Yadava consegna le immagini ai soggetti ritratti, invitandoli a colorare e disegnare sopra le proprie fantasie.

La mostra si conclude con un grande grafico a parete che riassume tutte le edizioni del programma intensivo di visual storytelling. La rappresentazione dei dati si profila come una sorta di fotografia intenta ad oggettivare i temi, i luoghi e i paesi di provenienza dei fotografi coinvolti nel progetto. CAMERA meets ICP. Un archivio vivente, offre al pubblico un importante documento capace di restituire lo spaccato socio-culturale e i cambiamenti della città di Torino dell’ultimo decennio, osservati e registrati da giovani e talentuosi fotografi.

Installation views,CAMERA meets ICP. Un archivio vivente, CAMERA-Centro Italiano per la FotografiaPh. Enrico Turinetto

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