-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Dal verso alla fotografia, Donatella Donatelli traduce in immagine Dante e Leopardi
Fotografia
di redazione
Il dialogo fra passato e presente è, nell’arte, un tema più complesso di quanto sembri. Un bagaglio culturale importante come quello che, inevitabilmente, portiamo con noi, è zavorra o patrimonio? Culla della civiltà, l’Italia impone agli artisti riferimenti da cui non ci si può sottrarre. Partendo da questo assunto, Donatella Donatelli ha affrontato due “grandi” del panorama letterario italiano e mondiale, Dante Alighieri e Giacomo Leopardi, attraverso un progetto fotografico che mira a offrire uno sguardo nuovo sui due autori e sulla loro opera.
Presentata per la prima volta al Museo Irpino di Avellino, la mostra intitolata semplicemente Dante+Leopardi si compone di 15 scatti e tre opere video in cui l’autrice predilige ritratti idealizzati dai forti contrasti cromatici – il bianco e il nero, combinati ai toni del verde e del rosso – e da un uso complesso del simbolismo.
Nella sua azione di traslazione da un linguaggio, quello poetico, all’altro, quello fotografico, Donatelli compie un lavoro che non è di traduzione, bensì di interpretazione e sintesi assoluta. Il filtro utilizzato è quello del contemporaneo: nel suo fitto simbolismo fatto di pose, piccoli oggetti da lei creati, accostamenti cromatici l’artista suggerisce un dialogo iconografico che pone lo spettatore nel ruolo attivo di interpretazione. Dell’opera di Dante e Leopardi Donatelli prende l’assoluto, l’unità di misura, l’elemento cardine su cui si costruisce la loro poetica per farsi ponte con lo spettatore.

«Ho affrontato il confronto con Dante e Leopardi vincendo un atavico timore reverenziale – racconta l’artista – Credo sia questo il passaggio più difficile, eppure necessario. Ciò che è venuto dopo è stato un percorso in discesa: ho goduto di ogni verso, ne ho assaporato la metrica. Ho quindi costruito una mia metrica visiva. Fatta di immagini che però ho voluto rendere “fisiche”. Alcune opere hanno infatti delle parti in rilievo che è possibile percepire al tatto. Dal suono della parola all’immagine, dall’immagine alla sensazione fisica: questi versi immortali non hanno una forma ma le abitano tutte».
Dontatella Donatelli non è alla ricerca, dunque, di una didascalia visiva: l’artista si allontana dalla fotografia documentaria per approdare ad una fotografia concettuale in cui il referente poetico è costantemente evocato ma mai esplicitato. La scelta di fondere Dante e Leopardi in un unico corpus iconografico non è casuale. «Entrambi gli autori riflettono sul destino umano, sulla sofferenza sulla tensione verso l’assoluto. Donatelli coglie questa affinità di sguardo e la restituisce mediante composizioni rigorose, sospese tra il sacro e il tragico, l’eterno e il contingente», spiega la curatrice del progetto, Chiara Reale.

Ad amplificare il concetto di contemporaneità – o, per meglio dire, di atemporalità – dell’opera di Dante e Leopardi tre opere video, di cui una creata con l’utilizzo dell’intelligenza artificiale. «Mi piace sperimentare – conclude Donatelli – il mio medium di elezione è la fotografia ma non mi sono mai fermato ad esso. Sto infatti lavorando, con l’opera video, anche con la performance. Il mio modo di fare arte è sempre molto fisico».

Durante il corso della mostra, visitabile fino al 6 settembre, sono previste visite guidate, percorsi dedicati a persone diversamente abili, reading letterari e musicali. Il 4 settembre 2025 sarà inoltre presentato il catalogo della mostra, edito da Il Papavero, con testi di Chiara Reale e Generoso Picone.














