29 luglio 2025

La Tate Modern apre di sera: il museo londinese incontra la vita dei giovani

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Il museo d’arte moderna più visitato al mondo vuole attrarre ancora più visitatori e prolunga l’orario nel fine settimana: una scelta per incentivare i giovani. E cercare di rimediare al deficit di bilancio

Tate Modern

La Tate Modern di Londra ha annunciato che, a partire dal 26 settembre 2025, prolungherà i suoi orari di apertura fino alle 21, ogni venerdì e sabato, offrendo accesso serale gratuito alle sue collezioni permanenti e prolungando l’orizzonte dell’esperienza culturale nella capitale britannica. La decisione è stata presa sull’onda del grande riscontro ottenuto dal weekend di festeggiamenti organizzati per i 25 anni del museo, quando oltre 76mila persone hanno affollato le sale della galleria, con il 70% dei visitatori under 35. Segno tangibile di un museo vivo, capace di dialogare con pubblici trasversali.

A spingere verso l’estensione degli orari è anche il successo travolgente dei Tate Modern Lates, eventi notturni che si tengono l’ultimo venerdì del mese dal 2016, organizzati in partnership con il brand Uniqlo. In meno di un decennio, questi appuntamenti hanno attirato oltre 750mila partecipanti, tra performance, talk, laboratori, proiezioni e dj set. Celebre il sold out della serata curata dalla rapper Little Simz nell’agosto 2024, con più di 18mila visitatori in una sola notte.

«Le serate della Tate sono diventate un punto fermo della vita notturna londinese. C’è una forte domanda di arte fuori dagli orari tradizionali, specialmente tra i giovani che vogliono vivere pienamente la propria città», ha sottolineato Karin Hindsbo, che dal 2023 è la direttrice del museo.

Con l’estensione degli orari anche le mostre temporanee saranno accessibili in fascia serale. Tra gli eventi in programma, la mostra dell’artista coreano Do Ho SuhWalk the House, che presenta, tra l’altro, una serie di suggestive installazioni immersive e sarà visitabile fino al 26 ottobre, e la collettiva Nigerian Modernism, in apertura l’8 ottobre, saranno al centro delle prossime edizioni dei Tate Lates. Parallelamente, il cinema Starr ospiterà proiezioni e dibattiti, come la rassegna dedicata al femminismo degli anni Ottanta, il 30 luglio, e gli incontri con artisti come Yinka Shonibare, in calendario il 9 ottobre. Persino il bar del museo, Corner, parteciperà con workshop serali incentrati sulla cultura gastronomica globale.

Il successo del Tate Collective, iniziativa dedicata alle persone con fascia d’età tra i 16 e i 25 anni, dimostra quanto questa apertura sia tutt’altro che simbolica, con oltre 180mila iscritti, è oggi il più grande programma giovanile d’arte al mondo. Biglietti a 5 sterline (poco più di 5 euro), sconti nei bookshop e nei caffè e, soprattutto, l’idea di un museo come luogo abitabile anche in orari inconsueti.

In un momento in cui la Tate ha affrontato tagli significativi al personale – il 7% solo nel 2024 – questa vocazione inclusiva potrebbe sembrare paradossale ma la spinta a generare nuove entrate attraverso l’apertura prolungata mira a riequilibrare i costi. Sei mesi fa, infatti, la Tate ha annunciato un deficit di bilancio per il 2024-25. Secondo alcuni membri del board del museo, la causa principale della difficile situazione finanziaria sarebbe dovuta alla programmazione curatoriale, responsabile di un calo del numero di visitatori negli ultimi anni e, di conseguenza, delle entrate derivanti da mostre a pagamento, ristorazione e negozi – visto che le collezioni permanenti sono aperte al pubblico gratuitamente.

Non che la Tate Modern sia un museo poco visitato: con punte di 5 milioni e mezzo di visitatori all’anno, si tratta pur sempre del museo d’arte moderna più visitato al mondo e al quinto posto nella classifica generale, dietro al Louvre, ai Musei Vaticani, al British Museum e al Metropolitan Museum of Art di New York. Ma, evidentemente, la scala stessa del successo non solo non basta più a garantire l’autosufficienza ma impone nuovi equilibri e per un colosso come la Tate diventa necessario ripensare i propri modelli di gestione.

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