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Addio a Luisa Laureati, morta la storica gallerista protagonista della scena intellettuale romana
Personaggi
di redazione
Gallerista, intellettuale, raffinata tessitrice di relazioni nel dialogo tra arte e letteratura, Luisa Laureati è morta nella notte tra il 3 e il 4 agosto nella sua casa nel quartiere del Ghetto a Roma. Aveva 86 anni. Legata in particolare alla storica Galleria dell’Oca, che ha guidato per quasi quattro decenni, dai ’60 alla prima decade dei duemila, Laureati è stata una figura discreta e colta nel panorama delle gallerie d’arte contemporanea, con la sua capacità di creare spazi di incontro sempre con dedizione e determinazione, più interessata all’opera che alla retorica, più al pensiero che alla mondanità.

Nata nel 1939 a Dire Daua, in Etiopia, tornò in Italia già da bambina insieme alla famiglia. «Nel gennaio del 1950 alla galleria Il Secolo si inaugurò la mostra di Giuseppe Capogrossi con un catalogo in collaborazione con la galleria il Cavallino di Carlo Cardazzo e un saggio critico di Corrado Cagli», così la stessa Luisa Laureati, in una nostra intervista, ci raccontava il suo primissimo approccio con l’arte: «Vidi dei grandi quadri con dei forconi quasi tutti neri, forse alcuni rossi. Portavo il mio primo vestito con le maniche al gomito, segno che ero diventata grande perché avevo 11 anni. Molti anni più tardi avevo come compagna di scuola Beatrice Capogrossi, la prima figlia di Capogrossi. Bellissima, ma vaga e somara come me: facemmo insieme un esame di riparazione e andai a studiare nello studio-casa loro a via delle Terme Deciane. Lì per la prima volta vidi una donna bella e completamente nuda, Costanza Menney, mamma di Beatrice e moglie di Giuseppe, pittrice con poca fortuna. Anni prima Costanza era stata follemente innamorata di Corrado, e si raccontava che fosse apparsa nel suo studio avvolta in una pelliccia di leopardo anche allora sotto nuda, ma…purtroppo invano! Corrado amava molto le donne ma non era interessato a quel tipo di fisicità».

Tra il 1959 e il 1960, Laureati collaborò per l’ottava edizione della Quadriennale di Roma, primo passo concreto in un mondo che di lì a poco sarebbe diventato il suo. Fu quindi Maria Laura Drudi Gambillo a introdurla a Bruno Sargentini, che la assunse come segretaria nella mitica galleria L’Attico. Dal 1960 al 1962 si formò sul campo: seguì mostre decisive e intrecciò rapporti con artisti che avrebbero lasciato un segno nella sua vita e nel suo percorso, come Victor Brauner, che prima di lasciare Roma le donò un’opera, e Leoncillo, con cui stabilì un legame di reciproca stima.

«La galleria era un appartamento affacciato su piazza di Spagna, dove non veniva mai nessuno. Solo dopo le cinque del pomeriggio si animava un po’», continuava ancora Laureati nell’intervista. «Avrei dovuto rispondere al telefono e accogliere chi arrivava, ma pochissimi chiamavano e arrivavano solo a volte, la mattina, gli artisti della galleria. Allora era una gioia, di tutti diventai amica, leggevo tutte le riviste e i cataloghi che arrivavano e telefonavo ai miei amici. Sargentini si irritava, giustamente, quando trovava la linea occupata».
È in quel periodo che conobbe anche Franco Angeli, con cui condivise la vita tra il 1960 e il 1963, mantenendo un rapporto profondo e duraturo fino alla fine degli anni Ottanta. Vivono insieme in Passeggiata di Ripetta, al centro di un grande fermento creativo: i vicini di casa sono Mario Schifano, Ileana e Michael Sonnabend.
Dal 1965, anno in cui apre la libreria L’Oca a Roma, Luisa Laureati si impose come figura centrale della scena culturale capitolina. La libreria, considerata luogo d’incontro prediletto da personalità come Alberto Moravia, Giuseppe Ungaretti, Elsa Morante, Pier Paolo Pasolini, Goffredo Parise ed Ennio Flaiano, diventò nel 1967 la celebre Galleria dell’Oca, crocevia tra arte, letteratura e avanguardia.

Nel corso di oltre 40 anni di attività, la Galleria dell’Oca si affermò come una delle realtà più significative e coraggiose del panorama italiano. Vi passarono artisti come Jannis Kounellis, Carol Rama, Giulio Paolini, Gastone Novelli, Eliseo Mattiacci e ancora Matta, Morandi, Guttuso, De Pisis. Con passione, intuito e una straordinaria sensibilità per le contaminazioni, Luisa Laureati costruì una propria visione curatoriale, capace di intercettare il nuovo e insieme di rileggere criticamente la storia. Ha dato spazio alle voci fuori dal coro, sostenuto artisti giovani e dimenticati, costruito ponti tra linguaggi e generazioni.
Al suo fianco, per una vita, lo storico dell’arte Giuliano Briganti – i due si sposarono nel 1973 – con cui ha condiviso un orizzonte di pensiero e una fitta trama di relazioni culturali. Insieme, hanno contribuito a definire un’idea di arte come spazio critico, luogo di confronto e di responsabilità civile.

Con la chiusura della Galleria dell’Oca finiva una stagione irripetibile ma l’eredità culturale di Luisa Laureati resta viva nelle collezioni, negli archivi, nei ricordi di chi ha attraversato quel luogo speciale.














