-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
“Venezia e le epidemie”: la storia di una città modello in mostra a Fondazione Giorgio Cini
Mostre
di redazione
Che il rischio di devastanti pandemie non appartenga solamente ad un distante passato è diventato chiaro a tutti, a malincuore, nel marzo del 2020. Che la storia se studiata con cura e attenzione possa insegnare, regalarci spunti e approcci importanti per affrontare le crisi attuali è anche un dato di fatto.
La mostra Venezia e le epidemie, ospitata dalla Fondazione Giorgio Cini negli spazi della Biblioteca del Longhena, mette in scena questa doppia consapevolezza. La Serenissima, ricordata dagli storici come uno Stato in anticipo sui tempi, fu infatti anche teatro di ripetute pestilenze. Ma ogni crisi —dal 1348 alla peste del 1630— divenne un’occasione per sperimentare politiche pubbliche, forme di controllo e pratiche collettive che ancora oggi sorprendono per la loro efficacia e complessità.

Come spiega infatti Daniele Franco, Direttore scientifico della Fondazione: «L’esperienza storica di Venezia resta di grande insegnamento, perché – come ci hanno dimostrato le vicende di cinque anni fa – il mondo è esposto a un permanente rischio pandemico. L’approccio pragmatico da parte di tutte le istituzioni e le magistrature dell’epoca si univa all’azione capillare delle confraternite e di quella che oggi chiameremmo società civile. Questa lunga storia ci conferma che una pandemia richiede una risposta a tutto campo da parte dell’intera società. Richiede coesione, solidarietà, consenso. Richiede una riflessione, anticipata, sui principi sottostanti le scelte politiche e tecniche da attuare nell’emergenza».

Tra gli esemplari esposti si possono ammirare testi e libri d’epoca, splendidi disegni, editti, carteggi e le cosiddette “fedi di sanità”: una sorta di green pass dell’epoca, che permetteva di muoversi liberamente attraverso i territori della Serenissima. La mostra, poi, rievoca la costruzione di chiese e basiliche, progettate per il sollievo dato dalla fine di una di queste pestilenze, che venivano sempre viste come flagelli e punizioni divine.
D’altronde, la documentazione è corposa anche perché la storia di Venezia è sempre stata pesantemente segnata dalle pestilenze: il prezzo da pagare per essere un crocevia globale di merci, uomini e idee.

Ai documenti storici si aggiunge un’opera multimediale realizzata dal collettivo camerAnebbia —formato da Lorenzo Sarti, Marco Barsottini e Matteo Tora Cellini. La loro video installazione —una sorta di collage digitale ad altissima risoluzione— permette ai visitatori di sfogliare i materiali storici, immergersi nei dipinti e attraversare stanze, mappe, illustrazioni e quinte teatrali. Questo progetto nasce dai materiali digitalizzati nel contesto del Centro Digitale – ARCHiVe della Fondazione Giorgio Cini.
In questa sovrapposizione di secoli, Venezia appare perciò come una città che ha saputo gestire la crisi con rigore e precisione, e che oggi ci ricorda come le pandemie non siano tanto un’eccezione quanto la regola silenziosa della storia.















