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Isole minori: il mosaico fotografico di una Sardegna contemporanea a Nuoro e a Cagliari
Mostre
Si è perso nel tempo, a poco a poco, l’immaginario azzurro della Sardegna; oltre le lunghe distese bianche e cristalline, le celebri is arenas, che per oltre un secolo hanno caratterizzato reportage e servizi fotografici, consegnando un’immagine sì suggestiva, ma parziale, dell’isola. Come è cambiato, poi, l’immaginario di questa regione dal 1990 ad oggi? Come viene tradotta questa terra negli occhi di chi ora la guarda? Se lo chiede, offrendo una risposta emotivamente intensa e completa, ‘Isole minori’, la mostra curata da Walter Guadagnini e Giangavino Pazzola, con il coordinamento di Elisabetta Meda, allestita nella doppia sede del Museo MAN di Nuoro e della Galleria Comunale d’Arte di Cagliari.
Presentando il lavoro di diciassette fotografi: Jacopo Benassi, Paola De Pietri, Charles Fréger, Ralph Gibson, Mimmo Jodice, Salvatore Ligios, Bernard Plossu, Marinella Senatore, Giovanna Silva, Massimo Vitali, Lorenzo Vitturi, Vanessa Winship e George Georgiou (a Nuoro); Arianna Arcara, François-Xavier Gbré, Luca Spano, Karla Hiraldo Voleau (a Cagliari), ognuno con la propria lettura geografica e culturale dell’isola.

Al MAN, lo spazio espositivo è pensato per offrire un doppio respiro. Al primo piano, quattro autori di calibro internazionale aprono la riflessione: la metafisica costiera, atemporale e simbolica, degli scatti in bianco e nero di Mimmo Jodice; gli sguardi itineranti e poetici di Bernard Plossu nelle isole di San Pietro e La Maddalena; i nudi ironici di Ralph Gibson; la routine balneare di Massimo Vitali, nel suo rendiconto visivo del mutamento dei flussi e del modo di vivere la spiaggia dal 1994 ad oggi. Quattro sguardi che funzionano da prologo prima di entrare nel cuore della contemporaneità.
Al piano superiore, la mostra racconta come, negli ultimi venticinque anni, l’immagine della Sardegna restituita dall’arte abbia cambiato ritmo e registro, aprendosi a linguaggi e approcci capaci di intrecciare il racconto del territorio con quello delle comunità che lo abitano. In mostra si incontrano sguardi che attraversano la memoria storica dell’isola e le sue trasformazioni, facendo emergere storie inedite dalla Valle della Luna o progetti architettonici dagli esiti disattesi.

Ne risulta un’immagine della Sardegna finalmente completa: dove l’estetica salata, dall’eco acquamarina, lascia spazio a una regione nella sua interezza, con storie, economie, territori e persone. Dalle coste luminose ai paesaggi urbani più stratificati, si compone un mosaico di visioni che inserisce l’isola in una più ampia costellazione culturale mediterranea, prima ancora che italiana. «Un progetto in primo luogo antropologico e sociale» sottolinea la direttrice del MAN, Chiara Gatti, «che esplora con sensibilità anche condizioni di marginalità in quartieri e aree complesse e restituisce una Sardegna oltre l’immaginario della cartolina».
In questa sezione, notevole il lavoro di Giovanna Silva: La Maddalena effect (2009), che documenta la trasformazione dell’ex arsenale ristrutturato in appena 15 mesi per ospitare il 35° vertice del G8, poi spostato all’Aquila. Nelle fotografie di Silva si percepisce il vuoto di un’occasione mancata nei grandi spazi vetrati e immacolati, pronti per accogliere i potenti del mondo, oggi quasi asettici nel loro deserto silenzio. Tavoli imbanditi senza ospiti, bandiere dell’Europa e della Sardegna che si ergono insieme al maestrale, sono l’unico movimento in un’area sospesa e immobile.

Marinella Senatore, con il suo progetto nomadico di storytelling ‘The School of Narrative Dance’, realizza Piccolo Chaos 2 (2013) a Cagliari, nell’ambito di ‘Mondi possibili – Re-inventing the City’. Fotografa un gruppo eterogeneo di persone in abiti tradizionali e colorati, mossi dal vento e dal paesaggio aperto del sud Sardegna, esplorando coreograficamente i linguaggi del corpo e la visione di una comunità coesa, agerarchica e informale. Altrettanto interessante il lavoro di Lorenzo Vitturi che, con In-Luna (2023), entra nella comunità di Cala Grande, esplorando le regole interne, la vita autosufficiente, la dignità di una comunità hippie che condivide spazi e valori con grande libertà. «Le uniche due regole sono: non sporcare, non fare del male alle donne. Per il resto puoi fare ciò che vuoi», recita un foglietto scritto a mano, accostato a fotografie e racconti di chi vive oggi la Valle della Luna, in un dialogo emozionante tra il verbale e il visivo che fa riaffiorare alla mente i lavori di Duane Michals.
Da questo e dagli altri racconti visivi, Isole Minori restituisce la Sardegna alla sua complessità: periferia e centro, margine e cerniera in un mosaico aperto e vivo, in cui l’isola smette di essere oggetto per diventare soggetto: non più solo fotografata, ma finalmente rappresentata.















