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Movimenti taciti e delicati della natura, in una doppia mostra a Siena
Mostre
Il movimento e la confusione che ci circondano tendono ad annebbiare sempre più i nostri sensi. La mente corre senza tregua, con le gambe che la inseguono, sovraccarica di scadenze, impegni e richiami che si accavallano. Cerchiamo distrazioni come fossero un rifugio, ma sempre più spesso queste sono rapide, fragili, e finiscono per consumare la nostra attenzione, assottigliandola fino quasi a spegnerla.
Eppure, ogni tanto, vogliamo ricordare a noi stessi di respirare. Ci fermiamo. Chiudiamo gli occhi e ascoltiamo, vediamo davvero ciò che ci circonda: anche il più minuscolo dei semi che germoglia, che smuove la terra attorno a sé e che, come noi, comincia la sua vita dal respiro. Questa è la ricerca su cui si basa and the ground begins to breathe, mostra a cura di Giacomo Pigliapoco, visitabile fino al 7 settembre 2025, che ci riporta vicini alla terra nel momento del suo (e del nostro) risveglio.

Il progetto segna il secondo capitolo di un percorso di ricerca e collaborazione iniziato tra Pigliapoco e Galleria FuoriCampo nel 2024 con Sowing the seed of care e ne rappresenta la naturale evoluzione: dal gesto della semina alla fase della germinazione, quel passaggio delicato e vibrante in cui la vita ha inizio.
Distribuita tra la sede di Fuoricampo, in via dei Termini a Siena, e la Limonaia di Villa Griccioli nella campagna senese, la mostra raccoglie le opere di Irene Dionisio, Nona Inescu, Kyriaki Goni, Lucia Pizzani, Natália Trejbalová, Rachel Youn e Alessandro Biggio, dando corpo a un ecosistema immaginativo, dove i linguaggi artistici testimoniano e creano a loro volta dei percorsi imprevedibili di nuove forme organiche e ibride.

Appena entrati in galleria inizia un’esperienza immersiva: grazie all’opera Pollinator di Lucia Pizzani lo spazio viene trasformato in un ambiente naturale, accompagnando il visitatore tra i suoni di insetti impollinatori che ronzano per la foresta amazzonica. La scultura di Pizzani, Cadena, composta da gusci di cocco e argilla, tratta di sviluppo ciclico e fertilità, richiamando simboli ancestrali e biologici.
Le installazioni di Rachel Youn rappresentano dei veri e propri cyborg botanici, un incontro tra oggetti dimenticati, fiori sintetici e micro-massaggiatori che interagiscono tra di loro in un gioco di entità attive e passive. Nella ricerca artistica di Nona Inescu invece il focus è incentrato sulla relazione tra vegetazione e corpo umano, e prende corpo con i lavori fotografici Afterlife (Strelitzia nicolai), 2023 e I hold the stalk in my hand. I am the stalk, 2023, gesti di cura ambientati in una narrazione onirica, sospesa nel tempo.

Kyriaki Goni propone un’ecologia oltre-umana in realtà aumentata, dove il digitale si fa veicolo di conoscenza e preservazione di specie protette. Con A Germ Theory, Irene Dionisio invece crea un racconto di apparente purezza, in cui il mutamento è il nucleo dell’esperienza visivo-sonora. Le opere di Natália Trejbalová presentano paesaggi unici nei quali hanno luogo dialoghi non convenzionali tra elementi organici. La sua scultura A day in the life of an iris pleurotus, rievoca la stratificazione geologica in un composto di terriccio, elementi vegetali e vetro che sembra svilupparsi da terra a minerale grezzo fino a sbocciare in una gemma preziosa.

Completano la mostra due lavori di Alessandro Biggio, Filiera, 2024, forme astratte, apparizioni vegetali impalpabili e viscerali del passaggio della filirea, pianta mediterranea resistente e selvatica, tracciate con un pigmento naturale ottenuto dal succo delle sue bacche.

La Limonaia di Villa Griccioli è abitata da una natura imprevedibile e vigorosa. Schiume, 2021- 2025, le sculture in poliuretano espanso di Alessandro Biggio pendono dai soffitti della storica rimessa degli agrumi, ramificandosi nell’aria come cumuli evanescenti. Accompagnano questi grappoli di schiuma dei coni di cenere e dei legni combusti che evocano riti primordiali, trascinandoci in un tempo ancestrale, in una eco elementale e ciclica, tra il fuoco e la roccia.
Insieme, le opere esposte aprono un frammento di tempo e lo dilatano, portando nel silenzio dei brusii e dei richiami di una Terra che cerca la nostra percezione. and the ground begins to breathe non mostra semplicemente la natura: la ascolta, la ospita, la interroga. È un invito a riconsiderare la cura come postura etica e politica, e a riscoprire, nel ritmo profondo della terra, un modo possibile di abitare il presente.

















