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Love is Resistance: in un libro, i poster di 77 artisti internazionali per la Palestina
Arte contemporanea
di redazione
77 artisti internazionali, tra cui Jasleen Kaur, Jeremy Deller, Eddie Peake, Michael Rakowitz, Tai Shani, Lawrence Abu Hamdan, Sophia Al Maria, Brian Eno, Cecile B. Evans e la band Massive Attack, hanno contribuito a realizzare Love is Resistance, un libro di poster che verrà venduto per raccogliere fondi a favore dell’Ajyal Foundation for Education, organizzazione con sede a Oxford che offre sostegno psicologico e riabilitazione a lungo termine ai bambini, oggi con un’attenzione particolare a quanto sta succedendo in Palestina e a Gaza.
Testimonianze da condividere, i poster possono essere staccati dal libro, appesi alle pareti oppure esposti durante le manifestazioni in strada e nelle piazze – in Italia, su una linea simile, c’è stata l’esperienza di Cheap a Bologna – come strumenti di espressione che, unendo estetica e attivismo, rappresentano «Un tributo alla resilienza palestinese e un mezzo per alimentare la solidarietà globale», secondo la curatrice dell’iniziativa, Aya Mousawi, che è anche consulente strategica per Art Basel Cities.
Il libro, che sarà acquistabile dal 23 ottobre 2025, include anche un inserto di adesivi, un set autografato dei francobolli GAZA Love di Kyle Goen e tre poster disegnati da bambini di Gaza, raccolti dalla Fondazione Ajyal.
Tra le opere più potenti spicca quella di Michael Rakowitz, artista iracheno-americano che da anni lavora sul rapporto tra narrazione storica e conflitto. Il suo poster, nei colori della bandiera palestinese, recita: «The knot in my stomach when future generations ask me what I did to stop this». «Fin da quando ero molto piccolo, una domanda che mi veniva posta spesso a scuola ebraica quando si parlava della Shoah era come il mondo avesse potuto permettere che accadesse una simile atrocità. Mezzo secolo dopo, ho la mia risposta. Palestina libera», spiega l’artista che, negli scorsi anni, è stato in prima fila per denunciare la filantropia tossica delle istituzioni museali.
Jasleen Kaur, artista scozzese di origine sikh, vincitrice del prestigiosissimo Turner Prize nel 2024, propone un’immagine intima: una sala di preghiera illuminata da raggi di sole filtrati dalle finestre, scattata frettolosamente con un iPhone durante un incontro comunitario nella moschea Faizan-e-Islam di Londra, pochi giorni dopo le rivolte dell’estrema destra nel Regno Unito. Un frammento di luce e convivenza, posto in tensione con la violenza del presente.
Il contributo dei Massive Attack unisce la kefiah, simbolo di solidarietà con il popolo palestinese, con la fiamma iconica del gruppo. Per Robert Del Naja, frontman e artista visivo, si tratta di un richiamo etico: «Abbiamo il dovere morale di usare ogni piattaforma per chiedere la fine del genocidio a Gaza, dei crimini di guerra in Cisgiordania e per la piena liberazione del popolo palestinese».
Ad accompagnare i poster, un saggio di Shumon Basar riflette sul ruolo delle immagini nel nostro tempo. Nell’era dello scroll infinito, scrive, l’atrocità e l’intrattenimento convivono nella stessa sequenza di feed, rendendo ancora più urgente il compito dell’arte: non dimenticare, non permettere che il mondo possa dire di non aver visto. Love is Resistance, conclude Basar, è un archivio di questa memoria collettiva, «Un atto d’amore che coincide con il rifiuto dell’oblio».














