20 settembre 2025

Al LagosPhoto Festival, la fotografia è uno strumento di liberazione

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La prima edizione in formato biennale di LagosPhoto Festival esplorerà il tema dell’incarcerazione, fisica ma anche mentale, con una serie di mostre e progetti tra Lagos e Ibadan

Geremew Tigabu, Push Pull. Addis Ababa, 2021. From the series Eye of the Storm, 2023. Courtesy of the artist, AAF and LagosPhoto

Dopo 15 anni di attività, il LagosPhoto Festival inaugura una nuova fase della sua storia, trasformandosi in biennale e mantenendo salde le radici in Africa occidentale ma ampliando costantemente il dialogo con il resto del continente, la diaspora e le pratiche globali. Dal 25 ottobre al 29 novembre 2025, la manifestazione, ideata e promossa dalla African Artists’ Foundation – AAF, proporrà un programma diffuso tra Lagos e, per la prima volta, Ibadan, terza città più popolosa della Nigeria e sede della prima università nigeriana, interrogandosi sul tema Incarceration.

Il concetto di incarcerazione, inteso in senso ampio e non soltanto legato alle prigioni fisiche, sarà esplorato nelle sue dimensioni politiche, psicologiche, ideologiche e spirituali. La mostra intende dare visibilità a quei sistemi di confinamento silenziosi e interiorizzati che condizionano desideri, immaginazioni e libertà, riflettendo al contempo su come le immagini possano diventare strumenti per incrinare e ripensare tali dispositivi di controllo.

Strumento coloniale di sorveglianza e propaganda ma anche potente veicolo di emancipazione e resistenza, la fotografia è un medium storicamente ambivalente e si fa così terreno di dialettica e di riscatto. Anche attraverso forme ibride, dall’immagine stampata alle installazioni, fino ai tessuti, al suono, al film e alle pratiche performative.

Ayobami Ogungbe, For the Love of God, 2025. Woven photographic prints on canvas, 152.4 × 91.4 cm. Courtesy of the artist, AAF and LagosPhoto

Tra gli artisti coinvolti, Ayobami Ogungbe, che intreccia tessuti evocando le emozioni del dislocamento, Geremew Tigabu, che restituisce paesaggi spettrali segnati dal conflitto, Cesar Dezfuli e Stefan Ruiz, che con i loro ritratti indagano i sistemi di confine e di detenzione. Yagazie Emezi e Nuotama Bodomo rileggono le tradizioni etnografiche attraverso saperi indigeni e spirituali, mentre figure di rilievo internazionale come Shirin Neshat e Sharbendu De amplieranno la riflessione sugli stati di apparente libertà e sulle crisi climatiche.

Le mostre si articoleranno in sedi emblematiche: a Lagos, la riapertura dello spazio AAF, la nuova Nahous Gallery all’interno del Federal Palace, luogo simbolo dell’indipendenza nigeriana, e Freedom Park, ricavato dalla prima prigione coloniale del Paese. A Ibadan, sarà attivato il New Culture Studio progettato da Demas Nwoko negli anni Settanta, con focus sulle dimensioni urbane e architettoniche dell’incarcerazione.

Con il passaggio a biennale, LagosPhoto consolida il proprio ruolo di piattaforma internazionale di riflessione e scambio sulla fotografia contemporanea, La rassegna è sostenuta dal Ministero dell’Arte e del Turismo, National Geographic, Canon, Open Society Foundations e dalla Nahous Gallery, oltre che da realtà creative locali come Kòbọmọjẹ́ Artist Residency, Madhouse e Wunika Mukan Gallery.

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