10 ottobre 2025

ArtVerona apre i battenti: al via la XX edizione

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Inaugurata oggi, e in programma fino a domenica 12, ArtVerona è entrata nel suo ventesimo anno con un forte spirito di rinnovamento guidato dalla visione della nuova Direttrice, Laura Lamonea, che ha voluto favorire le conversazioni tra le opere e i linguaggi espressivi al di là della narrazione cronologica

ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Ph. Ennevi Foto

È vero, la tradizionale suddivisione tra le gallerie del contemporaneo e le gallerie che propongono artisti del secolo scorso non c’è più, eppure non si può fare a meno, varcata la soglia della fiera, di guardare a destra e a sinistra per catturare la prima impressione dagli storici padiglioni 11 e 12. A sinistra, dal 12 è un doppio lavoro di Lawrence Carroll a far – davvero – battere il cuore, proposto da Osart Gallery insieme a una selezione di suoi artisti storici, dall’11 invece è Salvatore Arancio, in buonissima compagnia di grandi nomi della galleria, come Marinella Senatore, David Reimondo, Andrea Francolino, Rebecca Moccia e Georges Mathieu, per citarne alcuni.

ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Osart Gallery, Milano
ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Mazzoleni London – Torino – Milano. Ph. Ennevi Foto
ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Eugenio Miccini, Amici? Amici!, 1964, courtesy Galleria Frittelli

«Passeggiare tra gli stand significa incontrare idee, linguaggi, visioni» era l’idea della nuova direttrice, Laura Lamonea, e di questo bisogna darle atto: la nuova edizione raccoglie sei sezioni in un ambiente accogliente, spazioso e sicuramente arioso quanto basta per potersi muoversi liberamente alla ricerca di conferme o scoperte nella vasta proposta espositiva. Nel padiglione 12, con la conferma di presenze come Prometeogallery Ida Pisani, Michela Rizzo, con Andrea Mastrovito e Matthew Attard, Simone Frittelli – e con lui Tomaso Binga, Linda Marcucci, Mimmo Rotella e tanti pilastri della poesia visiva, tra cui Eugenio Miccini, con un’irresistibile Amici? Amici! del 1964 – Frittelli Rizzo e Atipografia, troviamo da Alessandro Albanese la proposta di Matteo Valerio, con due tele realizzate con tessuti cuciti con modalità sartoriali – con lui il 15 ottobre inaugurerà a Milano un nuovo spazio espositivo della galleria, BOXBOX – insieme, tra gli altri, a Reverie, Genea Lardini, un Kounellis su carta degli anni ’80 e, last but non least, Domenico Ruccia, che utilizza la pittura come strumento per indagare il concetto di tempo e – piccola parentesi – è anche uno dei 222 artisti segnalati sul nuovo focus curato e stampato da exibart (ve ne abbiamo parlato qui). Come lui anche Nicolò Tomaini, a cui la Galleria Melesi dedica un solo booth. 

ArtVerona, XX edizione, 2025. Matteo Valerio nello stand di Alessandro Albanese
ArtVerona, XX^edizione, 2025. Veduta dello stand di Galleria gaburro – sx, Ruben Montini, dx, Marco Cingolani

Gioca in casa la Galleria Gaburro, che proprio qualche giorno fa ha festeggiato i suoi 30 anni di attività con una grande mostra a Milano. In occasione della fiera, tra i nomi di sempre, come Emilio Isgrò, Liu Bolin, Jan Fabre, Fabio Giampietro e Marco Cingolani, anche la new entry Ruben Montini con due lavori che ben testimoniano la poetica – e politica – autobiografica, collettiva e sempre attuale dell’artista. Proseguendo la passeggiata nei corridoi del padiglione, un  altro spazio “di casa” è Grand Tour of Alex, con una doppia proposta pittorica che porta i nomi di Alexandra Barth e Hana Garová, mentre viene da Vilnius – e fa ritorno alla fiera – la Contour Art Gallery, che presenta i lavori di Raimondas Gailiūnas, Gabija Pritkovaitė, Eglė Bučienė e Amílcar Rivera Munive: suoi sono i dipinti e i disegni che si ispirano all’immaginazione del figlio che ha creato una città utopica in continua evoluzione diventata un rifugio di speranza in tempi turbolenti abitata da personaggi silenziosi. 

ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Amílcar Rivera Munive. Courtesy Contour Art Gallery
ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Veduta dello stand della Galleria Giovanni Bonelli con Paolo Migliazza e Mario Schifano

Protagonista di entrambi i padiglioni in più stand, Mario Schifano risalta nello stand della Galleria Giovanni Bonelli sullo sfondo di tre sculture di Paolo Migliazza, che esplora il rapporto tra il corpo umano e lo spazio circostante. «La figura umana per me è come una tela bianca», ci raconta per accompagnarci alla scoperta di una ricerca che di espressività e di movimento. Restiamo in tema di corpo e di figura nel passaggio al padiglione 11 dove Marcorossi Artecontemporanea punta all’esterno su Mirco Marchelli e all’interno, vicino a Franco Guerzoni posiziona Valerio Berruti con una ricca, oltre che decisamente interessante, selezione di opere ispirate al mondo sospeso dell’infanzia, il momento della vita in cui siamo tutti uguali e tutto deve ancora avvenire.

ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Valerio Berruti, Courtesy Marcorossi Artecontemporanea
ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Paolo Cardarella proposto da Cervanto
ArtVerona, XX^ edizione, 2025. Monika Romstein e Annika Ström da Palmieri Contemporary.

Come nel 12, anche qui molti nomi si confermano: Tornabuoni, per esempio; Galleria Giraldi, con Schifano appunto, Gilardi e tanti altri, A+B Gallery con Tiziano Martini, Spazia con – anche Luigi Ontani e Aldo Mondino – e Dep Art Gallery, con Valerio Adami, Natale Addamiano, Albero Biasi, Carlos Cruz-Diez, Pino Deodato, Piero Gilardi, Gerold Miller, Mario Nigro, Pino Pinelli, Jaime Poblete, Salvo, Emilio Scanavino, Regine Schumann, Turi Simeti, Wolfram Ullrich e Giuseppe Uncini. Tra conferme, spazio anche a qualche bella – e nuova, in qualche caso – scoperta nella sezione di Pittura Ora come nel caso di Paolo Cardarella proposto da Ceravento; Carmen Schabracq da Red Lab Gallery; Beatrice Meoni, da Traffic Gallery; e Monika Romstein e Annika Ström da Palmieri Contemporary. 

In un clima in cui si respira la possibilità di sostenere nuovi percorsi – «immagino la fiera come uno spazio di relazioni», afferma Lamonea – il padiglione 11 regala ancora, un’altra chicca: Non siamo più artisti non siamo più niente di Giuseppe Chiari, del 1973. Proposta da MLB – Maria Livia Brunelli Gallery, nella sezione Effetto Sauna – insieme a Maria Lai e a a una inconfondibile selezione di ceramiche di Bertozzi & Casoni (una più bella delle altre, va detto) – il titolo dell’opera di Chiari riflette l’ironia tagliente dell’artista che è stato capace di mettere in discussione il suo ruolo e quello dell’arte opponendosi alla sua mercificazione. In un contesto fieristico la presenza dell’opera scardina qualunque mito e, aprendo uno spazio di riflessione sull’identità, rivendica un’arte accessibile, di un’arte che non è oggetto da contemplare ma esperienza da vivere. Anche in una fiera. 

ArtVerona, XX^ edizione, 2025. GiuseppeChiari, Non siamo più artisti non siamo più niente . Courtesy MBL – Maria Livia Brunelli

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