-
- container colonna1
- Categorie
- #iorestoacasa
- Agenda
- Archeologia
- Architettura
- Arte antica
- Arte contemporanea
- Arte moderna
- Arti performative
- Attualità
- Bandi e concorsi
- Beni culturali
- Cinema
- Contest
- Danza
- Design
- Diritto
- Eventi
- Fiere e manifestazioni
- Film e serie tv
- Formazione
- Fotografia
- Libri ed editoria
- Mercato
- MIC Ministero della Cultura
- Moda
- Musei
- Musica
- Opening
- Personaggi
- Politica e opinioni
- Street Art
- Teatro
- Viaggi
- Categorie
- container colonna2
- Servizi
- Sezioni
- container colonna1
Il Museo dell’Automobile di Torino espone la mitica DeLorean per i 25 anni di Ritorno al Futuro
Mostre
In occasione dei venticinque anni del film cult Back to the future, con Michael J. Fox, che tutti ricordiamo e amiamo, il MAUTO Museo dell’Automobile di Torino presenta una mostra composta da più elementi in dialogo tra loro: arte contemporanea, design automobilistico, memorabilia cinematografica e infine, ma non ultima, la mitica DeLorean, l’automobile disegnata nella realtà da Giorgetto Giugiaro e trasformata nel film nella macchina del tempo che muove tutta la narrazione. La mostra s’intitola, appunto, Back to the future. Prototipi di tempo, è curata da Gianluigi Ricuperati ed è stata presentata al pubblico con un breve e intenso talk con il curatore, Giugiaro e Anri Sala.

Negli ultimi tempi, soprattutto con la direzione di Lorenza Bravetta, il MAUTO di Torino ha scelto di confrontarsi spesso con l’arte contemporanea e il design, alternando alla tradizionale esposizione di modelli automobilistici di pregio, opere culturalmente e artisticamente stimolanti, in un gioco di rimandi in cui l’automobile si fa segno ed espressione di epoche, stili di vita, cultura e culture. Back to the future si inserisce perfettamente in questo contesto. Si svolge al primo piano del museo, dove, per quanto riguarda l’arte contemporanea, un parete della sezione dedicata alla mostra è occupata da alcune opere di Anri Sala che riflettono sul senso del tempo e sulla sua percezione. È come se un vecchio orologio, di quelli che segnano le ore con numeri romani e lancette nere appuntite, si sovrapponesse a immagini di nuvole e paesaggi osservati dall’alto, dal finestrino di un aereo in volo. Le immagini sono rielaborate digitalmente con strumenti digitali, sortendo l’effetto di un sovrapporsi di tempi e spazi che sfumano costantemente l’uno nell’altro. Il lavoro di Sala si configura, così, come una riflessione sul tempo cronologico, ma anche meteorologico, sulla sua relatività e non linearità, in un gioco di colori sfumati e forme da indovinare, con un andamento danzante che annulla ogni punto di riferimento.

La parete di fronte a quella dove sono esposti i lavori di Sala, ospita invece i disegni originali di Giugiaro, memoria viva del momento storico in cui fu per la prima volta disegnata la DeLorean. È questo un modello particolarissimo di automobile con portiere ad ali di gabbiano, che nel film ben si presta a trasformarsi nella leggendaria macchina del tempo capace di riportare Marty, dopo la fuga negli anni Cinquanta, indietro, nel futuro. E poi, al centro della sala, eccola lì, proprio lei, una vera e propria DeLorean da osservare da vicino nei particolari, mentre in un paio di teche sono esposti alcuni oggetti originali utilizzati sul set del film del 1985.
La mostra è certo divertente, particolare, con un marcato aspetto pop per il rimando al film di Robert Zemekis. Ma naturalmente non è solo questo. A ben guardare, scivolando tra un oggetto di scena e un’opera di Sala, si apre lo spazio per una riflessione ben più profonda. Una riflessione sul tempo, i tempi, le loro stratificazioni e trasformazioni, ma anche sulla tecnologia, e forse soprattutto su quel gioco di parole che in un primo momento sfugge, ma che fa da spina dorsale a tutto il racconto del film. L’idea che il futuro sia un posto in cui non solo ci possiamo proiettare sporgendoci in avanti, sempre procedendo in linea retta, ma anche – forse – qualcosa a cui possiamo addirittura fare ritorno. Ma che cosa vuol dire tornare al futuro? L’idea di fare un salto indietro nel tempo per andare a cogliere qualcosa del passato che poteva dare frutti ma è stato trascurato, infondo, sarebbe piaciuta anche a Walter Benjamin (il quale, avendo scritto un articolo, una volta, su Mickey Mouse, non avrebbe forse disdegnato di commentare le avventure di Marty e Doc con la loro DeLorean). Ma c’è dell’altro.

Il film di Zemekis riflette lo spirito degli anni Ottanta, anni densi anche, o forse soprattutto, di illusioni, in cui aleggiava la sensazione diffusa di esserci buttati finalmente alle spalle un passato tormentato a livello politico, sociale e storico lungo decenni. Di lì a pochi anni sarebbe caduto il muro di Berlino, e l’idea che stessimo tutti progredendo verso una migliore condizione di vita ed esistenziale era condivisa da molti. Tenendo conto che il futuro di quegli anni sono i nostri tempi attuali, potremmo dire che le cose non siano andate proprio come ci si aspettava, purtroppo, quantomeno non in maniera durevole. A giudicare dalla produzione artistica, cinematografica, filosofica e letteraria attuale, si direbbe che quasi non siamo più neppure capaci di immaginare un futuro che non sia desolante e violento, anche più di quanto non lo sia già il nostro presente, sotto certi aspetti.

Eppure quella DeLorean è ancora lì, con la sua favola che ancora ci cattura, e le sue ali di gabbiano spalancate che sembrano pronte a prendere il volo. E i lavori di Anri Sala sembrano volerci mettere in guardia circa una concezione troppo linearmente banale del tempo, anche del nostro tempo vissuto e personale. Mai come oggi i tempi ci chiedono di tornare al futuro, nel senso di tornare a immaginarne uno, possibilmente non distopico. Ne saremo capaci?















Sono 40 anni, non 25