20 ottobre 2025

Giudicesse 2030: il collettivo GIACINTA racconta le voci femminili della tonnara

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Conclusa la terza edizione di Giudicesse 2030: il collettivo GIACINTA ha restituito l’esperienza della residenza nell’isola di San Pietro, raccogliendo le voce delle donne che lavorano a contatto con il mare

Il collettivo Giacinta incontra le donne di Carloforte, scatti durante la residenza. Foto Riccardo Locci

Nell’esperienza di un’isola nell’isola, Carloforte, unica roccaforte genovese in terra sarda, raccoglie le proprie peculiarità e si racconta attraverso la residenza artistica promossa da Giudicesse 2030. Promosso dal Centro Servizi Culturali Carbonia della Società Umanitaria, realizzato da U-BOOT Lab in collaborazione con Ottovolante Sulcis, con il patrocinio del Comune di Carloforte, il progetto rilegge in chiave contemporanea la figura storica delle Giudicesse – sovrane che ressero i Giudicati della Sardegna medievale tra il IX e il XV secolo – ed è giunto alla terza edizione per promuovere sostenibilità, innovazione, parità di genere e inclusione, aprendo nuove visioni sul futuro della Sardegna.

Il collettivo Giacinta incontra le donne di Carloforte, scatti durante la residenza. Foto Riccardo Locci

In questa prospettiva, dal 28 settembre al 10 ottobre 2025, Giudicesse 2030 ha trasformato così l’intera isola di San Pietro in un luogo di ricerca, fatto di laboratori, interviste e momenti di incontro per le donne che lavorano. Protagoniste della nuova residenza sono state le artiste del Collettivo GIACINTASara Basta, Miriam Goi e Maria Luisa Usaiselezionate attraverso la call lanciata nel corso dell’anno. La ricerca delle artiste indaga l’interdipendenza tra ecologia, intimità e dimensione collettiva, con un approccio che unisce sperimentazione audiovisiva, processi analogici e pratiche di autonarrazione: «Giudicesse 2030 è stata per noi un’occasione per lasciare il rais a casa e ascoltare le voci delle donne di Carloforte: una comunità che ci ha accolte con generosità, regalandoci storie, gesti e intimità».

Il collettivo Giacinta incontra le donne di Carloforte, scatti durante la residenza. Foto Riccardo Locci

Nel mondo di Carloforte e del lavoro della tonnara con le sue manovre e i suoi riti, appannaggio soprattutto maschile, vede nella figura del “rais” la massima autorità e il cardine di un lavoro dai tratti virili e arcaici, la cui fama rischia di adombrare il lavoro costante e presente delle donne delle tonnare. Dopo le esperienze realizzate nel Sulcis, nel suo approdo a Carloforte, l’edizione 2025 si intreccia inoltre con Tunèa, progetto di rigenerazione territoriale a base culturale dedicato alla riconnessione della comunità locale con la tonnara.

Il collettivo Giacinta incontra le donne di Carloforte, scatti durante la residenza. Foto Riccardo Locci

Qui, dove ancora oggi vive una delle ultime tonnare fisse del Mediterraneo e nidifica il Falco di Eleonora, Giudicessa d’Arborea, Giudicesse 2030 amplia la sua riflessione sul lavoro e sulle pratiche femminili legate al mare, troppo a lungo rimaste invisibili. La compagine femminile di Carloforte ha trattenuto e condiviso nel tempo conoscenze dell’ambiente marino, gestito risorse economiche e arricchito di sapere un lavoro che è intessuto nella comunità dell’isola, e il cui contributo ha inciso profondamente sulle trasformazioni sociali ed ecologiche.

Il collettivo Giacinta incontra le donne di Carloforte, scatti durante la residenza. Foto Riccardo Locci

Le “fureshte”, straniere, in tabarkino, la lingua alloglotta di Carloforte, hanno condiviso ricordi, pensieri e riflessioni con un gruppo eterogeneo di donne partecipanti dai 16 ai 92 anni, riportando alla luce frammenti di vita e memorie legate alla tonnara e alla vita sull’isola. «Durante la residenza – hanno raccontato le artiste – abbiamo intrecciato voci, gesti e saperi con le donne di Carloforte: abbiamo usato il dialogo, il canto, il ricamo e il linguaggio filmico per raccontare e raccontarci».

Il collettivo Giacinta incontra le donne di Carloforte, scatti durante la residenza. Foto Riccardo Locci

La restituzione della residenza, svoltasi il 10 ottobre 2025, è un film collettivo girato in Super8 e sviluppato con ingredienti naturali raccolti sull’isola: «Un racconto corale fatto di mani, sogni e memorie”, a detta delle artiste, presentato insieme allo scialle collettivo di “Autodeterminazione”, cucito insieme dal collettivo e dalle donne del paese, simbolo di forza e sorellanza». La serata si è conclusa con un momento conviviale a cura del Collettivo Synkarà, che ha imbandito la tavola con piatti locali e vino condiviso, accompagnato dal dj set di Putacaso, trasformando la piazza in uno spazio di incontro aperto alla comunità.

Nello spirito della Giudicessa Eleonora d’Arborea, ricordata per aver promulgato la Carta de Logu, il progetto di residenza conferma ancora una volta lo spirito combattivo e resistente attraverso cui amplificare una visione plurale e sfaccettata delle comunità nelle quali viviamo, e in questo caso, rivelando la forza e la complessità di un mestiere che da sempre lega le donne all’isola e al mare.

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