31 ottobre 2025

A Torino nasce phonetics, la rassegna che intreccia editoria d’arte, linguaggio e suono

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A Torino arriva phonetics, una rassegna che, in piena Art Week, esplora l’editoria d’arte contemporanea e il linguaggio come esperienza sensoriale: ne parliamo con gli organizzatori

Pronti a tornare nella Torino affollata e sold out di fine ottobre, nell’atmosfera unica dell’art week di più alto richiamo in Italia. È in questo contesto, che più di altri ha fatto dell’editoria una forma d’arte, una vocazione antica tra saloni e bookshop contemporanei, che prende vita la prima edizione di phonetics, un festival che dal 31 ottobre al 2 novembre 2025, negli spazi di Paint It Black, unisce editoria d’arte, performance sonore e pratiche sperimentali, trasformando il linguaggio in materia viva, da ascoltare, leggere e condividere. Il progetto è ideato da Axis Axis, casa editrice dedicata alla poesia concreta e sonora, alla letteratura sperimentale, e Paint It Black, bookshop e publishing house la cui produzione comprende libri d’artista, fanzine, edizioni speciali e vinili.

La tre giorni di rassegna, come suggerisce il nome, presenterà una fiera di editori selezionali italiani e internazionali e performance serali, da sessioni di ascolto a letture di poesia effimere, insieme alla proposta gastronomica curata da Alice Guarini, Edoardo La Ferrara, Ailimē e Chicca Vancini. Uno spazio di sperimentazione ibrido, che declina le potenzialità del linguaggio nelle sue dimensioni simboliche e sonore, per trasformare in esperienza e la lettura in performance collettiva.

Sono gli organizzatori a raccontarci il progetto e la visione che anima.

phonetics nasce come un nuovo luogo di incontro e sperimentazione per l’editoria indipendente, il linguaggio e la sua dimensione sonora. Cosa vi interessa in questa intersezione, e che tipo di risposta vi piacerebbe ricevere dal pubblico di art workers che, come ogni anno, passa da Torino in questo weekend?

«Ci interessa il linguaggio come materia viva, che cambia forma e supporto, dal libro alla voce, dal testo al suono. phonetics è pensato come uno spazio in cui queste dimensioni si intrecciano, innescando esperienze collettive di ascolto, lettura e scambio. Vorremmo che il pubblico si sentisse parte di un processo, non semplice spettatore, che attraversasse phonetics come un luogo di incontro, dove la ricerca editoriale diventa anche gesto performativo e partecipazione condivisa».

Torino è una città con una lunga tradizione editoriale che ospita numerose fiere dedicate al libro e alla cultura. Nella vostra esperienza, Torino è stata un buon punto di partenza per generare nuove sinergie nel campo dell’editoria indipendente e artistica?

«Torino ha una storia editoriale profonda e una sensibilità particolare verso la sperimentazione. Negli ultimi anni si è affermata come una città capace di accogliere nuove forme di ricerca, dove realtà indipendenti e istituzioni convivono in un equilibrio fertile. Per noi è stato naturale far nascere qui phonetics, un contesto che permette alle pratiche editoriali di aprirsi al dialogo con l’arte contemporanea e la dimensione sonora, generando sinergie autentiche e durature».

Paint It Black e Axis Axis. Come si è articolato l’incontro tra queste due realtà, e in che modo le vostre esperienze editoriali hanno contribuito alla forma e alla visione di phonetics?

«L’incontro è nato da un’affinità naturale. Paint It Black lavora sull’incontro tra arti visive ed editoria, mentre Axis Axis esplora da tempo il linguaggio nelle sue declinazioni più sperimentali. phonetics rappresenta la convergenza di questi due sguardi, un luogo dove la materialità del testo e la sua componente sonora si incontrano. È da questa complementarità che nasce la struttura stessa del festival, come piattaforma comune di dialogo tra pratiche editoriali e artistiche».

Gli editori invitati. phonetics ospita una selezione di editori provenienti da città come Berlino, Zurigo, Amsterdam, Parigi e Roma. Quali criteri hanno guidato la vostra selezione?

«La selezione nasce dal desiderio di costruire una costellazione coerente di esperienze che, pur diverse per provenienza e formato, condividono una visione di ricerca. Gli editori invitati lavorano sull’intersezione tra parola, immagine e suono, esplorando la pubblicazione come campo di sperimentazione. phonetics non vuole rappresentare un panorama, ma generare una prossimità tra pratiche e approcci diversi».

Sessioni di ascolto e performance: molti i nomi in line-up, in momenti dedicati all’esplorazione del linguaggio nelle sue dimensioni sonore, visive e simboliche. Come avete tradotto questa idea in un programma che mette insieme editoria, performance e pratiche artistiche? Come è avvenuta la selezione di artisti e performer?  In che modo queste pratiche dialogano con l’idea di editoria e con la riflessione sul linguaggio che guida phonetics?

«Il programma nasce dal desiderio di ampliare la nozione di “pubblicare”: ogni performance, ogni ascolto, è una forma di edizione individuale, che si manifesta nello spazio e nel tempo del festival. Gli artisti sono stati scelti per la loro capacità di rendere il linguaggio esperienza sensoriale, dalla voce al gesto, dal suono alla scrittura. In questo senso, la selezione non separa mai la pratica editoriale da quella performativa, ma le intreccia in un unica ricerca sul linguaggio e sulle sue possibilità».

La proposta gastronomica. Nel programma è prevista anche una caffetteria in stile giapponese e un aperitivo curato da Ailimē, Alice Guarini ed Edoardo La Ferrara (con un piccolo omaggio a Lynch). Sempre più spesso la dimensione gastronomica diventa parte integrante dell’esperienza curatoriale. Qual è il concept alla base della vostra proposta culinaria e che ruolo volete darle all’interno del festival?

«La proposta gastronomica è pensata come un’estensione della curatela: un momento di sospensione e di racconto. L’offerta di Alice Guarini ed Edoardo La Ferrara, insieme alla selezione beverage di Ailimē, si muove tra leggerezza quotidiana e attenzione al dettaglio. L’omaggio a Lynch è un modo ironico e affettuoso per connettere linguaggio e rituale, nutrimento e immaginazione. Come il resto di phonetics, anche la cucina diventa un linguaggio da ascoltare, condividere e abitare».

Un breve pensiero intorno al publishing contemporaneo a livello nazionale e internazionale. Quali direzioni vi interessano maggiormente e di quali uscite editoriali vi hanno più convinti nell’ultimo anno?

«L’editoria contemporanea si muove oggi tra materiali, suoni, tecniche e formati. Ci interessano le pratiche che sfidano la linearità del libro, che trattano la pubblicazione come un gesto espanso, un’azione, un dispositivo, una traccia. A livello internazionale, vediamo una vitalità che passa dalle micro-edizioni ai vinili testuali, dalle pubblicazioni ibride alle esperienze di stampa come forma performativa. Le uscite che più ci hanno convinti sono quelle che mantengono una forte fisicità pur aprendosi a linguaggi diversi: lavori che interrogano la materia stessa del linguaggio».

Infine, che tipo di comunità immaginate possa nascere intorno a phonetics? Lo vedete come un appuntamento destinato a crescere nelle prossime edizioni o come un esperimento unico, legato a questo preciso momento culturale?

«phonetics è un esperimento, ma con la vocazione di costruire una comunità. Ci immaginiamo un luogo che possa evolversi nel tempo, mantenendo una struttura fluida. Più che un evento isolato, vorremmo che diventasse un laboratorio permanente sul linguaggio. Una piattaforma in movimento, aperta alle trasformazioni del presente».

 

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