30 ottobre 2025

Non è fantascienza: questa nave è la Terra, e Artissima è il suo manuale operativo

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La 32^ edizione di Artissima ha preso il via con 176 gallerie italiane e internazionali, provenienti da 36 paesi e 5 continenti, pronte ad accogliere collezionisti, appassionati e addetti al settore e a coinvolgerli nell’emozione dell’incontro immediato con l’arte

Photo courtesy: © Perottino-Piva-Castellano-Bergadano / Artissima

Superato l’ingresso di Artissima, che offre uno scorcio su quella che a tutti gli effetti sembra una finestrella ricavata sulle pareti dello stand di Meessen con il solo booth del duo mountaincutters, che pratica principalmente la scultura in situ, contaminando radicalmente lo spazio dei luoghi in cui espone, viene (forse) da chiedersi cosa il Manuale operativo per Nave Spaziale Terra potrebbe suggerirci in termini di corpo in questa nuova edizione. La domanda (forse, mi si perdoni la ripetizione), è in qualche modo stimolata dalla vista di alcune opere di Adriano Costa – proposte dalla new entry italiana A Sud di Pescara – da cui emerge un acuto commento sulla classe sociale, la cultura popolare, la musica e la gioventù.

Meessen. Photo courtesy: © Perottino-Piva-Castellano-Bergadano / Artissima
Artissima 2025 / veduta dello stand di A Sud, Pescara

Nelle prime ore di apertura della fiera, che è andata via via riempiendosi di collezionisti felici di muoversi attentamente e con curiosità in una proposta che decisamente convince, è possibile incontrare una serie di bei lavori in tema. Così, per esempio, spaziamo dalla maschera dorata, Untitled, di Bekhbaatar Enkhtur, proposta da Materia (Roma) insieme a una selezione di lavori di Karne Knorr, Marta Mancini, Maïmouna Guerresi e Stefano Canto; o alla scultura di Vanessa Beecroft nello stand di Lia Rumma, ma anche alla serie di Paul PfeifferJustin Bieber Head, Arm, Torso, Legs and Pelvis – che è centrale nello stand di Thomas Dane Gallery. Il dubbio, in questo crocevia di mondi e personalità che ruotano intorno a noi, è se il corpo sia solo umano o possa anche essere altro.

Thomas Dane, London – Naples. Photo courtesy: © Perottino-Piva-Castellano-Bergadano / Artissima
Edson Luli, Frail Fragmented Fractiures, 2025. Courtesy the artist and Prometeo Gallery Ida Pisani, Milano Lucca

Il manuale, se così vogliamo chiamare l’edizione corrente di Artissima, prevede anche corpi naturali e meccanici al contempo – è il caso di Frail Fragmented Fractiures di Edson Luli, da Prometeo Gallery – che prendo la forma di rami di legno, assemblati con viti e bulloni che li mantengono in tensione e che ci spingono a chiederci se esista una via d’uscita, se c’è un modo di tornare indietro o se invece esiste solo l’adesso. Oppure possono essere corpi ibridi, come quelli di Sophia Mainka, che porta nello stand di Galerie Von&Von un vero e proprio cosmo abitato da figure, oggetti ambivalenti e materiali che oscillano tra l’artificiale e l’organico che ci spinge a indagare la permeabilità dei confini tra privato e pubblico, umano e non umano, funzione e finzione. Oppure – ancora – il corpo come scrittura: quale migliore esempio di IO. Alfabeto poetico monumentale di Tomaso Binga proposto da Galleria Simone Frittelli – in buona compagnia di Mirella Bentivoglio, Tomaso Binga, Ketty La Rocca, Maria Lai, Lucia Marcucci, Paola Mattioli, Libera Mazzoleni Stephanie Oursler: un bel gruppo di artiste donne che posa lo sguardo, acutamente e ironicamente, sul tema dell’ambiente e sulla questione ecologica.

Sophia Mainka, veduta dello stand Galerie Von&Von
Tomaso Binga, IO. Alfabeto poetico monumentale. Courtesy Galleria Simone Frittelli
LABS Gallery, Bologna / Artissima 2025

L’opera di Binga ci dà lo spunto per approfondire il manuale anche nella parte del linguaggio. When, then, now, per esempio. Non parole qualsiasi, non domande, ma affermazioni che campeggiano nella serie di tele Big-big Bang-bang di Agnés Thurnauer, proposte da Galerie EAST insieme a una sua installazione maneggiabile, in vetro, con tutte le lettere dell’alfabeto. Il linguaggio è la colonna portante del lavoro di Thurnauer, poiché è alla base del rapporto con gli altri, sia esso intimo o sociale. C’è spazio, in questo capitolo, anche per Marco Emmanuele – da Labs Gallery con Elvira Amor – che porta (anche) un’opera che prende vita dallo studio di poeti che hanno avuto un rapporto speciale con Roma, i cui profili del viso, modellati in vetro soffiato, si fanno bottiglie che galleggiano nello spazio con disegni al loro interno. Tra una suggestione e l’altra, ricca è la proposta della sezione new entries, strutturalmente interessante è quella della sezione present future – insieme a Meessen, si fa ben notare e apprezzare lo stand di Ester Schipper con le opere di Thomias Radin – mozzafiato è quella che  proviene dalla sezione back to the future e vede la collaborazione tra Giorno Poetry Systems, Galerie Eva Presenhuber e  Galleria Thomas Brambilla. 

Back to the future – Giorno Poetry Systems, Galerie Eva Presenhuber e Galleria Thomas Brambilla. Photo courtesy: © Perottino-Piva-Castellano-Bergadano / Artissima
G7, Bologna – veduta dello stand con Jacopo Mazzonelli e Anneke Eussen

Con Thomas Brambilla, presente anche nella Main Section con i suoi cavalli di battaglia, da Erik Saglia a Maggi Hambling, da Gabriele Napoli a Sam Samore, da Jack Pierson a Marco Cingolani, per citarne alcuni, diamo il via alla rassegna dei nomi italiani che confermano la loro presenza e anche la qualità della proposta. Michela Rizzo c’è, con Hamish Fulton, Maria Teresa Sartori, Roman Opalka, David Rickard e Ludovico Bomben; ci sono La Veronica e Umberto Di Marino, con Alfonso Artiaco, Galleria Continua, Dep Art, Franco Noero, Galleria Studio G7, con Jacopo Mazzonelli e Anneke Eussen che propongono una rilettura del sistema nella sua essenza stessa di meccanismo interdipendente; Gilda Lavia, con Marina Paris, Élle de Bernardini e Leonardo Petrucci con una nuova serie di lavori che guardano – e ci fanno guardare – al concetto di evoluzione; e Doris Ghetta, con un solo booth con Lucia Pizzani che presenta una costellazione di opere della serie in corso Seres Vegetales e Conchas, insieme a dei vestiti dipinti a mano e indossati nella performance The Tale of the Eye, the Snake and the Seed (presentata a Frieze Sculpture).

Lucia Pizzani, Doris Ghetta, Ortisei – Milano / Artissima 2025
RIBOT, Milano. Installation view, Booth Pink B-24, Artissima 2025, Ph. Mattia Mognetti

Il corpus di opere esposte nello stand di Doris Ghetta riflette sull’interdipendenza di tutti i sistemi viventi e sul fragile equilibrio che che sostiene la vita sul nostro pianeta. Si avvicina a questa riflessione anche la proposta di RIBOT, con i lavori di Tomás Díaz Cedeño e Virginia Russolo, che indagano tematiche affini, arrivando a concepire opere formalmente molto diverse ove è possibile riscontrare lo stesso interesse nei confronti della cultura ancestrale, delle pratiche rituali, della natura e dei suoi meccanismi di funzionamento, anche in relazione all’intervento dell’uomo e ai processi trasformativi indotti o spontanei. In questa lunga rassegna, non manca, da Torino, Mazzoleni, che presenta Echoes of Responsibility: Presence, Matter, Connection, un progetto che riunisce le opere di Salvatore Astore, Iran do Espírito Santo, Andrea Francolino, Jorge Méndez Blake, Rebecca Moccia, Marinella Senatore e Massimo Vitali in un invito a riflettere sul ruolo dell’uomo all’interno del tessuto sociale e ambientale. Le loro opere si fanno specchi che rivelano l’equilibrio fragile tra umanità e natura, promuovendo un senso di connessione e di cura condivisa.

Mazzoleni, London – Torino – Milano. Ph. Mazen Jannoun / Artissima 2025

Dall’estero invece, ad acuire il clima internazionale che si respira tra i corridoi dell’Oval Lingotto c’è Sprovieri, c’è Oktem Aykut con u bello stand che fa dialogare Francesco Albano e Aret Gıcır,c’è Rossi&Rossi, da Hong Kong – dove ti accolgono con un “benvenut* in Tailandia” per farti immergere nelle opere di Mit Jai Inn, che come dice anche lui «colmano il divario tra il mondo materiale e l’anima e lo spirito». First Floor Gallery (Zimbawe) sceglie le nuovissime sculture miniaturizzate autoportanti di Troy Makaza, che fondono la sua tecnica unica con il silicone e la stampa additiva, e anche una nuova serie di opere della serie concettuale di installazioni murali in resina e ricamo di Anne Zanele Mutema, che abbiamo presentato per la prima volta ad Artissima lo scorso anno. Menzione speciale a Vin Vin, da Vienna: The Letdown di Lydia Ricci raccoglie una serie di sculture che rivelano la semplice e complessa esperienza dell’essere vivi. 

Lydia Ricci, The Letdown. Vin Vin, Vienna, Artissima 2025

Il nostro tour chiude con uno sguardo sull’installazione di Itamar Gov proposta da Zilberman. Si tratta di Dulce et decorum, composta da palloncini gonfiabili in alluminio di diverse forme e colori, fissati con fili colorati a un contenitore rosa riempito di elio. Da lontano ci sembra un familiare e allegro gruppo di palloncini, da vicino invece si rivela una collezione di carri armati, aerei da combattimento, elicotteri, esplosioni e fuoco. Immaginazione, o speranza, versus realtà, dunque: ma chissà che il nostro Manuale operativo per Nave Spaziale Terra possa contribuire all’inversione di rotta a partire da coloro che popolano la kermesse, a cui Anna Scalfi Eghenter – in un’opera nello stand di Pinksummer – si rivolge: «I collect because I feed on the inspiration of artists I am a vampire» / (Colleziono perché mi nutro dell’ispirazione degli artisti. Sono un vampiro.). 

Se fosse vero, in questa edizione si può fare un ricco bottino. 

Artissima 2025 – installation view, Pinksummer, Genova
Itamar Gov, Dulce et decorum, Zilberman / Artissima 2025

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