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Il vetro e il marmo —la fragilità cristallina e la durezza della pietra— possono sembrare materiali distanti, quasi contrapposti. Eppure, a Venezia, queste due tradizioni si legano in una storia comune: da un lato la passione dei grandi collezionisti della Serenissima per l’antichità, dall’altro la maestria delle fornaci muranesi. È all’intersecarsi di questi due sguardi sulla materia che Michela Cattai costruisce la sua Archeomateria, personale ospitata nelle sale del Museo archeologico nazionale di Venezia fino al 30 novembre 2026.
Michela Cattai —gallerista, oltre che artista e designer— si forma tra Venezia e Milano, dove fonda, nel 1991, la propria galleria d’arte ART+DESIGN, che dal nome stesso lascia intendere il desiderio della Cattai di fondere insieme discipline e linguaggi differenti. Proprio quest’attitudine la porterà a presentare le sue creazioni in importanti mostre fiere internazionali come Miami Design, PAD London, Salon Art+Design New York, Tokyo Gendai e Art Basel Paris. Le sue opere sono presenti in prestigiose collezioni permanenti, tra cui Stiftung Museum Kunst Palast (Düsseldorf), Museo del Vetro di Murano, Scuola Grande di San Giovanni Evangelista (Venezia), Ambasciata d’Italia di Tokyo e Museo Galleria d’Arte Moderna Carlo Rizzarda (Feltre).

In tutte queste occasioni ciò che presenta la Cattai sono opere in vetro, cuore pulsante della sua produzione, che ora si trovano in un contesto d’eccezione, a dialogare con i lasciti del patriziato veneziano alla Serenissima. L’idea alla base di questo incontro è proprio quello di porre il vetro della Cattai in dialogo con la scultura classica, come se i suoi vasi dai colori delicati raccogliessero e contenessero l’eredità dell’antico nelle loro scanalature e nei loro chiaroscuri. Il vetro, con la sua trasparenza e la sua possibilità di rottura, introduce qui un ritmo diverso dentro le sale del museo: meno solenne, più tattile, più vicino al modo in cui oggi guardiamo e abitiamo gli oggetti.
Sono due le serie che la Cattai ha deciso di esporre per sottolineare questa continuità tra passato e presente, tra marmo e vetro. ArcheoMateria, da cui l’esposizione prende il nome, presenta produzioni dalle forme ancestrali, simili a reperti. Le superfici, arricchite da filamenti metallici, testimoniano la maestria dell’artista nel bilanciare regola e creatività, passato e presente. Questi inserti non suggeriscono decorazione, ma sedimentazione: il vetro diventa materia che registra il tempo, invece di resistergli.

La serie Colonne d’aria si ispira invece agli eleganti fusti delle colonne antiche, di cui la Cattai riprende le scanalature per trasformarle in un gioco di pieni e vuoti nella superficie cristallina del vetro.
Come spiega l’artista stessa: «Con ArcheoMateria ho voluto instaurare un dialogo rispettoso e consapevole con la classicità, riconoscendo nel vetro un materiale capace di accogliere la memoria e proiettarla nel presente. Esporre le mie opere all’interno del Museo archeologico nazionale di Venezia rappresenta un’occasione preziosa per riflettere sul legame tra patrimonio storico e ricerca contemporanea, e su come la materia possa farsi ponte tra ciò che è stato e ciò che ancora siamo chiamati a diventare».
















