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Una nuova torre per Pisa: è l’opera matematica e alchemica di Gianni Lucchesi
Progetti e iniziative
Pisa si è svegliata con una torre in più: è OPERAE, l’opera monumentale di Gianni Lucchesi che, fino al 25 novembre, trasforma Piazza dei Cavalieri in un punto di incontro tra matematica, filosofia e arte contemporanea. Alta 13 metri, la scultura si compone di 12 cubi di cemento ruotati secondo la progressione di Fibonacci e culmina in una figura umana a grandezza naturale, immobile e contemplativa, che guarda verso l’orizzonte.
Lucchesi, artista pisano, classe ’65, costruisce una riflessione sulla proporzione aurea e sull’ordine segreto del mondo. Il cemento, simbolo della modernità industriale, viene rivestito d’oro, da sempre ritenuto un metallo capace di evocare il divino e l’incorruttibile. Ne nasce una sorta di alchimia contemporanea, un “rito di trasmutazione” che, come scriveva Carl Gustav Jung, «Restituisce alla materia la sua dignità spirituale». Lungo la superficie, in colore oro, scorrono i sigilli ermetici di Giordano Bruno come proiezioni dei solidi platonici, figure che Platone stesso riconosceva come «Principi eterni della creazione».

La scelta di Pisa non è casuale. È qui che nel XIII secolo nacque Leonardo Fibonacci, autore del Liber Abaci (1202), che introdusse in Occidente la sequenza matematica destinata a diventare paradigma di bellezza naturale. Dopo le tappe di Milano e Genova, l’opera torna simbolicamente “a casa” in occasione delle Giornate di Fibonacci (21–24 novembre), grazie al sostegno del Comune di Pisa e alla collaborazione della Scuola Normale Superiore di Pisa, dell’Università di Pisa, della Scuola Superiore Sant’Anna e dell’Archivio di Stato.
«OPERAE è un easter egg matematico», spiega Federico Poloni, docente di Analisi numerica all’Università di Pisa, intervenuto alla conferenza stampa di inaugurazione del 6 novembre: «Come nelle incisioni di Dürer o nelle architetture impossibili di Escher, la torre nasconde riferimenti che solo i matematici riconoscono e apprezzano: un omaggio discreto alla bellezza intrinseca dei numeri». Ma c’è di più: come l’intelligenza artificiale, nata da algoritmi, genera linguaggi e immagini che superano la logica che li ha generati, così la sezione aurea regola le forme naturali con una coerenza che resta misteriosa.

Di fronte al Palazzo della Carovana, la superficie dorata della torre trova eco nei graffiti vasariani che ornano la facciata della Scuola Normale: allegorie della conoscenza, simboli zodiacali, figure mitologiche. Due pelli di pietra e cemento, due linguaggi visivi separati da cinque secoli che dialogano come testi da decifrare. Dove Vasari celebrava il potere mediceo attraverso il simbolismo astrologico, Lucchesi celebra il pensiero e la ricerca dell’uomo in un gioco di rimandi tra la geometria rinascimentale e l’architettura digitale.
«Il rapporto aureo attraversa i millenni — dal Partenone a Palladio, fino agli algoritmi di Santiago Calatrava e all’architettura parametrica contemporanea — dimostrando che certe proporzioni parlano un linguaggio universale», afferma l’architetto Carlo Alberto Arzelà. «E come le teorie sull’origine dell’universo cambiano la nostra prospettiva, così Lucchesi ci invita a sederci sulla nostra cultura e guardare verso un orizzonte dove tutto può essere rimesso in discussione».

In OPERAE confluiscono Platone, Fibonacci e Bruno; con loro la geometria sacra, la sequenza aurea, il pensiero ermetico. Tutto converge in un’unica forma verticale che si fa segno, linguaggio e rito. Pisa, antica Repubblica marinara e ponte tra Oriente e Occidente, dove Fibonacci importò la matematica araba e Galileo sfidò Aristotele, diventa così il luogo ideale per questa restituzione. La torre di Lucchesi si innalza come un monumento alla complessità del pensiero umano, un’architettura dell’infinito che interroga il nostro tempo e la sua fede negli algoritmi.














