12 novembre 2025

Tutti i dati degli ultimi 30 anni sui musei italiani sono disponibili online

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MondoMostre e Università Roma Tre presentano il Libro Bianco dei Musei Statali Italiani, pubblicazione che analizza i dati degli ultimi 30 anni, consultabili e comparabili anche online su un nuovo database

Parco Archeologico del Colosseo

Ormai, per misurare la vitalità di un museo, si passa principalmente attraverso due dati: i visitatori e gli incassi. Ma le informazioni che si possono ricavare attraverso lo studio dei “numeri” dei siti culturali, dall’impatto economico al valore sociale e alla capacità di restituire conoscenza, possono aumentare esponenzialmente, prendendo in considerazione anche altri parametri. È questa la prospettiva inaugurata dal Libro Bianco dei Musei Statali Italiani 1996–2023, presentato pochi giorni fa presso la Sala Spadolini del Ministero della Cultura da MondoMostre in collaborazione con l’Università Roma Tre. Insieme al volume, edito da Cedam – Wolters Kluwer, è stato lanciato anche il Database dei Musei Statali Italiani, il primo archivio digitale pubblico e integrato dedicato al settore, accessibile gratuitamente sul sito di MondoMostre.

I due strumenti sono distinti ma complementari e ridisegnano il modo di leggere il sistema museale italiano: il Libro Bianco interpreta e analizza i dati raccolti in quasi trent’anni di attività, mentre il Database li rende consultabili e comparabili. Il patrimonio delle informazioni rimane così a disposizione di ricercatori, direttori di museo e policy maker.

Pompei, Foro, ph. Silvia Vacca

«Con il Libro Bianco e il Database dei Musei Statali abbiamo voluto trasformare trent’anni di dati in una base di conoscenza condivisa», ha dichiarato Tomaso Radaelli, Presidente di MondoMostre. «Il nostro intento non è solo quello di fotografare il passato, ma di offrire strumenti concreti per comprendere e supportare il futuro della gestione museale italiana. Con questo progetto MondoMostre entra in una nuova fase, in cui la cultura si misura, si interpreta e si condivide attraverso i dati, rendendo possibile una programmazione fondata su evidenze e non su impressioni. Il nostro obiettivo è che questo strumento possa ampliarsi a livello europeo, per costruire un ecosistema comune di dati culturali e favorire la cooperazione tra istituzioni».

Frutto di una ricerca coordinata da Flaminia Musella e Laura di Pietro dell’Università Roma Tre, il Libro Bianco ricostruisce le dinamiche economiche e culturali dei musei statali dal 1996 al 2023, delineando tendenze, criticità e strategie di crescita. In 27 anni, oltre un miliardo di visitatori ha attraversato circa 450 istituti statali, generando ricavi per 4,4 miliardi di euro. Tuttavia, l’85% di queste risorse si concentra in 25 grandi attrattori, con il Parco archeologico del Colosseo, le Gallerie degli Uffizi e l’Area archeologica di Pompei che da soli rappresentano più della metà dei flussi e dei ricavi complessivi.

L’analisi evidenzia anche l’effetto dell’autonomia gestionale introdotta nel 2015 dall’allora Ministro della Cultura Dario Franceschini: istituti come il Museo Archeologico Nazionale di Napoli o la Galleria Borghese hanno registrato un aumento significativo di visitatori e ricavi, segno che una gestione più diretta e flessibile può favorire una certa crescita, anche se non sempre può corrispondere alla sostenibilità del sito o alla tutela del patrimonio. Dal punto di vista degli introiti, per esempio, rimane cristallizzata la differenza tra i grandi attrattori e le istituzioni considerate minori e decentralizzate, che non possono certamente competere su questo livello, penalizzate non solo da una struttura economica che continua a prediligere i grandi numeri, ma anche da altri fattori sui quali difficilmente il museo può intervenire direttamente, quali infrastrutture e logistica.

Gallerie degli Uffizi

In ogni caso, a prescindere dalle infinite possibilità di interpretazione dello stesso numero, il nuovo Database dei Musei Statali Italiani rappresenta una risorsa utile per ricerche e approfondimenti. Per esempio, elemento di particolare rilievo è la ricostruzione dei servizi aggiuntivi, dalle audioguide ai bookshop, dai caffè ai ristoranti museali, che dal 1998 al 2021 hanno coinvolto circa 200 milioni di utenti, generando oltre 960 milioni di euro di ricavi. La gestione da parte dei concessionari privati, tuttavia, limita l’impatto economico diretto per lo Stato, che trattiene mediamente solo il 13% delle royalties.

«Il Libro Bianco dei Musei Statali Italiani rappresenta un passo decisivo verso una conoscenza fondata su dati e analisi, in grado di supportare le politiche culturali e le strategie di valorizzazione del patrimonio nazionale. La collaborazione tra Università e impresa culturale, in questo caso con MondoMostre, dimostra quanto la ricerca accademica possa contribuire concretamente alla costruzione di strumenti utili per il sistema museale e per il Paese», ha commentato Carlo Alberto Pratesi, Università Roma Tre.

Integrando le fonti del Ministero della Cultura e dell’ISTAT in un’unica piattaforma interattiva e open access, il Database restituisce trasparenza al sistema museale italiano, analizzando dati storici su visitatori, incassi, servizi aggiuntivi e royalties, incrociandoli con i flussi turistici e i dati demografici per provincia e regione. La piattaforma permette di effettuare ricerche personalizzate, confrontare musei per performance o territorio, e soprattutto di comparare in modo semplice e intuitivo più variabili relative a diversi siti culturali, creando così metri di paragone tra istituzioni, regioni o periodi storici. Uno strumento utile, dunque, per valutare l’efficacia delle politiche culturali e individuare buone pratiche replicabili.

1 commento

  1. Avendo cominciato a lavorare nel 1995 prima come accompagnatore e poi come tour operator conosco molto bene la realtà dei musei ed aree archeologiche italiane.
    Per quanto la realtà museale sia molto cambiata e modernizzata rispetto a 30 anni fà purtroppo la maggior parte dei visitatori e degli incassi sono sempre negli stessi sitii vari.
    Gli enti preposti, Enit, ministero della cultura ed enti locali non fanno conoscere e non pubblicizzano abbastanza sia in Italia che all’estero altri siti, tra l’altro creando il fenomeno dell’overtourism.
    Poi c’è la questione ricavi in cui spesso lo stato pur riscontrando molti visitatori ha ricavi bassi.
    Anzichè riconscere giornate gratis e la graitità per i minori, perchè, come in molti altri paesi non riconoscono una riduzione?
    Magari la gratuitità potrebbe essere usata solo per promozionare i siti meno conosciuti!

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