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Addio ad Anna Toscano, morta la scrittrice che amava Venezia
Personaggi
di redazione
Docente a Ca’ Foscari, fotografa, poetessa, drammaturga, giornalista e critica culturale: è una figura estremamente poliedrica quella di Anna Toscano, che è venuta a mancare a soli 55 anni. Nata a Treviso e veneziana d’adozione, la Toscano viveva in laguna ormai da sette anni. La sua scrittura – in prosa come in versi – è sempre stata un modo di abitare il mondo: fragile e fortissima insieme, quotidiana e necessaria. Amava raccontare storie di donne, restituendo voce e dignità a biografie spesso marginali o dimenticate.
Nei suoi versi la morte non era mai un’astrazione, ma una presenza domestica, intimamente frequentata, come in Al buffet con la morte (La Vita Felice, 2018): «faceva cadere la forchetta a mio padre / rovesciava l’acqua a mia madre».
Nel 2023 aveva firmato Il calendario non mi segue. Goliarda Sapienza per Electa: piccolo libro diventato rapidamente un caso editoriale, nella collana Oilà dedicata alle protagoniste del Novecento italiano. Un omaggio a una scrittrice “fuori asse”, come molte delle figure che Toscano sentiva prossime: donne difficili, eccentriche, radicali. Poche settimane fa era stata ospite a Pordenonelegge.

Con il marito Gianni Montieri, la Toscano aveva scritto 111 luoghi di Venezia che devi proprio scoprire, guida affettiva e anti-retorica fatta di masegni, panni stesi, calli laterali. Alla città aveva dedicato anche Da ogni dove, contributo per The Passenger (2023), e un vibrante ritratto di Campo Santa Margherita nella trasmissione Le Meraviglie su Rai Radio 3: un campo che «vibra di vivace vita quotidiana».
Nel 2019 aveva invece raccontato il dramma dell’Acqua granda, e, l’anno seguente, quello della pandemia, con una lucidità mai disinnescata: Venezia, diceva, era diventata «una quieta disperazione», citando Mario Stefani.
Per la Biennale Teatro 2022 aveva affidato a un video un monologo intimo e delicato sul colore rosso, sulla poesia e sulla malattia: «A volte anche la poesia ha qualcosa di rosso». Parole che oggi risuonano veramente come un commiato involontario.












