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C’è anche un po’ di Venezia in questo Natale a Brooklyn, con Monet
Fotografia
Continua il nostro giro a New York, immersi nell’atmosfera natalizia. Questa volta siamo a Brooklyn: tra ghirlande sulla porta d’ingresso, pupazzi di neve gonfiabili agli incroci, fiocchi rossi alle finestre e luminarie in giardino, attraversiamo il quartiere di Prospect Heights. Le decorazioni qui non riguardano solo il Natale ma anche la celebrazione ebraica Hanukkah (14 – 22 dicembre) e quella afroamericana Kwanzaa (26 dicembre – 1 gennaio).




La nostra meta è il Brooklyn Museum che, in questo momento, ospita due mostre da vedere. La prima, molto affollata, è la più grande mostra museale dedicata a Claude Monet a New York in oltre 25 anni. L’esposizione presenta più di 100 opere, tra cui il Palazzo Ducale del Brooklyn Museum e Il Canal Grande del Fine Arts Museums di San Francisco.
Insieme a una selezione di opere che ricoprono tutta la carriera di Monet, figurano anche 19 dei suoi dipinti veneziani. Monet una volta affermò che Venezia era «Troppo bella per essere dipinta», una sfida che egli accettò. La visione singolare dell’artista è anche messa in dialogo con le rappresentazioni della città di artisti come Canaletto, Paul Signac, John Singer Sargent e Pierre-Auguste Renoir. Mentre altri si concentravano su strade e canali piene di persone, l’interpretazione di Monet è priva di presenza umana. Al contrario, cattura l’interazione tra l’architettura, il colore e la luce, avvolgendo gli spettatori, che arrivano nelle sale infreddoliti, nell’atmosfera azzurra della città tra le suggestioni sonore di Niles Luther, compositore attualmente in residenza artistica al museo.

Salendo al piano superiore, i visitatori diminuiscono drasticamente ma le foto di Seydou Keïta che ci appaiono sono stupende e toccanti. Seydou Keïta: A Tactile Lens è la più ampia mostra nordamericana dedicata al lavoro del leggendario fotografo maliano. Oltre 280 opere includono stampe, ritratti inediti, tessuti e oggetti personali di Keïta, tutti a new York grazie alle testimonianze uniche della sua famiglia. Organizzata dal Brooklyn Museum, la mostra ci porta a Bamako, tra la fine degli anni ’40 e l’inizio dei ’60, un’epoca di profonde trasformazioni politiche e sociali.

Collaborando strettamente con i suoi modelli, Keïta ha documentato l’evoluzione del Mali attraverso la scelta di sfondi, accessori e abiti, dai tradizionali abiti eleganti alla moda europea. Queste fotografie hanno iniziato a circolare in Africa occidentale quasi 80 anni fa. All’inizio degli anni ’90 hanno raggiunto il pubblico occidentale, sconvolgendo il mondo dell’arte e incoronando Keïta come principale fotografo di studio dell’Africa del XX secolo, alla pari di August Sander, Irving Penn e Richard Avedon. Le immagini rivelano non solo il panorama emotivo dei maliani ma anche le trame della vita in un Paese in rapida evoluzione.












