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Da ieri il multiforme movimento pittorico denominato Scuola Romana ha perso il suo ultimo interprete. Renzo Vespignani, 77 anni, si è spento a causa di complicazioni durante un intervento chirurgico nell’ospedale San Camillo, nella sua Roma.
La capitale era invasa dai nazisti quando Lorenzo (detto Renzo), nel 1944, inizia a disegnare, dipingere e a dedicarsi all’incisione. Alla fine della guerra comincia ad esporre e collabora come illustratore in riviste politico-letterarie come la “Domenica”, la “Folla” e la “Fiera Letteraria”.
Fondò una rivista (“Città Aperta”) e fece parte dei gruppi “Il pro e il contro” e la “Scuola di Portonaccio” che prendeva il nome dal quartiere romano dove il maestro era nato. Le opere esposte alla sua prima personale alla galleria ‘La Margherita’ (1945), erano inevitabilemente connesse alla guerra, alla distruzione e alla morte, riflesso di un dramma vissuto in prima persona. E’ netto il contrasto con la poetica dei più anziani Scipione e Mafai, signori dell’arte romana in questi anni, ed è molto più vicina al maestro l’arte realista di area tedesca ed austriaca.
Dopo una fase realista, affascinata dalla Nuova Oggettività dei tedeschi Grosz e Dix, nel dopoguerra la sua arte ha indagato tematiche che proprio oggi vediamo tornare prepotentemente in auge: la riflessione sulla città, il disagio ed il riscatto possibile della periferia. La poetica di Vespignani si affianca così a quella dei grandi registi (De Sica e Rossellini su tutti) che, in Italia e non solo, segnarono la nascita e l’affermarsi del neorealismo. Il percorso sulla tematica urbana si conclude idealmente nel 1985 quando, all’Accademia di Francia di Villa Medici a Roma, espone in una mostra che indaga i rapporti del suo lavoro con quello di Pier Paolo Pasolini. Il maestro intrattenne infatti notevoli rapporti con la letteratura, ancora una volta grazie alla sua attività di illustratore per opere di Kafka, Boccaccio, Majakowsky, Leopardi.
Ultimamente il maestro aveva avuto modo di far sentire la sua voce durante le polemiche seguite all’inaugurazione della mostra ‘Novecento’ ancora aperta alle Scuderie Papali di Roma. Le sue opere, come quelle di altri esponenti della Scuola Romana, vennero infatti escluse dal curatore Maurizio Calvesi.
Numerose sono state le sue partecipazioni a rassegne internazionali e nazionali: è stato più volte invitato alla Biennale di Venezia (1950, 1952, 1954 e 1984, con una sala personale) e alla Quadriennale di Roma nel (1950 e 1972).
Lascia il posto di presidente dell’Accademia di San Luca; la notizia della morte è stata data dalla prima moglie del pittore, la gallerista e presentatrice tv Netta Vespignani. La camera ardente verrà allestita in Campidoglio e i funerali si officieranno domani in Santa Maria degli Artisti.
M.T.
[exibart]
Tributo, Cordoglio, Nostalgia.
A presto, Biz.
un testimone sensibile, un traduttore sottile di squarci di vita difficile…così scoprii Vespignani con la sua mostra “come mosche nel miele” e così incominciai ad amare la sua matita ossessiva, minuziosa ed avida di particolari dei ragazzi di vita.
Mi unisco al cordoglio per la scomparsa di un grande protagonista della scena artistica del ‘900 italiano.