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23
maggio 2013
Fino al 2.VI.2013 MAGNITUDO MAC, Lissone
altrecittà
Archeologia postmoderna e umanità eroica. Nel nuovo corso del MAC di Lissone è in scena un “magnitudo” doppio, con Andrea Salvatori e Simone Pellegrini che ci portano sull'orlo di un continuo rendez-vous -
Sotto l’egida di un titolo come “Magnitudo”, Alberto Zanchetta neo-direttore del Museo d’Arte Contemporanea di Lissone, mette a confronto le opere di Simone Pellegrini e di Andrea Salvatori. Visitando la mostra si ha la sensazione che le viscere della terra stiano fremendo per farci riscoprire oggetti ormai desueti e immaginari sopiti solo in apparenza. Siamo cioè coinvolti in un terremoto di tipo sussultorio, nel caso di Salvatori, e ondulatorio, per quanto riguarda Pellegrini. La carta frastagliata di quest’ultimo, che ricorda molto da vicino le fratture tettoniche, pare volerci far rivivere l’origine dell’uomo e della pittura.

Tuttavia: non si tratta di una pittura figurativa ma di un “disegno” fortemente simbolico, oltre che di un “discorso” che l’artista ha ordito e perfezionato nel corso degli ultimi quindici anni. Nelle opere di Pellegrini si respira un pathos fisio-logico, che lo spettatore è tenuto a desumere dalle anomalie dei corpi in ivi rappresentati, straziati e stravaganti, che corrispondono a una radicale revisione del concetto di identità e alterità. Frammento dopo frammento l’artista dà forma a un grande fregio della vita, sogno di un’umanità eroica ed erotica ove l’inconscio muscolare si riconnette a un delirio sessuale-divinatorio.
Alla pulsione primordiale di Pellegrini si contrappone l’archeologia postmoderna di Salvatori. Zolle di terra indurita – ma sarebbe più corretto dire creta – in cui troviamo intrappolate alcune leziose statuine. Sono piccoli animali oppure minute figure, chincaglierie di poco pregio solitamente confinate nei mercatini delle pulci o negli abbaini di famiglia, vittime di un oblio e di un’obsolescenza che viene qui riesumata (dalla memoria) e rivitalizzata (dal fittizio scavo archeologico). Il recente passato sembra quindi palesarsi a guisa di “reperto”, di “ri-scoperta” fortuita e fortunosa. Salvatori mette in atto una parodia dei codici mediante una meta-scultura che plasma la ceramica innestandola su ceramiche preesistenti; ovviamente è una violazione/violenza gratuita e divertita, come attestano gli aeroliti che poggiano sul carapace di una testuggine oppure quelli in bilico, precario e perpendicolare, sulla testa di una ballerina.
Attraverso la suggestione di un terremoto, ciò che sembrava inconciliabile – vale a dire gli ignei disegni di Pellegrini e le ironiche sculture di Salvatori – trova in questa mostra la sua naturale predisposizione al rendez-vous.
Andrea Fabris
Dal 6 aprile al 2 giugno 2013
Magnitudo – Museo d’arte contemporanea di Lissone
Viale Padania, 6 20851 Lissone
Orari: Lunedì chiuso, martedì, mercoledì, venerdì 15.00-19.00 giovedì 15.00-23.00 sabato e festivi 10.00-12.00 / 15.00-19.00
Info:039 2145174 – 039 7397368 museo@comune.lissone.mb.it












