27 agosto 2014

Biennale di Busan, ovvero come conoscere la Corea attraverso tre mostre. E una serie di grandi nomi, grazie alla Maeght Foundation

 

di

Ange Leccia - Laure - Paris, 1999 - still da video - 60’ - courtesy l’artista
Una nuova visione sulle funzioni e i ruoli dell’arte nel mondo precario di oggi. Questa l’idea da cui muove la nuova edizione della Biennale coreana di Busan, curata da Olivier Kaeppelin (direttore della francese Fondazione Maeght) e che prenderà il via il prossimo 20 settembre, nella città del sud della penisola asiatica. A latere, inoltre, vi saranno anche altre due mostre, di cui una intitolata “Biennale Archive”, che racconterà la storia di espansione degli artisti coreani contemporanei all’estero, mentre l’altra “Asian curatorial”, è realizzata da una serie di giovani curatori asiatici provenienti da città con contesti simili a Busan: Yokohama, Shanghai e Singapore e così via, e offrirà una piattaforma per incontrare non solo artisti ma anche imprese creative di tutta l’area del sud est asiatico. Qualcuno potrà dire che si tratta dell’ennesima biennale sparsa per il mondo? Forse si, ma la direzione di Kaeppelin almeno quest’anno garantirà qualche ben solido nome: Adrian Paci, Ange Leccia, Anish Kapoor, Darren Almond, Jaume Plensa, Jean-Luc Moulene, Lucy e Jorge Orta, Oleg Kulik e Vik Muniz, solo per citarne alcuni. 
«Inhabiting the world [il titolo della kermesse n.d.r.] implica atteggiamenti attivi e vivacità verso il mondo, così come la volontà di rispondere alle sollecitazioni del pianeta, al suo cambiamento, come ricordano anche le caratteristiche della città di Busan. Abbiamo scelto opere d’arte che possono costituire prove della contemporaneità e disporsi come attivatori del futuro, per rappresentare la coscienza che ancora rimane nell’arte contemporanea e negli artisti durante questo tempo incongruente e incoerente, nella società più materialista», ha spiegato il direttore. 

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