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Fin dalla sua nascita l’Esposizione internazionale d’arte di Venezia è stata il ritratto dei cambiamenti in atto nella società. Questa edizione non sarà da meno, toccando tematiche legate all’attualità e alla politica. L’India e il Pakistan per esempio saranno uniti dagli artisti Shilpa Gupta, da Mumbai, e Rashid Rana, da Lahore, che terranno una mostra insieme per esplorare il concetto di divisione territoriale.
All’interno della Chiesa di San Gallo l’artista concettuale Patricia Cronin presenterà una teca in onore delle donne vittime di violenza e repressione, uno degli altari invece sarà dedicato alle 276 scolare rapite da Boko Haram in Nigeria. Il Padiglione cileno esplorerà la sua storia attraverso le opere di Paz Errazuriz e Lotty Rosenfeld, incentrate sul passaggio del Cile dalla dittatura alla democrazia. Non sorprende che gli artisti ucraini quest’anno siano fortemente influenzati dal conflitto ancora in corso nel loro Paese e perfino il Padiglione dell’Antartide non sfugge alla tentazione di raccontare un evento molto attuale: Concordia, di Alexander Ponomarev, esamina il disastro della nave da crociera.
L’arte è sempre stata influenzata dalle vicende politiche del suo tempo, ma quest’anno potrebbe incidere sulla politica in maniera più diretta. La Biennale infatti si tiene proprio in concomitanza delle elezioni generali britanniche, spostando su Venezia l’attenzione del mondo dell’arte, solitamente molto attivo nelle battute finali della campagna elettorale. (Giulia Testa)