30 ottobre 2015

Artisti in prima linea

 

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La crisi migratoria degli ultimi mesi è entrata nelle gallerie d’arte e nei musei per mezzo di artisti che hanno fatto dell’argomento l’oggetto della propria produzione. C’è chi ha condiviso con i profughi il destino di fuggitivo, chi è rimasto affascinato dal parallelo tra passato e presente, e chi ha anticipato questa emergenza con i propri lavori. 
L’artista iraniano Shahpour Pouyan, per esempio, ha rivisitato alcune antiche miniature persiane in chiave attuale, lavorando molto sul simbolismo dei colori e dei materiali utilizzati. Come l’argento che in passato era usato per dipingere il mare, lo stesso che oggi  inghiotte le vite di chi prova ad attraversarlo. 
Bissane al Charif ha vissuto la tragedia della guerra in Siria e le sue conseguenze con gli occhi di chi ha dovuto lasciare il proprio paese senza sapere se ci ritornerà. Nella sua installazione Mémoire de Femmes, intervista otto donne siriane costrette ad abbandonare tutto per fuggire dal conflitto. Un’intensa riflessione sul concetto di perdita e sull’importanza dei propri affetti, anche materiali. 
Il camerunense Barthélémy Toguo ha precorso i tempi con Urban Requiem, un’installazione presentata anche alla Biennale di Venezia. L’opera è un insieme di grandi timbri di legno che riproducono parole ed espressioni usate dai media, anche in riferimento ai migranti. 
I tre artisti hanno toccato la questione in modi molto diversi tra loro, mossi dal comune intento di portare le vite e le storie dei migranti al centro del dibattito internazionale, non solo artistico. (Giulia Testa)

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