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Il fotografo e curatore siriano Issa Touma è anche il fondatore della Le Pont Gallery ad Aleppo, una delle città più antiche del mondo ormai tristemente ridotta a un cumulo di macerie. Nel 2012 aveva dato vita all’Art Camping Project, un progetto artistico che voleva portare un po’ di speranza tra gli orrori della guerra, un modo per diffondere energia positiva e restituire fiducia alle persone colpite dal conflitto, perché i siriani non sono solo un numero di morti da leggere sulle pagine della stampa internazionale. Tra i suoi ultimi lavori c’è anche il libro “Women we have not lost yet” (le donne che non abbiamo ancora perso), che raccoglie i ritratti – parzialmente oscurati – di quindici giovani donne rifugiatesi nella sua galleria lo scorso aprile.
Come l’80 per cento degli artisti e intellettuali siriani, anche Touma ha lasciato il paese e ora vive in Olanda. Ma dopo aver trascorso un periodo in Europa al sicuro dai bombardamenti ha deciso di tornare in Siria per riprendere il suo progetto e aiutare il paese a uscire dalla crisi. E quando gli si chiede come pensa che andrà a finire la guerra, risponde: “Ci sarà una possibilità solo quando si smetterà di inviare armi in Siria”. Ogni riferimento è puramente casuale. (Giulia Testa)
Fonte: The Art Newspaper





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