22 novembre 2016

41esima Artefiera. Presentazioni ufficiali al Mudec di Milano; alla ricerca di un’identità nuova, senza trionfalismi, ma consapevolezza

 

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Partiamo subito dalle sezioni, quattro: la nuova dedicata alla”Fotografia”, curata dalla stessa direttrice Angela Vettese, con 8 gallerie, e “Nueva Vista”, dove il direttore artistico di viafarini Simone Frangi selezionerà una serie di pochissime gallerie che esamineranno le relazioni tra arte e mercato. E poi i “Solo Show” e la classica “Main Section” e anche una “Print Ville”, ovvero una cittadella all’ingresso dei Padiglioni di piazza della Costituzione dedicata a libri d’artista, edizioni rare e affini, con relativo spazio per i talks. Siamo al Mudec di Milano, dove stamattina si è presentata la 41esima edizione di Artefiera, dal prossimo 27 gennaio a Bologna.
Franco Boni, nuovo Presidente di BolognaFiere, introduce la nuova direttrice dicendo senza mezzi termini che ci si sta adoperando per rinnovare la fiera sul territorio italiano e internazionale, dopo gli ultimi anni di appannamento. Una necessità anche culturale, con la volontà di creare reti tra le varie istituzioni della città. 
Si inizia immediatamente il discorso dalla rinnovata veste grafica che riprende il concetto di “Arte è natura”: polpi, meduse, una ranocchia e braci, foglie, peperoncini: «Perché la natura, con il suo stupore, lo scandalo, la meraviglia provoca la stessa reazione che accade di fronte all’arte, che alla natura da sempre si è ispirata», spiega Vettese mettendo le mani avanti su queste immagini che sono state accolte come decisamente discutibili, nonostante le buone intenzioni.
Ma per la neo direttrice, come dice lei stessa, è “una grande prima volta”: «Ho fatto tutti i mestieri dell’arte, ma non mi ero mai occupata di fiere. Per me, da ragazza, Artefiera era il gioco dell’attribuzione delle opere. Sicuramente in questa nuova esperienza andrò aiutata, ma per fortuna ci sono buone spalle all’interno della manifestazione», dice.
Un pensiero ovviamente va ai predecessori, Verzotti e Spadoni ed Evangelisti, che hanno permesso una forza economica doppia, negli anni, rispetto – e nonostante – l’ascesa di miart e Artissima.
Gli altri punti? Una piccola e significativa riduzione di gallerie, che quest’anno sono 133, di stragrande maggioranza italiana. «I partecipanti sono meno perché nell’ambito dei prodotti di alta gamma bisogna fare selezione, nonostante queste siano parole sgradevoli», spiega Vettese, affiancata nella scelta dai galleristi Bonomo, Niccoli, Trisorio, Di Carlo, e dal critico Roberto Pinto e dalla storica Maria Grazia Messina.
Le premesse, e le promesse, sono dunque quelle di una fiera più curata specialmente negli stessi stand, a cui è stato chiesto di eliminare l’effetto accrochage.
Invariati invece i premi: Euromobil under 30, Videoinsight e Rotary Club Valle del Samoggia, «che danno un po’ di sale alla manifestazione, specialmente in un’epoca dove difficilmente gli artisti più giovani riescono a produrre le proprie opere», chiosa la direttrice.
Mauro Stefanini della galleria Open Art di Prato, neo presidente di ANGAMC annuncia invece il Premio alla carriera a un gallerista, «Perché molto spesso, grazie alla loro passione, sono stati anche gli artefici della storia dell’arte», dice Vettese.
Torna poi ArtCity, con la sezione “Polis” – mostre e manifestazioni dedicate al “pensiero” di una città – che culminerà con la sua ArtNight, «Perché qualcosa che viene dalla fiera vada a inserirsi nel tessuto urbano, comprendendo i luoghi della cultura cittadina, dal Mast all’Opificio Golinelli».
E allora, insomma, benvenuta “nuova” Artefiera, con un passo non più lungo della gamba, ma ben calibrato e con umiltà, per ricominciare. Forse in un mood un po’ understatement rispetto ai trionfalismi dei quali molte altre fiere si riempiono la bocca, ma che denota una buona prassi di consapevolezza.

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