16 aprile 2011

fino al 18.IV.2011 Marco Angelini. Parola Informa. Roma, b>Gallery

 
Il viaggio come status vivendi e la parole come elemento primario visivo sono alla base di un processo socio-semiologico che pone l'accento sulle logiche evolutive del linguaggio...

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Reduce dal recente progetto Solchi Urbani, che voleva essere una riflessione sulle reciproche influenze tra la città e l’essere umano, Marco Angelini (Roma, 1971) presenta alla B>Gallery di Roma un’esposizione tramite la quale, per la prima volta nella capitale, presenta la sua ricerca sulla parola.

Agli studi in sociologia e psicologia, Angelini ha sempre affiancato le sue passioni per l’arte ed il viaggio. Esplora il Giappone e gli Stati Uniti, dove sviluppa la sua sensibilità per l’ecologia e l’ambiente che lo portò a sperimentare i primi assemblage; nel 2003 conosce il Baltico e la Polonia, e fa di Varsavia la sua seconda dimora. Ad oggi l’artista vanta esposizioni in diverse parti del mondo e proprio alla vigilia dell’inaugurazione di Parola Informa, Angelini è stato selezionato da Vittorio Sgarbi tra gli artisti per il Padiglione Italia nel Mondo alla prossima Biennale di Venezia. Parola Informa continua a ruotare attorno al tema delle città, quelle città che lui stesso ha vissuo; ma qui l’artista si lascia andare a quel brusio di gente e rumori delle strade affollate, che diventa l’unica pista ipnotizzante. Così le singole parole si confondono, e perdono il loro significato per amalgamarsi in un insieme di segni, simboli e suoni. Da questo insieme l’artista estrapola i singoli segni per crearne di nuovi, carichi di una diversa valenza simbolica. Quello che l’artista vuole far conoscere è la “forma delle parole” usate non come significante ma come elemento primario, estetico: il grafoma è slegato dalla sua valenza fonica e si trasforma in forme e colori base per la composizione grafica dell’opera. In questo modo la parola diventa immagine che autonomamente può comunicare messaggi non strettamente linguistici, ma visivi. All’interno dell’opera la parola occupa un suo spazio relativo e si ripete più volte nella tela con un ritmo costante che enfatizza un messaggio nascosto, come il vorrei disegnare i colori in Israele, scritto in ebraico. Attorno alle parole si sviluppa una pittura corposa, materica, che si serve anche dell’applicazione di oggetti quali reti metalliche, garze e grosse viti. Nonostante ciò le composizioni appaiono equilibrate, sobrie frutto evidente di una lunga elaborazione concettuale. Ogni opera sintetizza le sensazioni di quel brusio confuso iniziale di ciascun paese: Giappone, Corea, Israele, Iraq, India, Grecia, Bulgaria, Serbia, Russia, Italia, Polonia – queste ultime due assenti per la prossima partecipazione al Padiglione Italia nel Mondo – sono rappresentati come frutto di una ricerca semiologica delle relazioni tra i diversi livelli comunicativi di ciascun popolo.

Marco Angelini è dunque figlio dell’arte informale, con qualche sguardo furtivo al dripping di Pollock che utilizza più per il risultato visivo finale, piuttosto che per la sua valenza gestuale.

claudia pettinari

mostra visitata il 15 aprile 2011


dal 2 al 18 aprile 2011

Marco Angelini

A cura di Tiziana Lamusta in collaborazione con Jan Kozaczuk e Stefano Trionfetti.

Roma – b>Gallery

piazza di Santa Cecilia 16

orario: da martedì a sabato 10.00-19.00

Ingresso libero

Info: info@bgallery.it – 0689566077

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