26 aprile 2005

fino al 18.V.2005 Giovanni Colacicchi / Onofrio Martinelli Potenza, Palazzo Loffredo – Galleria Civica

 
Una vicenda umana e culturale che attraversa quasi un cinquantennio della storia italiana. Dal periodo fascista ai primi anni della Repubblica. Da Valori Plastici a Solaria, dalla Metafisica alla Scuola Romana. Ma anche la storia di una profonda amicizia...

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S’inaugura con questa mostra un nuovo spazio espositivo nel centro storico della città, la Galleria Civica nell’ex Cappella dei Celestini, al piano terra dell’appena restaurato Palazzo Loffredo. La mostra è il frutto della collaborazione tra la Banca Popolare del Materano e il Comune nell’ambito del progetto culturale Scenarte 2004, rassegna di arti visive e fotografia.
Curata da Laura Gavioli, l’esposizione è interessante soprattutto perché documenta, attraverso le opere di due artisti poco conosciuti, la vivacità culturale e la circolazione d’idee negli ambienti intellettuali in opposizione alla dominante corrente “strapaesana”. Onofrio Martinelli (Mola di Bari, 1900 – Firenze, 1966), in particolare, aveva, come precisa Valerio Rivosecchi in catalogo, “una qualità sua tipica: quella di accogliere stimoli provenienti da un determinato ambiente senza rinchiudersi in una formula stilistica troppo rigida“. Questa particolare curiosità intellettuale fa della sua pittura un campo di continua sperimentazione pittorica, sempre pronto ad assorbire tutto quello che più lo colpisce senza preoccuparsi di una coerenza stilistica; forse il suo singolare eclettismo gli veniva dalla passione per i musei e per le copie dall’antico.
Dopo un esordio vicino agli artisti di Valori Plastici, in particolare Virgilio Guidi (vd. il Nudo seduto del ‘24 in mostra) e Felice Carena presso il quale compie il suo apprendistato romano, si trasferisce per cinque anni a Parigi dove la sua natura d’avventuriero della pittura ha modo di manifestarsi al meglio.
Onofrio Martinelli, Riposo degli Argonauti, 1934-35
Dai quadri che risentono in maniera evidente della vicinanza con Filippo De Pisis (Natura morta con vaso di fiori e sveglia, ’27; Natura morta metafisica marina, ’28), ad un interessante Collage del ‘27 che ricorda più il Gino Rossi dell’Ecole di Paris che Braque, all’improvvisa escursione nel gusto “biomorfico” di certi pittori surrealisti, complice forse la conoscenza di Savinio, in Pichets et vases (1929) fino allo straordinario Case a Mola (1927) che, nella naturale chiarezza, nei colori assolati, nella costruzione “ferma” scandita dal contrasto luce/ombra ricorda Fattori più che gli impressionisti ma è consapevole anche di Giorgio de Chirico nella particolare prospettiva “a cannocchiale” e nell’atmosfera sospesa. de Chirico lo aveva conosciuto grazie alla mediazione dell’amico Giovanni Colacicchi (Anagni, 1900 – Firenze, 1992), giovane intellettuale meridionale inserito nel fervido ambiente culturale fiorentino: è uno dei fondatori di “Solaria” con Gadda, Montale e Ungaretti, frequenta lo studio fiorentino di de Chirico e con lui ed il fratello Savinio fonda la “Rivista di Firenze” aperta alle ricerche internazionali. È evidente che i due intellettuali hanno in comune la sete di conoscenza ed una natura inquieta ed esploratrice, nascerà un’amicizia che durerà fino alla morte di Martinelli nel ’66 e un sodalizio artistico particolare che arricchirà entrambi. «L’incontro con Colacicchi induce gradatamente Martinelli a lavorare su composizioni dalla spazialità nitida e cristallina, con una passione per la prospettiva che rievoca il tono degli affreschi quattrocenteschi e la luminosità pierfrancescana.» (Rivosecchi) Colacicchi, infatti, da composizioni solide, misurate, di concretezza toscana vicine ad Ardengo Soffici (Ritorno dalla vendemmia, ’22; Uliveto, ’32; I monti Ernici visti dalla Navicella), dopo l’incontro con de Chirico (vedi in mostra Piazza Santa Trinità del ’23-‘24 in cui avverto anche un’eco dei desolati paesaggi urbani di Sironi), si dedica ad una pittura di forme classicheggianti, incantate, a paesaggi sottilmente visionari (Mediterraneo, ’30), ad una personale interpretazione del mito, come nell’allucinato e notturno Orfeo (1931) o nell’enigmatica Niobe (1934) entrambi in mostra, memori di Böcklin, di Hodler.
Giovanni Colacicchi, Piazza Santa Trinita, 1924
I due artisti, che ormai vivevano e lavoravano insieme in uno studio fiorentino che somigliava sempre di più ad una ‘bottega’ quattrocentesca, proprio sul tema del mito si confronteranno più proficuamente e Martinelli dipingerà alcuni tra i suoi quadri più interessanti. Un esempio in mostra è Il riposo degli Argonauti del ’34 – ’35, una composizione classica di pierfrancescana memoria con riferimenti, nelle figure di nudi, all’eleganza di Botticelli, al linearismo di Pollaiolo e alla plasticità drammatica del Signorelli della Cappella S. Brizio, ma anche al simbolismo di Puvis de Chavannes nell’atmosfera irreale che prelude al suo capolavoro, Composizione di nudi del ’39, in cui evidente è l’eco dei pittori nabis, come Vallotton.
Alla “bottega” dei due artisti si unisce negli anni Quaranta anche la pittrice Adriana Pincherle, sorella di Moravia, che sposa Martinelli nel ’43. L’influenza della pittrice, vicina alle accensioni fauve, a Matisse, a Bonnard, si fa subito sentire sulla pittura di Martinelli: basti guardare Figura e fiori (1947) e Natura morta neocubista (1948) in cui è evidente un rinnovato interesse per il colore e per un impianto più libero, meno legato ai limiti del disegno. Adriana mette anche in contatto il marito con i pittori della Scuola Romana da cui Martinelli prende soprattutto il senso del colore sontuoso e acceso di rossi e bordeaux di Scipione nelle belle nature morte con panneggi colorati come Natura morta in rosso (1938) o Fiori secchi su panno rosso (1942) senza sfiorare la complessità di significato, e di critica al regime, che c’era dietro le barocche vedute romane di Scipione. Perché Martinelli rimane, come aveva ben capito il suo amico e compagno di strada Colacicchi, un costruttore di immagini che riusciva ad esaltarsi per l’elementare accordo di due colori: «Poteva formare uomini e poteva accostare un rosa a un azzurro per quello che solamente in sé è un rosa o un azzurro.» (Colacicchi)

link correlati
www.scuolaromana.it
www.scenarte.it

barbara improta
mostra visitata il 19 marzo 2005


Giovanni Colacicchi/Onofrio Martinelli – Un sodalizio artistico 1921 – 1966
Potenza, Palazzo Loffredo Galleria Civica, Largo Duomo (centro storico)
orario di visita: dal martedì alla domenica 9.00 – 13.00 / 17.00 – 21.00 ch lun
ingresso: intero € 2,00; ridotto € 1,00 (studenti fino a 24 anni – adulti oltre i 60 anni) – catalogo a cura di Laura Gavioli edito da R&R Editrice, Matera
per informazioni: Ufficio Stampa Comune di Potenza tel. +39 0971415087 – 415009 – ufficiostampa@comune.potenza.itwww.comune.potenza.it


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