29 maggio 2020

Il Museo della Bibbia fa causa a Christie’s per una vendita illegale

di

La famiglia Green fa causa a Christie’s per condotta fraudolenta, non essendo stata informata della reale provenienza di un artefatto importato illegalmente

La famiglia Green, proprietaria della Hobby Lobby e del Museo della Bibbia, inaugurato nel 2017 a Washington per ospitare la propria collezione, ha fatto causa a Christie’s. Tra gli oggetti esposti figura, infatti, la Gilgamesh Dream Table, un artefatto mesopotamico acquistato dalla famiglia nel 2014, tramite una vendita privata condotta con la casa d’aste. L’autunno scorso il Governo degli Stati Uniti ha però deciso di requisire il reperto, dopo aver scoperto che era stato trafugato dall’Iraq durante i primi anni 2000 e importato illegalmente.

La famiglia Green ha quindi deciso di intraprendere una causa contro Christie’s per non aver appurato la provenienza dell’artefatto e, anzi, per averla insabbiata. Pare infatti che alla famiglia sia stato mandato, prima della vendita, un dossier falso contenente informazioni che attestavano la provenienza legale del reperto.

Il dossier falso e la vera provenienza del reperto

Il dossier in questione, come risulta ai procuratori distrettuali che si stanno occupando del caso, riporta un percorso di vendita dell’opera molto lontano dalla realtà. Tale documento attesta infatti che il reperto, proveniente da un piccolo museo, era stato venuto nel 1981 alla casa d’asta Butterfield & Butterfield a San Francisco, entrando così legalmente nel territorio americano.

Le ricerche effettuate, invece, ricostruiscono una vicenda differente. Secondo le testimonianze raccolte dai procuratori, un acquirente non identificato avrebbe infatti visto il reperto nel 2001 nella casa londinese di un venditore d’antiquariato, tale Ghassan Rihani. L’artefatto sarebbe quindi stato acquistato da lui e portato illegalmente negli USA due anni più tardi. Risulta poi che il venditore, nel 2007, abbia creato un dossier falso per attestare le precedenti provenienze dell’opera, indicandone anche il valore d’acquisto. I dati raccolti dimostrerebbero inoltre che, prima di arrivare alla casa d’asta, il reperto sia stato venduto altre volte, accreditandone così una provenienza legale.

Il motivo per cui la famiglia Green ha fatto causa a Christie’s è quindi quello di avergli inviato una documentazione falsa in maniera consapevole. A sostegno di questa tesi pare inoltre che la casa d’aste non fosse riuscita a verificare lo status del dossier prima della vendita. Infine, pare che anche il proprietario precedente abbia invitato Christie’s a procedere con una vendita privata anziché pubblica.

Peraltro, non è la prima volta che la famiglia Green si trova invischiata in questo genere di scandali. Prima della causa contro Christie’s, il Museo della Bibbia, infatti, era già stato coinvolto nella vendita illegale di altri reperti antichi, come nel caso dei papiri di Ossirinco, trafugati illecitamente dalla biblioteca di Oxford dal professore Dirk Obbink.

LASCIA UN COMMENTO

Per favore inserisci il tuo commento!
Per favore inserisci il tuo nome qui