25 febbraio 2023

In Gran Bretagna il primo sex toy dell’antica Roma: l’ipotesi di un nuovo studio

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Un oggetto ligneo ritrovato nel 1992 nel forte di Vindolanda, tra Inghilterra e Scozia, potrebbe essere il primo sex toy conosciuto dell’antica Roma: l'ipotesi avanzata da un nuovo studio

COURTESY NEWCASTLE UNIVERSITY, ENGLAND

Proviene dai margini settentrionali più estremi dell’Impero Romano, nel Northumberland, una contea del nord-est tra l’Inghilterra e la Scozia, quello che potrebbe essere il primo e unico sex toy risalente a quell’epoca, a grandezza più o meno naturale. In realtà l’oggetto vene rinvenuto nel 1992, nel forte romano di Vindolanda, fatto costruire per ordine di Gneo Giulio Agricola nel 79, dopo la conquista della Britannia del nord, a circa due chilometri dalla parte meglio conservata del Vallo di Adriano. L’area è scavata sistematicamente a partire dagli anni ’30 del Novecento e qui furono ritrovate anche varie tavolette scritte in antico corsivo, da cui emergono molti particolari sulla vita delle guarnigioni delle zone di frontiera.

Tra i vari reperti, anche quello che, inizialmente, fu archiviato come uno strumento per cucire, probabilmente perché fu trovato in un fosso insieme a vari calzari e ad altri accessori per abiti, oltre a prodotti di scarto come ritagli di cuoio e corna lavorate. Ma un nuovo studio, pubblicato sulla autorevole rivista accademica Antiquity, sembra ribaltare la prospettiva – letteralmente – e, tra le varie ipotesi, indica anche quella di un fallo ligneo disincarnato, il primo esempio di questo tipo.

Il gabinetto segreto

Il presunto fallo di Vindolanda è lungo poco più di 15 pollici ma non è escluso potesse essere più grande, visto che il legno – che già raramente riesce a conservarsi per così tanto tempo – nel corso degli anni è soggetto a un forte restringimento e a varie deformazioni. Rappresentazioni bidimensionali e tridimensionali dei genitali maschili erano molto comuni nella cultura latina. Se ne ritrovano in mosaici, vasi, statue, amuleti e ciondoli da indossare, per quello che era un vero e proprio culto. Nell’antica religione romana, il termine fascinum poteva riferirsi tanto al Dio Priapo quanto alle effigi e agli amuleti fallici contro il malocchio.

Oggetti molto diffusi erano, per esempio, i tintinnabula, cioè dei sonagli a forma di fallo che, azionati dal vento, si esponevano in prossimità degli ingressi delle case. In questi esemplari, le sembianze sono veramente al limite dell’assurdo, almeno per il nostro sguardo. Per dire, in uno di questi, esposto nel famoso Gabinetto Segreto del MANN – Museo Archeologico Nazionale di Napoli, si vede un uomo, vestito da gladiatore e armato di tutto punto, combattere contro il suo stesso fallo che, a sua volta, assume le fattezze di una bestia feroce. Una pantera, per la precisione.

Tintinnabulum in bronzo con gladiatore che combatte il suo fallo trasformato in pantera – da Ercolano – I secolo a.C. / I secolo d.C. – Gabinetto Segreto del Museo Archeologico Nazionale di Napoli.

Piacere e potere

L’oggetto in legno ritrovato a Vindolanda è decisamente meno fantasioso o, almeno, sembra esserlo. Dopo una ricerca approfondita, un team di ricercatori dell’Università di Newcastle e dell’University College di Dublino ha proposto tre teorie. La prima riporta come l’oggetto potrebbe essere stato usato come sex toy o dildo e, se così fosse, sarebbe il primo del suo genere mai portato alla luce dal mondo greco-romano.

La seconda ipotesi è che l’oggetto rappresenterebbe effettivamente un pene ma sarebbe stato usato come pestello per macinare cibo o forse ingredienti cosmetici o medicinali. A supportare questa ipotesi, la similitudine con le dimensioni di un normale pestello dell’epoca e anche la “ritualità”: la forma particolare avrebbe impregnato gli ingredienti di proprietà magiche. Non era affatto inusuale inoltre che rappresentazioni falliche potessero essere incorporate in oggetti di uso quotidiano, proprio in Gran Bretagna è tato ritrovato un coltello con manico decorato a forma di membro.

Secondo la terza teoria invece l’oggetto potrebbe essere stato incastrato in una statua propiziatoria e, in questo modo, poteva essere toccato come portafortuna. Tuttavia, gli studi recenti hanno evidenziato che il fallo non è stato esposto alle intemperie per un lungo periodo prima della sua deposizione e una statua di questo tipo, come quella delle erme, avrebbe dovuto trovarsi all’esterno.

L’interpretazione contemporanea, tuttavia, potrebbe esser fuorviante o almeno riduttiva. «Sebbene l’uso simbolico e apotropaico dei falli in contesti romani sia convincente, il loro uso come strumenti sessuali non dovrebbe essere respinto», scrivono i ricercatori. «Gli oggetti a forma di fallo utilizzati per la stimolazione sessuale sono comunemente indicati come dildo ma il termine “sex toy”, giocattolo sessuale, può essere imprecisa o anacronistica in contesti storici», continuano. «L’uso può essere stato non esclusivamente sessuale o per il piacere. Tali strumenti potrebbero essere stati utilizzati in atti che perpetuavano squilibri di potere, come tra una persona schiava e il suo proprietario, come attestato nella ricorrenza della violenza sessuale nella letteratura romana».

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