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La spiaggia dell’antica città di Ercolano ritorna fruibile al pubblico
Archeologia
di redazione
La spiaggia dell’antica Ercolano, l’unico fronte a mare di una città romana quasi interamente conservato, ha aperto al pubblico. Oggi il mare è distante poco più di un chilometro dalla zona degli scavi ma, grazie a questo progetto, i visitatori potranno avere un’immagine il più possibile vicina a come si presentava la linea di costa al momento della catastrofica eruzione del 79 dopo Cristo, che distrusse Pompei, Stabia e Oplontis, oltre alla stessa Ercolano.
Il progetto in collaborazione con il Packard Humanities Institute
La risistemazione quest’area giunge a conclusione di un percorso pluriennale di attività multidisciplinari di ricerca, scavo archeologico, restauro, ingegneria e architettura, sulla scia di una progettazione donata dal Packard Humanities Institute nell’ambito del partenariato pubblico-privato denominato Herculaneum Conservation Project. Il nuovo assetto dell’intera area dell’antica spiaggia è stato finanziato nell’ambito del CIS Vesuvio Pompei Napoli, per un importo di circa 3 milioni e mezzo di euro, coordinato e gestito dall’Unità Grande Pompei, che condurrà anche alla ricongiunzione dell’area archeologica principale con la Villa dei Papiri.
Negli ultimi decenni, quest’area è stata progressivamente interessata da fenomeni di corrosione e decadimento, dovuti a fattori naturali legati alla veicolazione delle acque piovane e di risalita, che avevano trasformato la spiaggia in una sorta di acquitrino, con connessi pericoli per il patrimonio. Per restituire la spiaggia alla sua sicurezza e fruibilità è stata realizzata un’area percorribile sul fronte a mare della città antica, restituendone una percezione completamente rinnovata.
«L’antica spiaggia è un luogo straordinario e unico al mondo», ha dichiarato Francesco Sirano, direttore del Parco Archeologico di Ercolano. «Per conservarla abbiamo ridotto il rischio di continui allagamenti e i pericoli per la stabilità dei fronti di scavo e del fronte a mare della città antica, rivedendolo oggi come gli antichi romani. Ripristiniamo il paesaggio del 79 d.C. e lasciamo che tutti nuovamente passeggino sulla spiaggia», ha continuato Sirano, ricordando anche la sacralità del luogo, «Dove la ricerca archeologica ha messo in luce le prove che più di 300 disperati cercarono inutilmente di essere salvati grazie ad una vera e propria operazione di protezione civile diretta dall’ammiraglio e insigne studioso romano Plinio il Vecchio».
L’antica spiaggia di Ercolano
Indagini recenti hanno dimostrato che il litorale nel corso dei secoli ha più volte cambiato il proprio livello alzandosi e abbassandosi almeno dal III secolo a.C.. Fenomeni legati al vulcanesimo, insieme all’azione delle onde, hanno depositato le sabbie che hanno progressivamente creato la spiaggia romana del 79 d.C. L’antica spiaggia era dunque composta da sabbia vulcanica di colore nero da cui emergeva, in alcuni punti, la piattaforma tufacea sottostante. Aveva una leggera inclinazione verso il mare la cui linea di battigia doveva trovarsi pressappoco dove oggi termina l’area di scavo. Sulla spiaggia non si svolgevano solo attività marinare, ma era usata anche per raggiungere la città e per salire attraverso delle rampe verso le case affacciate direttamente sul mare e per rifornire le terme suburbane di legna.
Nella notte dell’eruzione del 79 d.C. oltre a più di 300 fuggiaschi, sulla spiaggia c’erano anche animali tra i quali muli e cavalli. I fuggiaschi furono sorpresi nel cuore della notte dall’arrivo della prima nube ardente che, con una temperatura di oltre 400° e una velocità di 80 kmh, raggiunse la città e provocò la morte istantanea, per shock termico, di tutti gli abitanti. L’arrivo delle ondate di fango vulcanico dal Vesuvio ricoprì poi i resti dei loro corpi, sigillandoli nella posizione in cui si trovavano al momento della morte. Dallo studio di questi scheletri sono stati ricavati importanti dati biologici sull’alimentazione e sulle malattie degli antichi ercolanesi. I fuggiaschi avevano portato con sé oggetti preziosi, come gruzzoli di monete e gioielli, ma anche lucerne per farsi luce nella fitta oscurità provocata dall’eruzione e le chiavi di casa, segno che avevano avuto il tempo di chiudere le porte prima di fuggire.
A fine 2021 l’antica spiaggia ha restituito lo scheletro dell’ultimo fuggiasco di Ercolano, un uomo di circa 40/45 anni di età. Si trovava probabilmente in riva al mare o nelle aree della città soprastante, trascinato dalla forza dell’eruzione insieme ai suoi averi, conservati in una sacca di tessuto. Lo scavo di laboratorio del pane di terra che racchiudeva la sacca ha evidenziato che all’interno essa conteneva un porta monete di legno con uno scompartimento all’interno del quale vi erano degli anelli, e alcune tavolette per scrivere sempre di legno, il cui contenuto ci sarà chiarito dal prosieguo del micro scavo.
Sull’antica spiaggia oltre allo scheletro sono stati ritrovati moltissimi reperti di legno trascinati dal flusso piroclastico. Arbusti, radici di alberi ad alto fusto, grandi travi, frammenti di cornici e pannelli appartenenti probabilmente a controsoffitti e alle coperture degli edifici, oltre ad assi di legno, puntoni e altri elementi forse di barche. Tutto questo rende gli scavi di Ercolano unici al mondo.