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Scoperto a Pompei un antico affresco che rivela i misteri dei riti dionisiaci
Archeologia
di redazione
A oltre un secolo dalla scoperta della celebre Villa dei Misteri, Pompei continua a rivelare i suoi segreti legati ai riti dionisiaci. Recentemente, un eccezionale ritrovamento ha portato nuova luce su uno degli aspetti più misteriosi e affascinanti dell’antica religiosità della cultura latina: un grande fregio dionisiaco che decora una sala da banchetto della dimora chiamata dagli archeologi “Casa del Tiaso” – dal nome dell’associazione dedicata al culto di Dioniso – nell’insula 10 della Regio IX, proprio nel cuore dell’antica città.
La scoperta è stata presentata oggi, in occasione di una conferenza stampa. L’ambiente della Casa del Tiaso sarà presto accessibile al pubblico, che potrà ammirare da vicino le scene affrescate durante le visite guidate al cantiere, organizzate quotidianamente. «Viviamo un momento importante per l’archeologia italiana e mondiale che ha registrato anche un forte incremento dei visitatori, a partire da questo Parco Archeologico: oltre 4 milioni e 87 mila presenze nel 2023 e 4 milioni e 177 mila unità nel 2024», ha dichiarato il Ministro della Cultura, Alessandro Giuli.



L’affresco, risalente al I sec. a.C. e databile tra gli anni 40 e 30 a.C. – quindi già vecchio di un circa un secolo rispetto all’eruzione del Vesuvio che seppellì Pompei nel 79 d.C. – si presenta come una megalografia, un ciclo pittorico a grandezza naturale che avvolge i tre lati di una sala destinata agli eventi festivi. La composizione è focalizzata su una scena carica di simbolismo: baccanti danzanti, giovani satiri che suonano il doppio flauto e altre figure che sembrano sospese tra la vita e la morte, impegnate in un susseguirsi di gesti sacri e terreni. La sagoma centrale è quella di una donna, probabilmente una neofita che si prepara all’iniziazione ai misteri di Dioniso, il dio che muore e rinasce e che promette una nuova vita ai suoi seguaci.



Questa scoperta sembra completare il fregio della Villa dei Misteri, la residenza pompeiana che conserva uno dei cicli pittorici tra i più significativi esempi di arte pompeiana del II stile e le cui immagini mostrano scene di culto e riti dionisiaci. L’affresco recentemente emerso introduce però un nuovo elemento: il tema della caccia, simboleggiato non solo dalle baccanti cacciatrici ma anche da un piccolo fregio che corre sopra la scena principale, raffigurante animali selvatici e sacrificati, tra cui cerbiatti, cinghiali, galli e pesci. Una riflessione sulla fusione di riti di purificazione e di ascesi, che Dioniso incarnava attraverso la sua caratteristica di una divinità ambivalente, capace di portare sia l’ebbrezza che la purificazione.

«La caccia delle baccanti di Dioniso – spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, co-autore di un primo studio del nuovo rinvenimento pubblicato sull’E-Journal degli Scavi di Pompei – a partire dalle ‘Baccanti’ di Euripide del 405 a.C., una delle più amate tragedie dell’antichità, diventa una metafora per una vita sfrenata, estatica, che mira a ‘qualcosa di diverso, di grande e di visibile’, come dice il coro nel testo di Euripide».

La presenza di questi misteri dionisiaci evidenzia la profonda connessione tra religiosità e arte nell’antichità. Le baccanti, figure centrali nei culti di Dioniso, erano spesso ritratte come donne sfrenate, che abbandonavano la loro vita domestica per vivere un’esistenza libera e selvaggia, in un perfetto contrasto con la figura della donna “domestica”. Questo dualismo tra l’aspetto ieratico della donna e la sua libertà selvaggia è visibile anche nel nuovo fregio, dove le figure, pur rappresentando divinità e rituali, sembrano uscire dalla dimensione estatica per diventare parte della realtà quotidiana degli abitanti di Pompei.

«Sono affreschi con un significato profondamente religioso, che però qui avevano la funzione di adornare spazi per banchetti e feste…un po’ come quando troviamo una copia della Creazione di Adamo di Michelangelo su una parete di un ristorante italiano a New York, per creare un po’ di atmosfera», ha proseguito Zuchtriegel. «Dietro queste meravigliose pitture, con il loro gioco con illusione e realità, possiamo vedere i segni di una crisi religiosa che stava investendo il mondo antico, ma ci possiamo anche cogliere la grandezza di una ritualità che risale a un mondo arcaico, almeno fino al II millennio a.C., al Dioniso dei popoli micenei e cretesi, che era chiamato anche Zagreus, signore degli animali selvatici».

La Casa del Tiaso è uno dei tanti ambienti che compongono l’area dell’insula 10, un vasto blocco residenziale e produttivo che è stato recentemente oggetto di scavi intensivi. Tra le altre scoperte, sono emersi anche contesti legati alla vita quotidiana, come una lavanderia e un panificio, che rivelano il lato più pragmatico della vita pompeiana. Questa sera su Rai Uno, alle 21:30, Alberto Angela dedicherà una striscia di approfondimento proprio a queste ultime scoperte del Parco archeologico di Pompei.
nessun commento serve a capire la bellezza ,basta guardare. VIsaluto,e ringrazio.