24 ottobre 2006

architettura Biennale Sud

 
Dopo Venezia, la Biennale debutta a Palermo. Nella struttura della tappa siciliana della 10. Mostra Internazionale di Architettura, operano realtà che mirano a costruire nel tempo il volto nuovo della città...

di

Insieme, contemporaneamente. Venezia e Palermo. Quattro le mostre, tanti i progetti: sedici casi di città portuali di continenti diversi; dieci città portuali del sud; una riflessione progettuale sulle potenzialità del waterfront di Palermo; un premio di architettura under 40 (che speriamo non erediti le modalità del corrispondente concorso veneziano).
Il curatore, Rinio Bruttomesso, ha puntato su una ricostruzione creativa del tema delle città d‘acqua, con la finalità di mettere in luce una Palermo mediterranea capace di dialogare con le grandi metropoli contemporanee. Lo scenario deputato ad accogliere la sezione Città-Porto è declinato in tre sedi: Sant’Erasmo, ex deposito ottocentesco di locomotive, il seicentesco Palazzo Forcella De Seta –in restauro su progetto di Italo Rota– e l’EXPA, galleria d’architettura ubicata nella storica via Alloro.
I progetti esposti mostrano esiti interessanti, di lettura non sempre immediata. Propongono modelli e soluzioni per la riqualificazione di ambienti portuali e illustrano, come per la sezione speciale dedicata alle città porto della Spagna, interventi pensati con una logica di sistema nazionale per la modernizzazione e rivitalizzazione non solo del waterfront ma della città intera. Importanti gli allestimenti: installazioni, fotografie, suoni in penombra che stimolano i sensi, e totem monocromi che interagiscono con i visitatori attraverso iPod e videointerviste (efficaci e stilizzati quelli di Rota; suggestivi e contemporanei per le immagini lente e realistiche i corner di Sant’Erasmo). Sottotono il premio Portus, soffocato dalla tripartizione.
Mappe per nuove rotte urbane, Palazzo Forcella De Seta
Si percepisce, nonostante la qualità dell’allestimento, una scollatura con l’opulenza delle altre due sezioni espositive.
Davide Croff ha affermato, piuttosto istituzionalmente, che la tappa siciliana della Biennale incarna la necessità di pensare alle potenzialità che le moderne città portuali offrono e potranno offrire identificando in Palermo un ponte ideale tra oriente e occidente, luogo che coniuga i temi che quest’anno caratterizzano la Mostra Internazionale, ovvero “integrazione tra cultura, economia e sviluppo delle città, in relazione anche ai loro contesti”.
Ma dietro –o meglio dentro- alla tappa palermitana della Biennale, ci sono realtà che mirano a costruire nel tempo il volto nuovo di Palermo.
C’è Sensi Contemporanei, partita aperta del Sud con la cultura, che ha la sua genesi nel 2003 a partire da Gianfranco Miccichè, allora vice ministro dell’Economia e delle Finanze, e ideatore della macchina, come lo stesso afferma, creata per dare “l’input” alla cultura contemporanea. C’è L’Officina del Porto, laboratorio che raccoglie idee, progetti e professionalità con lo scopo di costituire uno strumento concreto e vitale per Mappe per nuove rotte urbane, Palazzo Forcella De Seta, Italo Rota lo sviluppo e la rigenerazione del waterfront. L’architetto Maurizio Carta, che coordina l’Officina per la pianificazione generale e le connessioni con le strategie urbane, la definisce “motore progettuale, luogo della riflessione”.
La chiave di lettura sta nella convinzione che proprio dalla sinergia tra il tessuto urbano ed il suo fronte a mare, possa partire un reale sviluppo urbano, culturale ed economico, nel quale Palermo è “capitale territoriale”, snodo di fondamentale importanza nel Mediterraneo. C’è l’Assessorato Regionale ai Beni Culturali, che col suo neo assessore Nicola Leanza, ha accolto con le migliori intenzioni progetti e idee ereditando illuminate intuizioni per la valorizzazione del patrimonio culturale isolano, ma anche molte sfide per il futuro.
C’e da aspettarsi molto. Perché in Sicilia succede anche che le cose partano bene e poi si perdano nel nulla. Ma può anche capitare che vengano traghettate in maniera indolore da una amministrazione all’altra, senza dimenticare che la cultura non è un fatto politico o di costume, ma una risorsa rinnovabile per la città, e che l’architettura può rispondere alle esigenze di rinnovamento dei siti con un approccio contemporaneo e con progetti sostenibili e condivisi, seppur da valutare nel lungo periodo.

agata polizzi
mostra visitata il 14 ottobre 2006


Città-Porto – a cura di Rinio Bruttomesso
Promossa dal progetto Sensi Contemporanei
In collaborazione con la Regione Siciliana
Sezione della 10. Mostra Internazionale di Architettura
www.premioportus.itwww.citta-porto.tv

Palermo – dal 15 ottobre 2006 al 14 gennaio 2007
www.labiennale.org/it/architettura


[exibart]

10 Commenti

  1. quattro festicciole tristi !!video proiezioni di gru industriali,cappellini di carta e fil di ferro come in un carnevale mal’organizzato da una scuola media.
    e poi ancora, niente di stimolante, niente cn una possibile importanza.

  2. IMPIETOSI I COMMENTI,GRATUITE LE CRITICHE EFFERATE.
    MA VOGLIAMO PROVARE A DARE ALL’ARTE E ALL’ARCHITETTURA CONTEMPORANEE LA POSSIBILITA’ DI INIZIARE A VIAGGIARE SUI GRANDI NUMERI ANCHE AL SUD?
    TROPPO FACILE DIRE….RICOLA!

  3. Buono lo sforzo per organizzare una sezione specifica della biennale di architettura a Palermo. Mostre alquanto frammentate e di diversissimo livello. Cattiva la leggibilità dei progetti nella maggior parte dei casi.
    Importantissima occasione per la città. Grazie

  4. Senza dubbio è una esposizione di livello nazionale… ma sicuramente ha avuto i suoi pregi e difetti ad iniziare dallo splendido palazzo De Seta con i suoi incantevoli soffitti tipicamente orientali… Il genio dell’allestimento italiano Italo Rota, che stimo, ha mostrato tutto il suo talento, ma ha dimenticato che la mostra deve essere fruibile anche al pubblico più piccolino: quindi, state attenti piccoli visitatori agli spigoli, occhi aperti ai pannelli che fuoriescono da questi ipod giganti!!!

    Che dire invece della sede di Sant’Erasmo?
    Totemiche strutture che accolgono video minimalisti nella loro struttura per concludersi con pannelli ricchi di superflua grafica. Horror vacui?

    Comunque, spero sia una buona occasione per la città di Palermo.
    A te Agata, complimenti per la chiarezza!!!
    (belle le foto)

  5. ottime le critiche, piu che altro hanno capito cio’ che hanno visto.
    chi difende la manifestazione e la reputa internazionale mi sembra un po’ impreparato sul concetto di qualita’ e di internazionalita’.
    palermo di schifezze del genere pompate senza motivo ne produce a quintali.

  6. beh, le critiche mi sembrano, francamente, abbastanza gratuite; ma siamo italiani e, per di più, palermitani: geneticamente diffidenti rispetto a qualunque novità.
    Per tornare sul topic: La tappa non sarà certo un evento mondiale (non credo sia neppure nelle sue ambizioni, ma è comunque qualcosa di buono. Poi da qualche parte di deve pur cominciare, no?
    I luoghi della mostra, in compenso, sono letteralmente da lasciare senza fiato (Palazzo Forcella De Seta in testa). Da visitare.

  7. La biennale a Palermo è da “leggersi” non solo come tappa di un percorso culturale finalmente aperto alla periferia, ma anche e, forse, soprattutto, come riconoscimento a questa Città, di uno sforzo notevole e significativo nella direzione di una crescita importante e senza precedenti, almeno recenti, sul piano sia culturale in generale, sia estetico specifico delle tematiche del “fare architettura.
    Per troppi anni la Città ha vissuto in una sorta di medioevo post-bellico dove il concetto stesso d’Architettura non solo non trovava uno spazio fisico ma finanche, quello stesso spazio veniva invaso sino alla saturazione da oggetti di edilizia privi d’anima e storia che, come tali, hanno finito col omogeneizzare quasi l’intero paesaggio urbano.
    Non sappiamo se oggi sia troppo tardi, di certo però il tentativo di rileggere la Città, e corregerla, attraverso l’Architettura di qualità, testimonia oltre all’Amore rinato di molti dei suoi Cittadini, anche la sensibilità, in tal senso, dei propri Amministratori.
    Ritengo quindi che tutte le iniziative che vanno in questa direzione siano non solo auspicabili ma, nel caso Palermo, urgenti ed indifferibili.
    Quanto poi al “pensare” questa Città, per dirla come descrive Domenico Cogliandro commentando su “Antitesi” l’evento, come rivolta…”verso il Maghreb pensando la pianura fluida del Mediterraneo come un territorio i cui sentieri vanno ancora esplorati, e le cui strade tracciate in funzione di una sinergia tra valore della domanda e qualità dell’offerta”, appartiene appunto al dibattito finalmente avviato e, in tal senso, meriterebbe un serio approfondimento in una sede adeguata e non certo nell’ambito di un commento veloce, tuttavia ritengo opportuno evidenziare che Palermo per sua natura rappresenta una Città-Ponte, aperta quindi da sempre alle “contaminazioni culturali” dei nostri vicini mediterranei, tuttavia non può rinunciare al suo ruolo storico di Città Europea, pena la perdita definitiva di una sua connotazione specifica e irrinunciabile che da Federico II alla “Bell’Epoque” l’ha spesso vista protagonista della scena Continentale.

    Arch. Flavio Casgnola

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