10 luglio 2008

architettura_metropoli Creative City

 
Non solo un progetto, ma un’alternativa che rompe lo schema statico di alcuni sistemi di pensiero a vantaggio di una fluidità di idee e di risorse. Una possibilità di mettere in valore la cultura, stimolare la comunicazione e incentivare la cooperazione...

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Una città motore di flussi creativi, capace di promuovere e preservare fortemente la propria identità culturale ma, al contempo, capace di confrontarsi con il mondo esterno. Una città capace di attrarre idee e uomini per generare nuovi futuri sostenibili. Una città dove una gestione illuminata e consapevole possa migliorare la qualità della vita, con una progettazione intelligente e uno spazio urbano riqualificato, potenziato e fruibile al meglio. Ecco il progetto che Maurizio Carta -ordinario di urbanistica presso la facoltà di Architettura di Palermo- e il suo gruppo di lavoro portano avanti ormai da tempo.
Creative City. Dinamics, Innovatios, Actions è il risultato di questo impegno e Maurizio Carta lo definisce così: “Non è solo una riflessione critica e approfondita sull’emergere delle città creative in Europa e non si limita a comprendere come la creatività oggi sia una potente risorsa della competitività, attrattività e qualità urbana. Il libro è innanzitutto un “manifesto” per indirizzare, progettare e gestire le città europee verso l’incremento della loro capacità di essere generatrici, creatrici di nuova cultura urbana”. E prosegue: “Il manifesto parte dalla consapevolezza e dalla volontà che la città del futuro sarà una città della cultura: le città creative del XXI secolo saranno quelle città in grado di competere Una mostra dal titolo Global Cities allestita nel 2007 alla Tate Modern di Londra celebra l’ingresso nell’Era Urbana e mostra le criticità di un mondo formato da città che tendono sempre più a essere Megalopoli omologatenel panorama internazionale attraverso la valorizzazione e la promozione della propria identità culturale, la capacità di innovare, l’abilità di attrarre la classe creativa ed essere generatrici di nuovi futuri sostenibili”.
Dunque, un manifesto verso una cultura non votata all’omologazione, orientata verso realtà creative capaci di “utilizzare il valore delle differenze delle preesistenze”. La progettualità per le città creative investe anche su piccoli centri urbani come microcellule di vitalità; sono quelle che Carta definisce “piccole capitali creative produttrici di visioni alternative -qualitativamente fondate e culturalmente alimentate- rispetto all’esplosione delle megalopoli”. Attenzione per lo spazio, per la vivibilità urbana, per la qualità dei servizi e per la crescita culturale. Una visione del territorio come elemento naturale di valorizzazione: “Territorio come risorsa di eccellenza, come alimentatore di nuove economie reali, come produttore di valore nel nuovo e potente ‘capitalismo di territorio’”.
Espansione e accumulo si affiancano nelle città creative al concetto di energia. Energia alimentata da sinergie fra intelligenze creative e classi dirigenti, dal potenziamento di risorse territoriali e urbane e dallo sfruttamento delle stesse in modo sano e ragionato, teso al benessere comune, dei suoi abitanti, e capace di rispondere ai bisogni degli utilizzatori momentanei che si spostano ormai alla ricerca proprio di creatività concreta e fruibile.
Questo approccio, che deve molto all’analisi di dinamiche urbane passando da Bordeaux, Genova, Amsterdam e Barcellona, affronta i temi più spinosi legati alla crescita delle città contemporanee con la limpida ricerca di soluzioni e proposte concrete. “La sfida delle città creative risiede nell’integrazione cooperativa delle differenze nel processo evolutivo, nella comune tensione verso la collaborazione delle diverse culture al progetto di futuro. Nuovi stili dell’abitare sorgono e si sviluppano nelle città europee, producendo una rimodellazione dei centri e delle periferie, una ridefinizione delle loro parti in un’ottica policentrica e multi-identitaria”, afferma Carta. “La città creativa non è solo una città più aperta, multiculturale e multietnica, ma è una città capace di mobilitare le sue diversità verso il nuovo progetto di città, attivando forum, realizzando ‘luoghi di prossimità’ dove agevolare il confronto e la visione collettiva, localizzando nuove centralità multiculturali”.
Le 3 C della città creativa: Cultura, Comunicazione e Cooperazione costituiscono le risorse, offrono i mezzi e mobilitano le comunità capaci di attivare la creatività urbana
Creative City non è solo un progetto, è anche un impegno per l’azione, un’alternativa che rompe lo schema statico di alcuni sistemi di pensiero a vantaggio di una fluidità di idee e di risorse. È una possibilità “per attivare le risorse della creatività urbana, di mettere in valore la cultura, stimolare la comunicazione e incentivare la cooperazione”.

agata polizzi

[exibart]

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