17 novembre 2010

architettura_mostre Mario Botta Rovereto (tn), Mart

 
Da Seoul a San Francisco, da Tokyo a Milano, dalla Svizzera al Trentino. I progetti di Botta incarnano la memoria dei luoghi. In risposta a un’architettura vissuta come shock...

di

Per presentare una mostra che
raccontasse l’opera dell’architetto ticinese Mario Botta (Mendrisio, 1943), non ci poteva essere spazio migliore
del Mart di Rovereto, uno dei suoi edifici più riusciti.

Cinquant’anni di progetti,
realizzati in tutto il mondo, si distribuiscono quindi nelle sale del museo, di
quel museo che ha avuto dodici anni di gestazione e che, dal giorno
dell’inaugurazione – avvenuta nel dicembre del 2002 -, ha fatto una strada
tutta in salita per farsi conoscere e apprezzare dagli altri importanti musei
del mondo.

Mario Botta e il suo studio
hanno allestito questa importante mostra in modo semplice, lineare e
soprattutto chiaro, anche per chi non è un frequentatore di esposizioni d’architettura,
a volte ostiche perché troppo focalizzate sulla fase di progettazione. Per un
professionista e allo stesso tempo un intellettuale come lui, in questa lunga
cavalcata di progetti realizzati ai quattro angoli del globo, era doveroso
infatti partire con l’indicare i riferimenti teorici, che spaziano da maestri
dell’architettura come Carlo Scarpa
e Louis I. Khan, fino a scrittori,
artisti e musicisti.

Questi suoi “innamoramenti” li troviamo a
introduzione della mostra: con artisti come Picasso, Henry Moore, Mario Sironi, Giorgio Morandi, Paul Klee,
scrittori come Pier Paolo Pasolini, Gabriel Garcia Marquez, Guido Ceronetti,
Max Frisch e Friedrich Dürrenmatt, e personalità come Arturo Benedetti
Michelangeli e Giorgio Strehler.

Anche le costruzioni del passato
sono importanti e, infatti, la Casa Balmelli a Rovio nel Ticino oppure la
piccola Cappella a Roveredo nei Grigioni si dimostrano altrettanto centrali per
le future architetture come prefigurazioni teoriche del costruire. Ma tanti
altri sono i riferimenti culturali in questa sezione chiamata Incontri. È importante, ad esempio, l’omaggio
alle opere del romanico lombardo: qui rappresentato da un capitello del X
secolo, la Crocifissione di
Villars-les-Moines.
È questo il linguaggio architettonico antico che è
stato maggiormente assimilato in tutta la sua ricerca.

Il percorso espositivo si
dispiega poi nelle varie sezioni con dodici tipologie di architetture. Tutti i
progetti sono corredati da schizzi e disegni inediti, da modelli e da grandi
fotografie in bianco e nero, realizzate in gran parte da Pino Musi.

Tutte le architetture di Botta sono
ad ogni modo unite in una comune dichiarazione di poetica, rilasciata in una
delle tante interviste di questo periodo: “L’architettura
deve trasformare la natura in cultura, il luogo geografico in territorio della
memoria
e “l’edificio deve rispettare il contesto urbano e la sua storia, non
essere un oggetto autonomo
”.

La tipologia architettonica
nella quale ha però ottenuto i migliori risultati è quella degli Spazi del sacro; un’occasione per collaborare
con artisti contemporanei: da Enzo
Cucchi
per la cappella del Monte Tamaro a Sandro Chia per quella di Terranova Bracciolini, ancora in fase di
costruzione.

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Mario Botta – Architetture 1960-2010

MART – Museo di Arte moderna e
contemporanea di Rovereto e Trento

Corso Bettini, 43 – 38068 Rovereto

Orario: da martedì a domenica ore 10-18; venerdì ore 10-21

Ingresso: intero € 10; ridotto € 7

Catalogo Silvana Editoriale

Info: tel. 800397760 / +39 0464438887; fax +39 0464430827; info@mart.trento.it; www.mart.trento.it

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