11 dicembre 2000

Dal 1.XII.2000 al 9.XII.2000 NIB a Firenze Firenze, Spazio espositivo universitario del SESV

 
...costituire un osservatorio sulla nuova produzione architettonica ed allo stesso tempo favorire occasioni di scambio e confronto tra i giovani progettisti...

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Lo scopo della mostra itinerante di architettura New Italian Blood è, a Firenze ora come a Venezia qualche mese fa ed anche a Stoccolma, all’alba della sua nascita, ”costituire un osservatorio sulla nuova produzione architettonica ed allo stesso tempo favorire occasioni di scambio e confronto tra i giovani progettisti”. L’obiettivo è stato, sino ad ora, raggiunto, ma forse più formalmente che non nella sua sostanza. Il tentativo, probabilmente, voleva essere quello di affermare la propria presenza in Italia, dove la realtà dei concorsi lascia ancora poco spazio ai giovani emergenti architetti, dove chi costruisce appartiene alla storia della disciplina, per lo meno nel nostro paese, dove sostanzialmente l’architettura la fanno solo le stars. A loro favore questi giovani hanno un nuovo modo di pensare e di rappresentare lo spazio, che sia quello urbano o quello interno di un edificio. E’ una rappresentazione ed un’ indagine digitale, che si serve largamente del computer e anche della nuova cultura visiva che si sta costruendo grazie agli spot, ai videoclip, ad internet. Sono progetti contemporanei ed in un certo senso anticipatori di un futuro che è alle porte e che spinge per emergere. Il problema fondamentale è, ad avviso di chi scrive, che questa carica innovativa insita nella modalità di rappresentazione dell’architettura non è sufficientemente supportata ad altri livelli. Sia da un punto di vista espositivo che della presentazione di sé in convegni tradizionalmente concepiti i NIB non dicono nulla di nuovo. Le loro tavole, poche e realizzate alla moda dei concorsi, non colpiscono l’attenzione, non lasciano il segno nella memoria del visitatore, e spesso si fanno comprendere a fatica. Altro problema è il modo in cui di loro si parla, il modo in cui essi vogliono che li si definisca. Negli incontri di apertura delle loro esposizioni vengono usati termini e concetti triti e ritriti dalla storiografia architettonica, vengono invitati personaggi che appartengono in parte alla generazione precedente e che, quindi, inquadrano questo nuovo modo di approciarsi alla progettazione secondo canoni forse già desueti. Molti progetti già visti,molti nuovi, anche se di partecipanti storici alle manifestazioni dei NIB. Tra questi le tavole del gruppo DeOtto che presentano un progetto fortunatamente in realizzazione:un palazzetto del sport in provincia di Bergamo, ideato in collaborazione con l’architetto Laura Bettinelli, semplice ma efficace sia nella rappresentazione che nel risultato architettonico. Anche Luigi Centola con Massimo Alvisi presentano un progetto di un centro per la produzione multimediale all’interno dell’ex mattatoio a Roma. Proprio nella relazione programmatica di questo intervento si leggono parole che paiono poco adatte ad illustrare la carica innovativa delle soluzioni architettoniche in mostra. Si parla infatti di “potenzialità inespresse dell’area”, di “ stratificazione di preesistenze” e di “rapporto originale tra nuovo ed esistente”. Lo scollamento tra immagini e termini architettonici non è un limite totalmente imputabile ai giovani progettisti: è infatti normale che il linguaggio opponga maggior resistenza al mutamento proprio perché esso è il retaggio più forte di ogni cultura e la sua trasformazione è quindi più lenta e graduale. Ciò nonostante le nuove leve potrebbero forse osare di più, andare definitivamente oltre i concetti di tipologia, morfologia, urbanistica che ancora informano la dialettica architettonica. Queste terminologie infatti non riescono a collimare neanche lontanamente alle strutture zoomorfe del gruppo N-urbs, alla presentazione stile fumetto del progetto di U-arc studio, che ne suggerisce l’esperienza americana, o all’idea di Spin + per la città del terzo millenio come “substrato plastico e neutrale su cui ogni prodotto artistico lasci traccia del proprio passaggio”. Il passo successivo per l’itinerario della generazione di architetti under 36 che si riuniscono in New Italian Blood sarebbe quello di rifondare i termini e le modalità di presentazione dell’architettura, che forse deve, sia nel parlare di sé che nel mostrarsi, osare di più, urlare a gran voce, giocare con suoni, parole, colori, odori, nell’intento, non superficiale, di far parlare e sparlare di sé, di porsi sotto i riflettori di una cultura che si serve delle immagini ma che ha bisogno soprattutto di nuovi contenuti.

Francesca Pagnoncelli Folcieri




NIB a Firenze, nell’ambito del 5° festival Internazionale di Architettura in video. Nello spazio espositivo universitario del SESV, Piazza Ghiberti 27 dal 1 al 9 dicembre 2000 – ore 10.00-18.00
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