09 maggio 2000

Dal 7 maggio al 9 luglio 2000 Carlos Carlè Presenze Lontane Padova, ex scuderie di Palazzo Moroni

 
Dolmen, menhir, pilastri, dischi e strutture...le sculture di grès (materiale resistentissimo e difficilissimo da lavorare) irrompono come lampi di significato tra le vie di Padova, catturando l'attenzione, riconducendo ad un passato misterioso e mostrando le aperture ad un ancor più incognito futuro

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Carlos Carlè impone la propria forma come elemento naturale dell’artificio architettonico: tra palazzi e porfidi cittadini si innalzano “totem” etnici in cui riflettere monumentalità di pensiero e forma…di urbanismo e libertà spaziale. Duplice la natura di questo evento promosso dal Comune di Padova nelle persone del Sindaco Giustina Destro, dell’Assessore alla cultura Giuliano Pisani, del Direttore Settore Cultura Gian Franco Martinoni e del Curatore Enrico Gusella: un primo aspetto che verte sull’esibizione della nutrita podruzione artistica dell’artista argentino (oramai naturalizzato italiano) ; ed un secondo che conduce alla complessità del rapporto tra ambienti pubblici e opera d’arte. Dopo il successo risconntrato con le mostre dedicate ad Antonio Ievolella, Simon Benetton e Romano Abate, l’ente promotore della Patavium centra un ulteriore obiettivo e calca la mano sui passi già percorsi col tema dominante le rassegne “Materie. I luoghi della Forma”. Proviamo ad analizzare il primo aspetto che l’esibizione (con chiara ed esplicita evidenza) mette in gioco: Carlos Carlè, scultore argentino trapiantato (dopo diverse “visite” a paesi europei quali Francia, Germania e Danimarca) in italia, vanta al suo attivo un numero consistente di personali e collettive che lo hanno sicuramente aiutato ad imporsi nel mondo artistico; abituato a lavorare con la ceramica (suo padre era un industriale di mattoni refrattari) ne sperimenta le varie implicazioni ed elabora tecniche sempre più alternative sulla loro trasformazione, sino ad arrivare al grès.
Il particolare metodo di incisione di questo materiale presuppone un lavorio manuale complesso e faticoso (da qui un particolare rapporto nell’usare le mani con la materia…immergersi…coinvolgersi ttutto nel lavoro), infatti le superfici risultano segnate, erose dal tempo… intrise da rughe di saggezza…ornate da graffiti di significato, come lo possono essere (e lo sono) le originali forme alle quali si ispira (dolmen e menhir).
Inutile ricordare le valenze di queste antichissime strutture che testimoniano il bisogno del ricordo contro la necessità di rappresentazione dell’uomo nello spazio, meglio piuttosto soffermarsi sul nuovo concetto che Carlè attribuisce loro nella contemporaneità: “colonna e porta” . Nella prima si indiviuda la singola struttura con evidente tensione verso l’alto, ove il segno dell’uomo sul resto, si imprime in un chiaro tentativo di riconoscimento-emulazione verso l’immensità della natura (da sempre l’uomo si scontra in un duello nobile con gli elementi naturali, ricercando una identità che possa sovrastarla, o quanto meno imitarla per grandiosità), ma anche, in chiave quasi spirituale, si riconosce quella capacità di saper congiungere terra e cielo…di saper catalizzare due estremi in un unica fonte…di “ingabbiare” miracolosamente spazio-tempo. Nella porta invece si riconosce un limite tra mondi separati, quindi per estensione tra culture e pensieri diversi; la porta come accesso, ma anche come sbarramento…a noi la scelta se oltrepassare oppure “osservare dal di fuori”…partecipazione e integrazione, contro astensione e parzialità.
Carlos Carlé
L’altro punto che la mostra sull’artista mette in gioco è (dicevamo) quello concernente il rapporto tra opera e spazio pubblico: non bisogna certo assillarsi in ragionamenti astrusi per comprendere le complicazioni che il posizionamento di strutture all’aperto implica (oltre alla naturale forza distruttrice degli agenti atmosferici…il pericolo di sfregio da parte umana -ultimo esempio lo scempio effettuato proprio nella città di Padova alle opere di Tiziano e di alcuni Allievi della sua scuola-), bisogna però fare uno scatto oltre, nel rapportarle alle architetture di piazze, vie, palazzi. Le opere di Carlè quindi come testimonianza di ambienti, con il loro coinvolgimento sociale e con le correlative complessità estetiche.
Se “all’aperto” si vede il Carlos Carlè delle dimensioni più consistenti, nelle sale dele ex scuderie di Palazzo Moroni si apprezza quello della sintesi, dove opere di taglio ridotto illustrano tematiche che per certi versi possiamo considerare opposte alle prime: chiusura nello spazio…raggomitolarsi del pensiero. Vi invito quindi a visitare l’esibizione, potrete apprezzare i totem solcati e straniarvi nei mattoni cittadini, un occhio all’arte e uno alla contemporaneità delle vetrine e alla magnificenza del Palazzo della Ragione, o allo stabile del Caffè Pedrocchi; potrete confrontare la diversità di dolmen e menhir in ambiente urbano, con dischi e sfere di Palazzo Moroni. …vi auguro dunque…Buona “passeggiata”!

Kranix (Massimo Campaci)




Materie. I Luoghi della Forma. “Carlos Carlè. Presenze Lontane” Mostra promossa dall’Assessorato alla Cultura del Comune di Padova in collaborazione con il Comune di Albissola Marina e la Galleria d’Arte Anna Osemont di Albissola (Savona), a cura di Enrico Gusella e Gian Franco Martinoni. Catalogo Mazzotta con testi di Luciano Caramel, Enrico Gusella. Ufficio stampa: tel. 0039 049 8204542 – 4543/0039 019 486470. Orario: da Martedì a Venerdì 10.00-12.30/15.30-19.00


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