16 marzo 2022

Francis Kéré vince il Pritzker Prize per l’architettura: le sue opere

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Originario del Burkina Faso e di base in Germania, le sue opere hanno contribuito a risollevare le comunità dei territori svantaggiati: Diébédo Francis Kéré si aggiudica il prestigioso Pritzker Prize

Architetto ma anche educatore e attivista sociale, Diébédo Francis Kéré è stato nominato vincitore del Pritzker Architecture Prize 2022. L’annuncio è stato dato da Tom Pritzker, presidente della Hyatt Foundation, che sponsorizza il premio considerato come il più alto riconoscimento nel campo dell’architettura, a livello internazionale. Nato a Gando, in Burkina Faso, e di base a Berlino, in Germania, Francis Kéré è il primo architetto nero a ricevere il Pritzker Prize, che nelle ultime edizioni è stato vinto da Anne Lacaton e Jean-Philippe Vassal, nel 2021, Yvonne Farrell e Shelley McNamara, prima volta di due donne, nel 2020, da Arata Isozaki, nel 2019 e da Balkrishna Doshi, primo architetto indiano ad aggiudicarsi il titolo.

«Spero di cambiare il paradigma, spingere le persone a sognare e a rischiare. Non è perché sei ricco che dovresti sprecare materiale. Non è perché sei povero che non dovresti cercare di creare qualità», dice Kéré. «Tutti meritano la qualità, tutti meritano il lusso e tutti meritano il comfort. Siamo interconnessi e le preoccupazioni per il clima, la democrazia e la povertà sono preoccupazioni per tutti noi».

«Francis Kéré è un pioniere dell’architettura sostenibile per la terra e i suoi abitanti, in terre di estrema povertà. È ugualmente architetto e servitore e migliora le vite e le esperienze di innumerevoli cittadini in regioni del mondo a volte dimenticate», ha commentato Tom Pritzker. «Attraverso edifici che dimostrano bellezza, modestia, audacia e invenzione, e con l’integrità della sua architettura e delle sue gesta, Francis Kéré sostiene con grazia la missione del Pritzker Prize».

Pritzker Architecture Prize 2022: i progetti di Francis Kéré

Nato a Gando, Burkina Faso e con sede a Berlino, in Germania, Francis Kéré interpreta l’architettura come processo di trasformazione sociale. Nelle sue opere usa materiali locali per connettersi al clima naturale e spesso ha lavorato in Paesi emarginati, dove le infrastrutture sono assenti, costruendo edifici scolastici, strutture sanitarie, alloggi, edifici civili e spazi pubblici.

Tra le sue opere più significative, la Gando Primary School, realizzata nel 2001 a Gando, in Burkina Faso, un luogo per soddisfare un bisogno essenziale della comunità e per riscattare le disuguaglianze sociali. La struttura è caratterizzata da una progettazione aggiornata, in grado di resistere al calore estremo e a condizioni di scarsa illuminazione seppur con risorse limitate. Per realizzare il progetto, Kéré ha raccolto fondi a livello internazionale creando opportunità di lavoro anche per i cittadini locali, con corsi professionali di artigianato.

Gando Primary School. Photo by Simeon Duchoud

L’argilla indigena è stata fortificata con del cemento per formare mattoni con massa termica bioclimatica, trattenendo l’aria più fresca all’interno e consentendo al calore di fuoriuscire attraverso un soffitto in mattoni e un ampio tetto a sbalzo, sopraelevato, con conseguente ventilazione senza l’intervento meccanico degli impianti di condizionamento. Il successo di questo progetto ha fatto aumentare il corpo studentesco della scuola, da 120 a 700 alunni, e ha portato alla realizzazione di alloggi per insegnanti, nel 2004, di un ampliamento, nel 2008, e della Biblioteca, nel 2019.

«L’intero corpus di opere di Francis Kéré ci mostra il potere della materialità radicato sul posto.  I suoi edifici, per e con le comunità, sono la conseguenza diretta di quelle comunità: nella loro realizzazione, nei loro materiali, nei loro programmi e nei loro caratteri unici», si legge nelle motivazioni della giuria, presieduta dal cileno Alejandro Aravena, a sua volta Pritzker Prize nel 2016, e in cui comparivano anche altri nomi illustri dell’architettura, come Deborah Berke, Kazuyo Sejima, Wang Shu e l’italiana Benedetta Tagliabue.

Startup Lions Campus

Tra i suoi altri progetti, lo Startup Lions Campus (2021, Turkana, Kenya), un campus per le tecnologie dell’informazione e della comunicazione, costruito con pietre locali impilate per alimentare il raffreddamento passivo e ridurre al minimo l’aria condizionata necessaria per proteggere le apparecchiature tecnologiche. Poi, il Burkina Institute of Technology (Fase I, 2020, Koudougou, Burkina Faso), composto da pareti di argilla rinfrescante che sono state gettate in loco per accelerare il processo di costruzione.

Burkina Institute of Technology
Burkina Institute of Technology

Attualmente in costruzione è l’Assemblea nazionale del Burkina Faso, a Ouagadougou, tra le sue commissioni più ambiziose e complesse. Dopo che la rivolta del Burkinabé nel 2014 distrusse la precedente struttura, l’architetto ha progettato un edificio piramidale a gradini, che ospita all’interno un’aula magna da 127 persone, mentre all’esterno incoraggia la congregazione informale.

 

Altri suoi progetti stati realizzati in Danimarca, Germania, Italia, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti. Opere significative includono anche Xylem al Tippet Rise Art Center (2019, Montana, Stati Uniti), Léo Doctors’ Housing (2019, Léo, Burkina Faso), Lycée Schorge Secondary School (2016, Koudougou, Burkina Faso), il Parco Nazionale del Mali (2010, Bamako, Mali) e Opera Village (Fase I, 2010, Laongo, Burkina Faso).

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