06 novembre 2000

Fuksas Licenziato. Ciao “Piccolo Principe”

 
“Si era determinata una sostanziale incapacità di coesistenza tra il direttore e la Biennale. Abbiamo applicato la legge nel suo spirito più profondo.” Parole di Paolo Baratta...

di

Parole intrise di cinismo che già altre volte abbiamo ascoltato, parole che non moriranno mai, parole che ci feriranno sempre.
Se dovessi riassumere in una sola parola quello che per me è l’architettura oggi la definirei: un “bimbo”. Ho infatti la certezza che allo stato attuale si trovi in pieno stadio infantile. Ha la stessa vitalità e fragilità.
Appena rinata dalle ceneri del modernismo ideologico per abbracciare la rivoluzione del mondo telematico, l’architettura non è ancora in possesso delle sue possibilità di espressione. Nonostante ciò, oggi, questo “bimbo” è stato maltrattato, rischierà da grande di essere un uomo inespresso.

Fuksas ha incarnato all’interno della istituzione veneziana, questo spirito fanciullesco dell’architettura di oggi. Grande entusiasmo, grande presenza, forse anche grande caos. Un direttore/comunicatore dagli atteggiamenti anti-aristocratici, che si è lasciato avvicinare, ma che non ha esitato a mostrare tutto il suo carattere.

La Biennale di Venezia appena terminata, ha lasciato un segno. Per dirla con Renzo Piano: “Fuksas ha aperto la Biennale a una lettura più articolata della realtà, ha saputo esplorare mondi diversi, anche disordinatamente, e questo poteva essere realizzato solo con il suo spirito.”
Anche i numeri hanno dato ragione all’architetto dal cognome dell’est.
Quest’anno La biennale di architettura ha avuto settantamila visitatori, undicimila in più della scorsa edizione.
Dal punto di vista culturale ha avuto un impatto molto forte, puntando sulla multimedialità e in maniera molto costruttiva.
Anche nei riconoscimenti alle attività nel campo, ha saputo dare una svolta, assegnando un premio speciale ad un dimenticato, almeno in Italia, poeta dell’architettura come Paolo Soleri.
Allora perché questa decisione di epurazione?
Le cose si chiariranno nei prossimi giorni, forse.
Nel frattempo ringraziamo Fuksas per come ha realizzato l’evento, ringraziamo anche Baratta per averci ricordato quanto sia duro e a volte impopolare mantenere il potere.

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Francesco Redi



immagine tratta da: <a href=http://www.fullpress.it/informazioneoggi/intervista/index.htm target=http://www.fullpress.it/informazioneoggi/intervista/index.htm
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8 Commenti

  1. Fuksas non è solo un architetto ma un vero artista. Già in passato ha dovuto scontrarsi con la realtà italiana ed è dovuto “fuggire” all’estero dove ha lasciato un segno netto ed inconfondibile della sua grandezza. Ancora una volta ci si è dimostrati ottusi nel non saper apprezzare appieno il coraggio di un grande…ancora una volta!!!

  2. Non ho dubbi che è così, come dici tu Michela.
    Se l’architettura oggi ha qualcuno che vuole porsi come portabandiera, questo è Fuksas.
    Interveniamo in suo favore, è un modo per contarci.

  3. Ci si può commuovere, se si vuole continuare ad amare questa Architettura neonata, ma io preferisco astenermi dal partecipare.
    Onore a Fuksas, poichè recita il ruolo dell’ architetto d’ opposizione, ruolo importante e ormai spesso dimenticato. Ma soprattutto disonore a tutti gli allineati, i concilianti, gli stanchi, gli adattati, poiché ora tocca accontentarci di Fuksas per colmare un vuoto che solo Zevi riusciva ad attenuare.
    Nutro qualche dubbio sulla premeditazione dei colpi di scena che Fuksas, negli ultimi tempi, spesso ci regala. Si potrebbe maliziare sull’ oppurtunismo di un licenziamento praticamente richiesto, utile mezzo per rafforzare una già massiccia presenza sui media. Fuksas ha capito, è sta lavorando bene.
    Ringraziamo comunque per quello che abbiamo ottenuto.

  4. Non voglio fare commenti passionali, Fuksas mi piace e basta. Baratta un pò meno. Il primo può servire il secondo, in un paese come il nostro, non saprei che farmene.
    Ciao a tutti. Continuate così.

  5. l’ Italia non sarà mai a corto di artisti … e di polemici …
    cerchiamo di tenerci buoni anche i manager, ma non facciamo credergli di essere importanti!

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