06 marzo 2023

Il ruolo dell’architetto potrebbe essere sostituito dall’intelligenza artificiale? La risposta di ChatGPT

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Questa domanda-provocazione è il punto di partenza per interrogarsi sulle nuove questioni legate all'autorità e messe in crisi dalle nuove forme di intelligenza artificiale. Ma anche per guardarsi indietro, in una affascinante storia del rapporto Uomo-macchina

Giacinto Cerviere + AI Assistant,
Giacinto Cerviere + AI Assistant, "Villa per un artista su una montagna rocciosa"

In queste ultime settimane il New York Times ha più volte trattato il caso ChatGPT e il connesso allarme partito da novembre scorso dalle università statunitensi. Sam Altman, amministratore di OpenAI, ha dato vita alla creatura digitale che più sta rivoluzionando il sistema dell’informazione contemporanea. Il caso in un paio di mesi è diventato mondiale. Gli studenti chiedono in qualsiasi lingua alla chatbot cosa ne sa su un determinato argomento, e ChatGPT fa i compiti al loro posto rispondendo con una buona precisione. ChatGPT ha inoltre la capacità di correggersi e depurarsi da contenuti nocivi ritrovati in rete tramite un continuo addestramento umano condotto da dipendenti africani dell’azienda informatica californiana Sama. Il software ha già superato con successo i test finali di molti corsi di laurea. Per tali ragioni le università di tutto il mondo iniziano a rivedere preoccupate non solo l’organizzazione spaziale dei loro laboratori e aule, ma soprattutto provano a difendersi ripristinando l’uso di prove orali e scritte da svolgere in presenza.

Il futuro dell’architettura? Risponde l’intelligenza artificiale

L’architetto-teorico inglese Neil Leach, professore alla Florida International University, autore del recente saggio Architecture in the Age of Artificial Intelligence, ha recentemente svelato su Dezeen.com una conversazione avuta con ChatGPT. Le ha chiesto se l’AI potesse avere un impatto negativo sul futuro dei progettisti architettonici. Una risposta raggelante gli è stata inviata due secondi dopo: <<Gli architetti potrebbero diventare una cosa del passato>>. Se il caso di ChatGPT ha suggestionato maggiormente i media, molte altre piattaforme AI specializzate nella produzione di immagini stanno ricevendo pari attenzioni scatenando altrettante riflessioni anche di natura filosofica: studenti di accademie, scuole di architettura e di design possono produrre concept inediti bi/tridimensionali quasi in tempo reale. Le piattaforme più utilizzate in questo settore, in grado di trasformare stringhe di testo (prompt) in immagini, sono Midjourney, DALL-E2 e Stable Diffusion. Con l’AI il sapere sarà gestito, razionalizzato e trasmesso in tempi brevissimi imitando i processi neurali umani tramite la tecnologia del Deep Learning. Se il ciberspazio ha risucchiato molti servizi fisici, creando economia digitale, l’intelligenza artificiale porterà alla cancellazione di interi campi professionali ridisegnando nuovamente l’economia. Il sapere potrebbe direttamente passare dalle mani di esperti delle specifiche professioni a quello di un’utenza tecnica intellettualmente avvertita, anche se non specializzata.

I problemi dell’intelligenza artificiale

L’autorialità delle produzioni artistiche tramite l’AI è perfino questione dibattuta dai tribunali americani: se con una stringa di testo si può produrre arte inedita, chi sarà l’autore dell’opera? Gli ideatori di immagini esistenti nel web, rielaborate dall’AI, potrebbero essere in grado, riconoscendo il plagio, di rivendicarne i diritti? Le piattaforme hanno chiarito subito il problema specificando che l’autore dei prompt deterrà per sempre i diritti di ciò che produce. Questo in sostanza si legge ad esempio tra i termini di servizio di Dreamstudio di Stable Diffusion. Ma il Copyright Office statunitense per ora assume posizioni più limitanti (in un recente caso ha negato i diritti d’autore a un’autrice di una graphic novel su delle illustrazioni che aveva realizzato con Midjourney). Ricordiamo anche di altri casi di artisti che hanno venduto su Shutterstock opere o pubblicato e-book, e perfino vinto concorsi con immagini e testi prodotti tramite piattaforme AI. Il fatto che gli autori avessero scarse conoscenze tecniche non ha ristretto la loro creatività. Tuttavia, nell’elaborazione di un prompt si racchiudono il livello di competenza estetica e l’abilità artistica dell’operatore. Una delle aziende più all’avanguardia, Stability AI, sta già dibattendo sulla creazione di reti neurali dedicate alla cultura che possano soddisfare le richieste di questa particolare utenza.

L’AI vista con la profondità della storia

In vari forum online molti appassionati e neoartisti digitali pongono problematiche questioni sul tema dell’originalità e dell’autorialità. Ad esempio, la tecnica grafica della prospettiva di Brunelleschi che impressionò non di poco i committenti rinascimentali al cospetto di dipinti e disegni architettonici; l’invenzione della fotografia, di cui si avvalsero molti pittori dell’Ottocento; la stessa abile mano umana che Walter Gropius prendeva a prestito dai suoi collaboratori, per rappresentare meglio le sue opere; gli artisti della Pop Art che serigrafavano fumetti o marchi; i motori digitali di renderizzazione architettonica, che oggi condizionano massicciamente le scelte delle commissioni chiamate a decidere il vincitore di un concorso di progettazione: tutti questi sono allo stesso tempo sistemi di rappresentazione visuale e strumenti creativi? Alcuni artisti statunitensi hanno fatto causa a Stable Diffusion ritenendo la piattaforma autrice di veri e propri furti d’idee utilizzando miliardi di immagini attinte dal web per generare sostanzialmente dei collage. Non era vero. In fase di giudizio è stato chiaramente dimostrato come il software fosse in grado di costruire autonomamente immagini completamente inedite.

4 Commenti

  1. Salve, Giacinto. Quello delle AI è argomento di attualità, e credo che sia positivo parlarne da più punti di vista (autoriale, legale, artistico, ecc…) anche perchè penso che la conoscenza, lo studio e l’analisi di questi sistemi porti ad un assottigliamento dei timori. Non so francamente se questi sistemi di facile restituzione di idee progettuali, possano sostituire la figura dell’architetto, ma sicuramento l’architetto dovrà tenerne conto, come lo è stato per certi versi per tutta la computer grafica assistita. Proprio in questo periodo ho collaborato ad allestire una mostra di illustrazioni generate da AI dal titolo “the artist is not present”, ponendoci proprio le domande su dove sia il margine tra arte e macchina.

  2. L’intelligenza umana, dicono alcuni filosofi, è una tecnologia. Il problema alla fine, dove sta? Secondo me nella perdita di cultura materiale e intellettuale, non nell’autorialità. Infatti, tolto il virtuosismo di chi programma che prima o poi può arrivare a fare tutto, PER CHI lo fa? Perché, mentre se sostituisci i lavori manuali e ripetitivi con robot e algoritmi liberi l’uomo, se gli togli il lavoro creativo, quello intellettuale, alla fine di cosa si occupano gli umani? Perdono progressivamente conoscenza e saperi, a parte quelle dei programmatori. E un po’ già si vede, non sappiano consultare una carta geografica, scattare una foto, scrivere a mando, comprendere un testo, non saremo più stimolati a immaginare, se non nello scrivere una prompt. Alla fine torniamo all’analfabetismo di massa del medioevo, pochi sapienti e una massa enorme di persone stupide, un tempo dove solo nei monasteri qualcuno sapeva leggere. E dopo una generazione quella successiva non sarà nemmeno andata a scuola, non servirà farlo, ci sono i computer, e dopo una decina di generazioni il mondo sembrerà the day after tomorrow, gli esseri umani andranno in giro con la clava. Tra macchine arrugginite che non sapranno più usare e nemmeno a cosa siano servite
    .

  3. Do sempre l’automatizzazione del lavoro ha portato alla cancellazione di alcuni lavori e alla creazione di altri o alla liberazione di forze disponibili per altre attività.
    Questa volta per la prima volta a seguito di questi nuovi software e dell’intelligenza artificiale e della robotica non ci saranno sostituzioni di campo. Noi di OFFICINALEONARDO crediamo che come sempre sono la qualità e la specializzazione a fare la differenza, così come noi abbiamo una clientela molto specifica che non si affiderebbe mai a un banale software Per la realizzazione della casa dei loro sogni. D’altro canto non neghiamo il fatto che internamente al nostro studio, ma proprio grazie alla nostra sapienza nel settore, potremmo fare uso di tale intelligenza artificiale e indirizzarla proprio per conseguire risultati migliori. Tutto questo con il guadagno per le risorse umane di Officinaleonardo di poter approfondire meglio tematiche legate alla qualità degli spazi, alla percezione psicologica, e ai dettagli degli stessi, nonché ai contenuti tecnici ed economici. In una sola parola più tempo e più energia per migliorare la qualità del nostro lavoro.

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