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Londra, il nuovo Serpentine Pavilion di Marina Tabassum invita alla condivisione
Architettura
di redazione
Una capsula nel tempo nel cuore verde di Kensington Garden di Londra: è il nuovo Serpentine Pavilion firmato da Marina Tabassum, una delle commissioni di architettura effimera più prestigiose al mondo, promossa dalle Serpentine Galleries. «Il padiglione di Tabassum segnerà il 25mo anniversario di questa commissione pionieristica e prosegue la filosofia di Zaha Hadid, volta a superare i confini dell’architettura», hanno dichiarato dalle Serpentine. «Il suo mantra “Non dovrebbe esserci fine alla sperimentazione” è il fondamento su cui si poggia questa commissione e il padiglione di Tabassum ne è un esempio».
Concepito come un organismo vivo, il padiglione presentato dall’architetta e docente di origini bengalesi si sviluppa in direzione nord-sud, dialogando con la torre campanaria della Serpentine South e immergendosi nella tradizione del “park-going” inglese. Quattro capsule lignee, scolpite in volumi architettonici essenziali, avvolgono uno spazio centrale filtrato da una pelle translucida che diffonde la luce come se attraversasse un fitto fogliame. Il risultato è un ambiente tattile e sensoriale, che cambia al variare delle ore e delle stagioni, un invito al raccoglimento e all’ascolto.

Se nei suoi progetti Tabassum ha messo spesso in dialogo spiritualità, natura e architettura, in questa occasione, per la prima volta nella sua carriera, ha costruito interamente in legno. Un legame reso ancora più evidente dalla presenza di un albero di Ginkgo biloba, specie resiliente e antichissima, risalente al Giurassico, che cresce nel cuore del padiglione. Le sue foglie, che vireranno dal verde al giallo dorato tra l’estate e l’autunno, accompagneranno il tempo del padiglione come una clessidra vegetale, prima di essere ripiantato nel parco.

La struttura, dinamica e contemplativa, ospita anche un elemento cinetico: una delle capsule può muoversi e riconfigurare lo spazio, trasformando il padiglione in un luogo mutevole, fluido, mai definitivo. È una dichiarazione poetica e politica insieme, soprattutto in un’epoca, come sottolinea Tabassum, segnata da cesure e censure. In risposta, l’architetta immagina il padiglione come un rifugio per la conoscenza condivisa: una biblioteca a cielo aperto dove i visitatori possono esplorare testi dedicati alla letteratura, all’ecologia e alla poesia del Bengala, custoditi su scaffali integrati nell’architettura stessa. «Spero che le persone vengano qui e apprezzino lo spazio», ha dichiarato Tabassum. «L’idea è che possiamo riunirci tutti, per diverse attività ed eventi, mettendo da parte le nostre differenze».

Sostenuto da Goldman Sachs per l’undicesimo anno consecutivo, il padiglione resterà visitabile dal 6 giugno al 27 ottobre 2025. Dopo di che, come gli altri progetti del Serpentine Pavilion, sarà chiamato a una nuova vita altrove.