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Il Museo degli Innocenti di Ipostudio vince il Premio IN / Architettura 2020
Architettura
di redazione
Il team di architetti di Ipostudio è stato insignito del Premio In / Architettura 2020, promosso dall’Istituto Nazionale di Architettura e dall’ANCE – Associazione Nazionale Costruttori Edili, in collaborazione con Archilovers, nella categoria degli Interventi per la riqualificazione edilizia, per il progetto del Nuovo Museo degli Innocenti di Firenze.
«La Giuria ha apprezzato il coraggio di confrontarsi con forza con la storia, senza timori o remore», si legge nelle motivazioni della Giuria, presieduta dal filosofo Aldo Colonetti e composta da Domizia Mandolesi, Adolfo Guzzini, Andrea Margaritelli, Monica Alejandra Mellace, Cecilia Di Marzo e Carme Pinòs. «Il nuovo progetto affronta con grande qualità e con soluzioni innovative le complesse relazioni tra il manufatto di Brunelleschi, il patrimonio archivistico e storico-artistico e le attività connesse, raccogliendo le diverse funzioni in un unico organismo. Gli spazi progettati sono contraddistinti da una chiara identità e riconoscibilità architettonica ed allo stesso tempo risultano perfettamente integrati ed in armonia con la struttura storica esistente», continuano.
Nella stessa categoria, menzione speciale a Pietro Carlo Pellegrini, per il progetto di Recupero della ex-Fornace di Riccione, mentre 1260 sono state le candidature totali, pervenute sulla piattaforma di Archilovers.

La storia degli Innocenti, dallo Spedale di Brunelleschi al Museo di Ipostudio
La storia del Museo degli Innocenti inizia nel 1419, quando l’Istituto fu creato per dare ospitalità ed educazione ai bambini, su impulso della Compagnia della Seta, che commissionò il progetto a Filippo Brunelleschi. L’anno prima, il grande architetto aveva presentato il modellino della Cupola di Santa Maria del Fiore. Costruito secondo i canoni classici, con la sua nitida bicromia grigia e bianca, lo Spedale degli Innocenti è considerato tra i massimi esempi di architettura rinascimentale toscana. Ancora oggi, l’ex brefotrofio offre i suoi servizi ai bambini e alle madri in situazioni difficili e, al suo interno, trova sede anche un centro di ricerca UNICEF, oltre che un archivio storico che conserva storie e documenti dei bambini lì abbandonati in forma anonima nel corso dei secoli.

L’idea di realizzarvi un museo risale già al 1853, per sistemare l’enorme patrimonio artistico collezionato nel corso dei secoli ma fu con l’intervento del grande soprintendente Luciano Berti che furono allestiti i nuovi spazi, con la messa delle opere in piena sicurezza dopo l’alluvione del 1966.
Iniziati nel 2012 e commissionati, a seguito di un concorso, a Ipostudio – team di architetti fiorentini fondato nel 1984 da Lucia Celle, Roberto di Giulio, Carlo Terpolilli, Elisabetta Zanasi Gabrielli, a cui in seguito si associano Luca Belatti, Maria Giulia Bennicelli Pasqualis, Panfilo Cionci e Beatrice Turillazzi -, gli importanti lavori di restauro sono stati inaugurati nel 2016. Oltre ad aver risolto alcune questioni strutturali, migliorando l’accessibilità e la percorribilità con una nuova porta e un sistema di scale e ascensori, il progetto ha affrontato la complessa relazione tra la storia dell’Istituto, la sua architettura monumentale e il suo patrimonio archivistico e storico-artistico, proponendo un organismo unico, coerente e rispettoso del passato e della sua funzione, per le esigenze dei più deboli.
Tra i progetti di Ipostudio più recenti, gli ampliamenti dell’Ospedale Civico di Lugano e del Micas – Malta International Contemporary Art Space, e la realizzazione di un nuovo insediamento urbano a Outapi in Namibia.

Tutti i vincitori dei Premi Nazionali IN /Architettura
«I Premi Nazionali IN/Architettura sono un’esperienza unica non solo a livello nazionale, perché pensati da un intellettuale, visionario e pratico insieme, come Bruno Zevi, che considerava l’architettura come attività progettuale a tutto tondo, capace di trasformare e migliorare la società», ha spiegato Colonnetti. «Una visione illuministica, oggi ancora più attuale perché totalmente in controtendenza con un atteggiamento diffuso di carattere strumentale: ovvero una sorta di specializzazione progettuale al servizio del “particolare”, mentre l’architettura appartiene a un sapere che sta a fondamento della nostra vita, individuale e collettiva».

Morpurgo de Curtis Architetti Associati, con il Memoriale della Shoah di Milano, e Lorenzo Grifantini, con La Torre Bianca, vincono la sezione per gli Interventi di nuova costruzione, rispettivamente maggiori e minori di 5 milioni di euro. In questa categoria, assegnata anche la menzione speciale allo studio ifdesign di Ida Origgi e Franco Tagliabue Volontè per il Laboratorio e centro socio educativo per persone diversamente abili a Erba.
Massimo Acito – OSA architettura e paesaggio, con Residenze temporanee al Cappuccino Vecchio, Francesco Ursitti, con microutopia, BDR bureau – Alberto Bottero e Simona della Rocca, con la Scuola secondaria Enrico Fermi, vincono la sezione dedicati agli Interventi progettati e realizzati da giovani progettisti. CZA – Cino Zucchi Architetti, con Lavazza Headquarters, si aggiudica il premio nella categoria Intervento di rigenerazione urbana. Nella stessa categoria, assegnata una menzione speciale al Borgo Biologico di Cairano, progettato da Studio Verderosa di Angelo e Benedetta Verderosa.

Fondazione Prada vince il Premio nazionale Bruno Zevi per la diffusione della cultura architettonica. A Maria Giuseppina Grasso Cannizzo il Premio nazionale alla carriera. Il Parco urbano Isola della Certosa, di Sofia Tiozzo Pezzoli, vince il Premio speciale Architettura solare in contesti di pregio. Casa K, di Alessandro Bulletti e Giovanna Bignami, vince il Premio speciale Listone Giordano – Intervento di nuova costruzione. Casa BS di RESIARCHITETTURA – Nicola Isetta e Paola Rebellato architetti, vince il Premio speciale Vimar – Intervento realizzato da giovani progettisti. Powerbarn, di Giovanni Vaccarini, vince il Premio speciale Willis Towers Watson – Intervento di nuova costruzione.
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