17 aprile 2000

Progettare con la comunità

 
Il workshop internazionale tenutosi il 13 e 14 Aprile presso la facoltà di Architettura di Roma Tre su pianificazione strategica interattiva e progettazione partecipata un occasione per riflettere sulle esperienze italiane , confrontarsi con esempi stranieri … ed interrogarsi su passato e presente di metodi progettuali che nascono come promesse per un futuro sostenibile

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La sostenibilità è un diverso modo di porsi nei rapporti tra sistema antropico e sistema ambiente, diverso rispetto all’ uso comune di regole economiche tradizionali che non considerano tali sistemi come elementi necessariamente complementari, diverso rispetto ai metodi correnti di scelta sociale. L’ obbiettivo, usando una definizione ormai nota ai più, è quello di assicurare il soddisfacimento dei bisogni della popolazione attuale senza compromettere le possibilità di sopravvivenza delle generazioni future. In tale ottica risulta importante non solo la formulazione di un programma ambientale per la conservazione e la gestione delle risorse naturali, ma anche e soprattutto la comprensione del ruolo fondamentale delle strategie sociali ed economiche per l’ evoluzione dell’ ecosistema.
Di qui l’ attenzione rivolta, già nella Agenda 21 di Rio de Janeiro ’92, ai settori dell’ Urbanistica e della Architettura, perché producano uno sviluppo sostenibile degli insediamenti urbani, oltre che sul piano tecnologico, anche e soprattutto su aspetti sociali, favorendo la “presa in carico” del territorio da parte degli abitanti.
Il workshop internazionale tenutosi il 13 e 14 Aprile presso la facoltà di Architettura di Roma Tre su pianificazione strategica interattiva e progettazione partecipata, presentando molte esperienze italiane e straniere, ha dimostrato come tale pratica si stia diffondendo.
e ora progettiamoMa il successo di questo incontro va ben oltre una semplice azione di propaganda e di scambio di esperienze: è emerso come la tendenza verso pratiche partecipative, che da un lato vive ancora di tante iniziative pionieristiche, e dall’ altro rischia di venire istituzionalizzata e smorzata, attraversi una fase di maturazione. Operatori di rinomata fama hanno esternato riflessioni e delineato nuovi orizzonti per la sperimentazione. L’ importanza di tecniche e metodi precostituiti è stata ridimensionata: occorre ripensare il legame tra la teoria e le capacità personali del professionista, perché si eviti di ricostruire un distacco tra facilitatore e partecipante, e perché non si ricada in formule poco flessibili.
Emerge poi sempre più prepotentemente la potenzialità offerta dai bambini, da non considerare solo come una delle minoranze a cui dare visibilità, bensì come primari attori nella partecipazione. Dalla loro vitalità e sensibilità si può trarre forza e superare barriere comunicative. Di fatto molte delle iniziative di successo partono proprio da loro, ma occorre evitare di farne un facile cliché: importante è l’ invito a ricordare che la partecipazione deve confrontarsi con le realtà socialmente “difficili”, perché il successo non si riduca ad un facile manifesto politico.
Altro aspetto interessante del workshop è legato agli interventi teorici intercalati tra i reportage, con la presenza di esponenti di importanti scuole di pensiero italiane ed internazionali: mentre si guardava a tecniche attuali e futuribili offerte da internet e dalla maturazione di approcci mentali complessi, si è avuto modo di ripensare anche alle radici del movimento per lo sviluppo urbano sostenibile, trovando nelle teorie di Christopher Alexander quel passato che molti gli negano.

Per consultare gli atti del congresso:
http://www.arch.uniroma3.it

Marco Felici

[exibart]

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