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Quando l’architettura ascolta il territorio: i progetti dello studio AM3 a Firenze
Architettura
Si chiama AM3 lo studio di architettura palermitano che espone i propri progetti negli spazi della Palazzina Reale di Firenze, fino al 13 giugno, nell’ambito della rassegna Emergenti | Studi di architettura, un ciclo di mostre che ha come scopo quello di tratteggiare lo scenario delle nuove tendenze dell’architettura contemporanea in Italia: non un premio, né una raccolta corale ma un inciso monografico, dedicato, volta per volta, a un singolo studio selezionato.
AM3, nato nel 2011 dalla collaborazione tra gli architetti Marco Alesi, Cristina Calì e Alberto Cusumano, si propone l’obiettivo di sviluppare un approccio progettuale capace di leggere e interpretare i contesti in cui opera. La mostra mette in luce come ogni disegno sia studiato non solo per adattarsi al luogo in cui verrà fattivamente realizzato l’intervento architettonico ma per diventarne parte integrante, in uno scambio reciproco e proficuo tra quanto già esiste e quanto si aggiunge.
Il percorso espositivo propone otto progetti divisi in quattro sezioni: Radicarsi nel paesaggio, Scuola e città, Infrastrutture educative, Inserirsi nell’esistente. Osservando plastici, disegni e fotografie, si rimane colpiti non solo dalla cura e dall’analisi del territorio che caratterizzano fin dalle prime fasi il lavoro di AM3, ma soprattutto dalla capacità di empatia e di immedesimazione che lo Studio dimostra nel momento in cui si appresta al lavoro, cercando di comprendere le necessità degli abitanti del posto, evitando approcci sensazionalistici e autoreferenziali.
Ad esempio, il progetto per la Chiesa del Cuore immacolato di Maria a Villaggio Mosè va incontro a due tipologie diverse di bisogni: quello di spiritualità, raccoglimento e protezione di ogni fedele e quello di socializzazione. Dunque, se da un lato, ispirandosi alla conformazione del manto e all’iconografia della Madonna della Misericordia, è stata realizzata la struttura dell’abside e studiato il disegno che la luce compie penetrando dal lucernario, dall’altro si è ritenuto opportuno, all’esterno, creare uno spazio antistante all’entrata dove gli abitanti possano incontrarsi e parlare prima e dopo le funzioni religiose, proprio come erano soliti fare nella precedente struttura.
Lo stesso grado di sensibilità e delicatezza è riservato al paesaggio e a come le architetture possano perfettamente inserirsi in esso, senza cambiarne drasticamente la visione, bensì divenendone gentilmente parte. Per questo motivo, ad esempio, nel concorso per un teatro sulla Rocca di Cefalù, comprendendo come in questo caso valorizzare la morfologia del paesaggio divenisse fondamentale per la resa progettuale, AM3 ha proposto un disegno di una piccola architettura che, interpretando la conformazione del territorio, avrebbe permesso di offrire nuovi sguardi, attraversamenti, usi collettivi senza alterare l’equilibrio percettivo del luogo. Il progetto ha vinto il concorso ma non è stato ancora realizzato.
L’approccio di AM3 è sempre aperto alle istanze del posto e dei suoi abitanti, in ascolto e propenso a comprendere e a far proprie le peculiarità del contesto ambientale, sociale, istituzionale cosicché il processo progettuale sia il più possibile conforme alle necessità dell’ambito e della situazione in cui andrà a collocarsi una volta realizzato. Per questo motivo non esistono immagini e idee precostituite, ma diviene essenziale la ridefinizione delle relazioni tra spazio costruito, paesaggio circostante e società. In questo senso sono indubbiamente emblematici i progetti del convitto a Malles, in Val Venosta, e della nuova sede del Comun General de Fascia, in Val di Fassa.
In entrambi i casi, la sfida è stata la realizzazione di un disegno che, partendo dallo studio del paesaggio di montagna inteso come fondale scenico, interpretasse le specificità morfologiche, simboliche e insediative di questi territori, integrandosi senza mimetismi, ma con misura e consapevolezza.