28 dicembre 2019

Santiago Calatrava e il futuro di Napoli. A Capodimonte

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In attesa di vedere riaperta la Chiesa Borbonica nel Real Bosco, l'incontro dell'archistar con la città partenopea. Con 400 pezzi per progettare futuro insieme al direttore Sylvain Bellenger

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Rome – Università degli Studi di Roma Tor Vergata (2005) Photo © Heinrich Helfenstein; gta archive / ETH Zürich

Nella pesantezza di questo tempo grigio, ecco che una ottimistica botta di vita ci viene dalla mostra, a Capodimonte, delle opere di Santiago Calatrava e dall’incontro del famoso archistar con Sylvain Bellenger, Direttore della Reggia-Museo e del Real Bosco. Un’amichevole intesa tra due intelligenze creative di idee e di progetti per un futuro immediato. Merito loro se, per il giorno di Pasqua, sarà riaperta la piccola chiesa borbonica nel Real Bosco, una deliziosa architettura settecentesca. Ci apparirà diversa, perché sarà arricchita dalle decorazioni murarie in ceramica realizzate da Calatrava. Così come – è stato detto – la Cappella del Rosario di Saint Paul au Vince, il caratteristico villaggio medioevale affacciato su Nizza, è apparsa più affascinante da quando, negli anni Cinquanta del secolo scorso, è stata ornata dalle opere di Matisse.

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Milwaukee – Milwaukee Art Museum Photo © Alan Karchmer

Rinnovare la storia, per farla rivivere

«Dobbiamo rinnovare le architetture tramandateci dalla storia, per farle rivivere», ha detto Bellenger, che suggerisce anche di fare stabilmente allocare un’opera di Calatrava in uno dei cortili della Reggia, quello che ha già ospitato, alcuni anni fa, per una mostra temporanea, l’enorme ragno nero della grande Louise Bourgeois. L’occasione dell’incontro tra i due “progettisti di futuro” è stata appunto la presentazione della mostra di Calatrava.

Vi è intervenuto anche Vincenzo De Luca, il Presidente della Regione Campania, che ha in parte sovvenzionato l’evento. E che ha ribadito l’idea di Bellenger dell’opportuna modernizzazione delle architetture storiche, lanciandosi contro «la sottocultura della mummificazione» contraria a ogni rinnovamento. Poi De Luca osserva che Napoli, dalla sua storia antica, ha ereditato innumerevoli architetture e opere artistiche. Mentre Salerno, città per la quale il Presidente ha sempre dimostrato particolare interesse, al confronto ne è priva e, quindi, deve arricchirsi di opere contemporanee.

Un singolare ragionamento, da cui sembra emergere l’atavica competizione di Salerno, città dei Longobardi, con la più antica Neapolis, la quale, un tempo, gli aveva mandato contro i Normanni, che bloccarono il loro espansionismo guerriero e formarono un regno, che più tardi avrebbe avuto per secoli Napoli capitale: la Storia è infinita e non muore mai.

L’attuale mostra è intitolata “Nella luce di Napoli” ed è stata curata da Sylvain Bellenger e Robertina Calatrava, consorte del Maestro e madre dei suoi quattro figli.

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Reggio Emilia – Stazione Mediopadana (2002-2004) Photo © Burg / Schuh, Palladium Photodesign

400 pezzi “Nella luce di Napoli”

Sono 400 i pezzi presentati, tra disegni, dipinti, sculture, maquette. “Nella luce di Napoli” è il ritratto di un artista, che è pittore, ceramista, scultore e architetto: un poeta. Una sezione della mostra è nel Cellaio, il padiglione nel Real Bosco, dove, un tempo, si conservavano le derrate alimentari prodotte dalla masseria qui creata dai Borbone. È un edificio dalle bianche pareti, dove trovano risalto le magnifiche ceramiche create da Calatrava, che testimoniano le origini dell’arte di questo spagnolo (è nato nel 1951 nei pressi di Valencia), capelli nerissimi e occhi brillanti: la cultura iberica, cicladica e magnogreca. E anche il suo amore per la natura: nelle rappresentazioni di foglie e rami di alberi, di nudi femminili, resi con le linee duttili e armoniose dei loro profili, e della forza maschile, resa con le immagini dei tori o delle loro corna, che, poi, in alcune opere, diventano piume leggere, ondeggianti, libere nello spazio: quasi uno slancio di soddisfatta felicità.

Calatrava ha anche detto di avere iniziato la sua attività artistica da bambino disegnando e dipingendo. «Non ho mai smesso di dipingere – ha affermato – per me è importante lavorare sulla pittura, sulla scultura e sulla ceramica, non solo come discipline indipendenti ma come nutrimento necessario per la mia architettura». E infatti è facile comprendere che, se la pittura è una superficie colorata e la scultura è un volume ricoperto comunque da una superficie, l’architettura, che è composta da volumi, comprende pittura e scultura e qualcosa in più: lo spazio, la possibilità per l’uomo di muoversi all’interno e all’esterno di essa.

Al secondo piano della Reggia-Museo, conosciamo le opere architettoniche di questo artista. Sono le maquette delle sue architetture, alcune soltanto progettate, molte realizzate. Si trovano in ogni parte del mondo. Un esempio ne è il nuovo World Trade Center Transportation, nel luogo del Ground Zero di New York, simbolo di rinascita dopo l’attentato nel 2001 alle Torri Gemelle.

Ma Santiago Calatrava è noto soprattutto come costruttore di ponti. «Amo i ponti – ha detto – perché mettono in comunicazione le genti: sono simbolo di pace». E hanno da sempre un significato sacro, tanto che il costruttore di ponti, al tempo dei romani antichi, era un sacerdote chiamato pontifex, come l’attuale Pontefice. D’altronde nell’architettura di Calatrava è stata trovato un valore filosofico e morale. E non è forse vero che Qualcuno è chiamato il Grande Architetto?

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