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Un nuovo futuro per il Teatro Romano di Brescia, firmato David Chipperfield
Architettura
di redazione
Risalente all’epoca dell’imperatore Vespasiano, faceva parte del vasto complesso monumentale del foro dell’antica Brixia ma fu parzialmente riscoperto solo nel XIX secolo, dopo un lungo periodo di abbandono e spoliazioni. E oggi, il Teatro Romano di Brescia, che è già parte integrante del sito UNESCO I Longobardi in Italia, si prepara a tornare al centro della vita culturale cittadina, grazie al progetto di restauro e rifunzionalizzazione firmato dall’archistar David Chipperfield.
Presentato in occasione di una conferenza stampa nell’Auditorium del Museo di Santa Giulia, l’intervento, promosso da Fondazione Brescia Musei in sinergia con il Comune di Brescia e la Camera di Commercio, si inserisce in un più ampio processo di valorizzazione del centro storico bresciano, culminato con l’apertura del Corridoio UNESCO che collega il Capitolium e il complesso museale di Santa Giulia, affacciandosi proprio sull’area del Teatro.

David Chipperfield, restituire alla città un nodo culturale
Nella visione di Chipperfield, il Teatro romano è un organismo vivo, un “nodo urbano” capace di rientrare nel tessuto sociale della città. Il progetto interpreta la triplice natura del monumento – sito archeologico, manufatto storico e spazio teatrale – con l’intento di restituirgli una piena fruizione pubblica. Il lavoro è stato quindi orientato all’equilibrio tra tutela e trasformazione, tra conservazione del patrimonio materiale e attivazione delle sue potenzialità.
«Il nostro approccio per questo straordinario sito mette insieme storia, archeologia e memoria in dialogo con il presente. Affrontando l’incompletezza dei resti del Teatro Romano, abbiamo esteso il nostro compito oltre l’archeologia convenzionale per consentire una continuità di scopo che ci riporta alla funzione storica del sito come infrastruttura urbana», ha dichiarato Chipperfield.

«Durante l’elaborazione della proposta ci siamo interessati al processo di ricerca di una serie di soluzioni attraverso uno studio attento di ciò che è rimasto insieme alla consapevolezza di ciò che è stato perso, e abbiamo cercato di trovare un equilibrio tra i due – non si tratta di un processo strettamente scientifico – con il fine di creare una nuova realtà fisica. Ristabilendo la geometria dell’emiciclo, ad esempio, diamo un ordine a questi antichi frammenti e facciamo rivivere il senso dello spazio del Teatro Romano piuttosto che ricreare ciò che un tempo esisteva. In questo modo, cerchiamo di reintegrare il passato nella vita quotidiana della città di Brescia, di vivere in continuità con esso piuttosto che accanto ad esso», ha concluso l’architetto, che in Italia ha già progettato, tra l’altro, il restauro delle Procuratie Vecchie a Venezia, con un intervento che ha restituito al pubblico spazi storici rimasti inaccessibili per secoli.
A Brescia, un teatro romano contemporaneo
Il progetto di Chipperfield è l’approdo di un percorso avviato idealmente nel maggio 2021, con il ritorno della Vittoria Alata restaurata e l’allestimento della cella orientale del Capitolium firmato da Juan Navarro Baldeweg. Quindi, nel 2022, il convegno Il futuro del Teatro romano di Brescia aveva tracciato le linee guida per una valorizzazione attiva del patrimonio archeologico, rilanciando un’idea espressa da Salvatore Settis: «Archeologia in città vuol dire archeologia per la città».

Elaborato dallo studio David Chipperfield Architects Milano Il disegno nasce da un’approfondita analisi archivistica e da rilievi tecnici avanzati, tra cui laser scanner e fotogrammetria. Il progetto prevede il recupero della cavea e del pulpito come luoghi destinati ad accogliere spettacoli dal vivo. L’intervento punta infatti a riportare il Teatro al suo ruolo originario di spazio performativo e aggregativo. Una volta completati i lavori, il Teatro potrà ospitare fino a mille spettatori – in antichità erano 15mila – diventando un nuovo fulcro dell’estate culturale bresciana.

Saranno inoltre realizzati percorsi accessibili che guideranno i visitatori dalla base della cavea fino ai punti panoramici più elevati, offrendo nuove vedute sul Foro romano e sul Capitolium. Palazzo Maggi Gambara, edificio medievale che insiste sull’area del Teatro, sarà rifunzionalizzato come portale di accesso all’area archeologica e come edificio di supporto per le attività teatrali.
Inclusività e conoscenza condivisa
Un’attenzione particolare è riservata all’inclusività: saranno eliminate o mitigate le barriere architettoniche, anche tramite soluzioni temporanee, per permettere la visita anche durante i futuri scavi. Il progetto si affianca infatti a un importante programma di indagini archeologiche, coordinato dalla Soprintendenza per le provincie di Brescia e Bergamo, il cui completamento è previsto entro il 2028. Il cantiere sarà pensato come un’esperienza educativa continua, aperta al pubblico e affiancata da attività di divulgazione e partecipazione.

Non meno centrale è l’aspetto partecipativo del processo. Già nel 2024, un ciclo di incontri pubblici – Intorno al Teatro Romano, curato da Gian Enrico Manzoni e Pierre-Alain Croset – ha coinvolto studiosi, cittadini e istituzioni in una riflessione condivisa sul valore del monumento e sul suo possibile futuro.

In questa prospettiva, il progetto di Chipperfield incarna una sfida ambiziosa. In linea con esempi quali i teatri romani di Verona, Pompei e Ostia antica, anche Brescia punta a riattivare il proprio patrimonio antico in chiave contemporanea, con uno sguardo aperto alla cittadinanza, al turismo culturale e alla scena artistica.