25 gennaio 2008

fino al 17.II.2008 Lucien Clergue Vienna, KunstHausWien

 
Picasso gli diagnosticò una gravissima malattia giusto in tempo per salvargli la vita. Cocteau affermò: “È l’unico testimone della nascita di Afrodite”. Vita, morte e miracoli di un maestro (vivente) della fotografia...

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È una biografia esemplare quella del francese Lucien Clergue (Arles, 1934), il quale ebbe fin da giovanissimo una fascinazione per il mezzo fotografico. Già da allora vi si dedicò con molta lucidità, rifiutando vincoli editoriali. La selezione di immagini -circa duecento- di questa retrospettiva, comprendente fasi significative della sua carriera, illustra come il filo conduttore del suo lavoro, pur nella varietà dei temi, non sia mutato nel metodo e neppure nella sostanza. Ciò che gli è sempre interessato è uno sguardo “penetrante” sul mondo, sulla natura, una naturalità dove non può non essere inclusa la figura umana, o una traccia della sua presenza. Esempi? Di una corrida fotografa le ombre lunghe dei protagonisti, come forma poetica di una drammaturgia antica. Anche se, certo, nell’arena sa cogliere con estrema efficacia anche i momenti esaltanti o tremendi dell’azione.
Il lavoro fotografico di Clergue, espresso in gran parte in bianco e nero, è in verità concettualmente orientato a indagare l’archetipo, come l’eros e la tauromachia. Lucien Clergue - Nu zébré, New York - 1997 - (c) Lucien Clergue, Arles, 2007Le sue immagini prelevano dal mondo frammenti di spazio o di tempo come portati emblematici di una natura originaria, che è simultaneamente armonia e caos. È un principio costante e fondante. Dopo un manierismo giovanile alla Picasso -i due erano amici- emerge un artista autonomo e maturo. Le immagini di un paludoso paesaggio della Camargue, caratterizzato da una spettrale vegetazione in quasi decomposizione, offrono in sostanza l’aspro manifesto di una natura che fatalmente è quello che è. Nella serie dei nudi in ambiente naturalistico, corpi femminili inquadrati solo parzialmente e in atteggiamenti prevalentemente statici, Clergue mette in evidenza come entrambi, ambiente e carnalità, godano delle stesse proprietà ancestrali.
Come metodo di lavoro, Clergue mette in posa oggetti trovati o cercati, crea mescolanze affidandosi a suggestioni e allusioni. Infine, nei lavori più recenti, questa pratica diviene principio estetico applicato alle arti. Qui, passato all’uso del colore, l’artista sperimenta effetti di sovrapposizione di figure in cui una presenza umana traspare come in dissolvenza su particolari pittorici tratti da opere di maestri della storia dell’arte. Innesto, disturbo e, al tempo stesso, contaminazione che conferisce una nuova attrattiva, comunque sempre inerente a una forte tensione tragica. In effetti, allontanatosi dall’habitat naturalistico, aveva già mostrato interesse per una ricerca “da laboratorio”, che aveva dato luogo a una personale rivoluzione modernista, come in Nu zébré (1997), in cui l’artista lascia che un corpo femminile sia percorso e disvelato da una sensuale proiezione di luci e ombre.
Lucien Clergue - Proie palmée des Guerriers, Los Angeles - 2005 - (c) Lucien Clergue, Arles 2007
Ma, tagliando dall’inquadratura il volto quale identità individuale, la nudità finisce per alludere a un archetipo di bellezza ibrida, come incarnazione esplicita di un codice che rimette in circolo le mitologie delle origini.

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franco veremondi
mostra visitata il 27 novembre 2007


dal 18 ottobre 2007 al 17 febbraio 2008
Lucien Clergue – Der Dichter mit der Kamera. Eine Retrospektive
KunstHausWien
Untere Weissgerberstrsse, 13 (zona Radetzky Platz) – 1030 Vienna
Orario: tutti i giorni ore 10-19
Ingresso: intero € 9; ridotto € 7
Catalogo disponibile, € 29
Info: tel. +43 17120495; fax +43 1712 0496; info@kunsthauswien.com; www.kunsthauswien.com

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