14 luglio 2015

Fino al 2.VIII.2015 Louise Bourgeois, Structures of Existence: The Cells Haus Der Kunst, Monaco di Baviera

 

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Secondo il dizionario la parola “cell”, tra le tante cose, può essere definita come “una piccola stanza in cui un prigioniero è rinchiuso o in cui un monaco dorme”; oppure “la più piccola struttura e unità funzionale di un organismo”. La prima definizione ci immerge nell’aspetto esistenziale del lavoro di Louis Bourgeois, mentre la seconda definizione nell’aspetto architettonico delle sue opere. Non a caso la mostra monografica tenuta alla Haus der Kunst di Monaco dal titolo “Structures of Existence: The Cells” riflette proprio queste due tematiche.
La mostra propone alcune delle più importanti installazioni create da Louis Bourgeois dal 1974 al 2010 che affrontano la tematica della paura dell’abbandono che segnò la sua produzione artistica, specialmente dopo la morte del padre avvenuta nel 1951. «Quando ho iniziato a costruire le Cells» affermava la Bourgeois,  «volevo creare delle forme che non dipendessero dagli spazi museali. Volevo costruire uno spazio reale in cui si potesse entrare e intono al quale si potesse camminare».
Bourgeois considerava la sua prima “cell” Articular Lair (1986) in cui vengono inseriti elementi architettonici come porte, finestre e schermi di rete metallica provenienti dal suo studio o da edifici demoliti per creare una sorta di separazione fra l’interno e l’esterno. Non si percepisce in questa struttura la forte drammaticità che caratterizza opere come Cell I-VI. Un luogo, come quello della memoria, da dove non è impossibile fuggire.
Louise Bourgeois, Cell (The Last Climb), 2008, installation view, Haus der Kunst, 2015, National Gallery of Canada, Ottawa © The Easton Foundation / VG Bild-Kunst, Bonn 2015, photo Marion Vogel
Le sue strutture non solo evocano l’idea di segretezza delle stanze, ma ci costringono a fare i conti con il nostro voyeurismo. L’invito è quello di girare attorno a queste stanze segrete alla scoperta di elementi, spesso oggetti appartenenti alle vicende biografiche dell’artista, che svelino il profondo significato delle cose che ci circondano. Come nel caso di Red Room in cui dei gomitoli e degli aghi evocano la lavorazione degli arazzi che tappezzavano la casa dei genitori; mentre delle mani di un bambino poste all’interno di quello di un adulto suggeriscono il desiderio di essere protetti. Frammenti di tappezzeria compaiono anche in Spider, una delle forme più iconiche di Bourgeois, concepito come un’ode alla madre. Il ragno non è infatti percepibile come una minaccia, quanto piuttosto come una fragile creatura che cerca invano di proteggere attraverso le sue esili, eppure enormi zampe all’occhio di un figlio, il tesoro che custodisce all’interno: i ricordi.
Le sue architetture si caricano infatti di simbolismi legati ai ricordi della sua giovinezza come in Cell (Choise) in cui ricostruisce la sua casa d’infanzia racchiusa da una rete metallica al di fuori della quale una ghigliottina simboleggi il passato tagliato fuori dal presente.
Gli affetti familiari e i luoghi della memoria sono cause di dolore e pena, ma anche di riparazione. L’opera di Bourgeois oscilla infatti continuamente fra attrazione e repulsione, danno e riparazione. Ciò che evoca protezione può improvvisamente trasformarsi in aggressione. La distruzione del padre ne è un esempio mirabile in cui al rigore compositivo è associato un complicato simbolismo. Allestito come una quinta teatrale all’interno di una parete completamente buia, sembra di essere davanti ad un “quadro familiare” sbirciato dalla finestra di un cortile. Ma le mura diventano forme simili a denti e il “pasto serale”, che è l’altro titolo dell’opera, diventa il padre. L’idea di casa quindi non più come luogo protetto dove si entra per cercare rifugio, ma luogo da cui fuggire per non soffrire.
La ripetizione delle forme architettoniche circolari che creano queste strutture nello spazio non danno mai l’impressione di essere luoghi del tutto sicuri in cui trovare conforto. C’è sempre un elemento di disturbo che crea una sensazione di disagio interiore e vulnerabilità. Fragilità che spinge la tensione verso l’interno fino a scomparire, o verso l’esterno fino all’infinito. Questa è l’opera di Bourgeois una continua tensione verso l’infinito.
Sara Marvelli
mostra visitata il 26 aprile 2015

Dal 27 febbraio al 2 agosto 2015
Louise Bourgeois, Structures of Existence: The Cells
Haus der Kunst
Prinzregentenstraße 1
80538 Munich
Orari: lunedì-domenica ore 10-20 / giovedì ore 10-22


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